Ricordo di due sogni

 

ADPM DIVISIONE LIBRI

 

Prima edizione: Maggio/Giugno 1988

Prima ristampa: Luglio 1988

Seconda ristampa: Novembre 1989

Terza ristampa: Novembre 1991 (Aprile 1992)

Quarta ristampa: Maggio 1994

Quinta ristampa: Aprile 1998

 

 

 

PREFAZIONE

4 Agosto 1987

 

Sto cercando di spiegare perché ora mi trovo qui, di fronte al wordprocessor, a scrivere un "tentativo" di romanzo. L'unica cosa che conosco con sicurezza è che da un mese circa ad oggi il desiderio di trasferire i miei pensieri e la mia creatività in un'opera che resti si è fatto via via più violento e, memore forse dell'essere effimero dei programmi per computer e delle "creazioni" tecnologiche in cui ho sempre cercato di infondere una parte di me stesso, sono ora deciso a dar forma a un racconto mio, un libro vero come quelli che scrivono gli altri e che tanti, come me, hanno letto.

E' un racconto, diciamolo pure, autobiografico, anche se utilizza degli strumenti allo scopo di nascondere questa sua natura e forse questa mia debolezza nel narrare fatti vissuti in prima persona: però mi è sembrato giusto iniziare narrando di una materia ben conosciuta, anche per dare vita una volta di più al mio passato, così ricco e vivo, dentro di me.

* * *

Voglio dedicare questa storia a due persone in particolare:

Cristina Pin, ricordando con dolcezza TUTTO ciò che c'è stato di stupendo e sensazionale nella mia vita, dopo averla conosciuta;

Marco Pecchio, per avermi portato, anche se in modo del tutto casuale, a conoscere la suddetta Cristina, e per tutti i momenti di sincera amicizia precedenti ma soprattutto seguenti a quell'incontro;

e a tutti coloro che hanno preso parte allo spettacolo della mia espressione in vita, ricordandoli con nostalgica dolcezza...

 

---- al bivio di Pozzolo F. - Novi Ligure, 2 anni fa ----

G.DAR

 

Capitolo 1

Mezzo pieno dovrebbe bastare - disse Paolo accendendo il suo sgangheratissimo macchinone, la prima automobile che tanto a lungo aveva sudato e desiderato. No, non cadeva a pezzi quell'auto, però era piuttosto vecchia e ci si sarebbe potuti domandare se ce l'avrebbe fatta a portarli fin su a trascorrere il capodanno. Naturalmente nessuno avrebbe anteposto l'anzianità della macchina all'incapacità dei passeggeri nello scegliere la direzione da prendere! Per una buona mezz'ora continuarono ad aggirarsi per il vicino comune di Grugliasco alla ricerca della famigerata statale 25, che a detta di Dario li avrebbe condotti in val di Susa; Marco no, lui era ancora convinto che bisognasse passare dal Sestriere, come faceva la linea ferroviaria...

Era un soleggiato mattino di fine dicembre quello che sorprendeva Marco sul sedile posteriore della vettura e Dario davanti al fianco di Paolo, l'unico patentato, il guidatore della band ormai da quattro mesi. Erano stati mesi diversi dai precedenti autunni di quei tre: l'arrivo della macchina aveva mutato molte loro abitudini, a parte forse quelle di Marco, già motorizzato anche prima; esperienze come l'iniziare a guidare sono cose che restano come pietre miliari nella vita di un uomo, anche in quella di Paolo che non può essere considerato uomo a tempo pieno.

Paolo era un tipo così, alla buona, capace di andare dove tirava il vento, o meglio dove lo portavano i suoi limitati desideri, molto in fretta: conosceva Dario da quasi 7 anni, ma solo da cinque si frequentavano in qualità di "amici della stessa compagnia"; in fondo però gli anni prima non erano stati anni basilari per l'esistenza di entrambi, e forse per Paolo nessun anno della sua vita fu mai basilare. Marco lo avevano conosciuto, invece, qualche tempo dopo, tramite un tipo stranissimo, la classica "sagoma" del gruppo, uno studente di elettrotecnica patito di realizzazioni elettriche. E' facile intuire che lo stesso hobby era condiviso anche dagli altri amici: Dario era una cima in questo campo anche perché vi si era applicato sin da piccolo (beh, non appena umanamente possibile...); Paolo era il classico smanettone di ogni cosa gli capitasse sotto mano, però abbiamo già visto che i suoi interessi erano spesso mutevoli e facilmente influenzabili. Così pasticciare con i circuiti elettrici insieme ad altri amici era stata subito una forte passione per lui, così come in seguito lo fu il programmare i computer, guidare la macchina e forse anche stare con le ragazze: tutte esperienze vissute di riflesso, vissute perché agli altri era venuto il pallino di viverle, e quindi vissute con un fondo di impersonalità. Marco invece non aveva mai mostrato un interesse eccessivo per quel genere di esperimenti, non gli interessava troppo tutta quell'elettronica e per questo motivo era rimasto al di fuori delle storie più proprie di quel gruppo. Ma quel 30 dicembre era stato lui a convincere tutti ad andare su a Beaulard.

Prima di mezzogiorno i tre erano giunti a Beaulard e avevano ritrovato e salutato le due amiche già li presenti. Di Beaulard nessuno aveva un'idea ben chiara: si sapeva che era vicino a Bardonecchia, ad un'altezza di circa 1100 metri sul livello del mare. A parte questo, tutti pensavano fosse un banale paesino o peggio un mucchio di baite, e invece di lì a poco scoprirono che ci si poteva pure sciare, mangiare la pizza, giocare ai videogames e trovare gente simpatica.

Paolo e Marco c'erano già stati nel febbraio del 1984, per andare a trovare due tipe e per bidonare Dario che, ignaro, quella domenica era rimasto a Torino. Quest'ultimo invece era stato in quel posto poche settimane prima, sempre insieme ai due amiconi, ma di quella visita serbava solo il ricordo di un ragazzo e una ragazza abbracciati contro un sole che tramontava, e di due amici che vagavano per le strade del paese: i due amici erano Dario e Paolo, la ragazza di Marco si chiamava Paola.

Marco e Paola uscivano insieme da circa due anni, ma solo da poco lui aveva cominciato ad andarla a trovare su in montagna. Questa volta, come caso più che eccezionale, da Paola c'erano i tre tipi e Daniela, un'amica di Paola, non un granché, però simpatica e poi era pur sempre un'anima nello squallore di Beaulard. Infatti nessuno, specialmente Dario, pensava che Paola potesse avere degli amici e/o delle amiche in quel posto da poveracci, perché lei non aveva mai fatto nulla per far notare la sua compagnia o il suo modo di intendere il divertimento e quindi si era assunto che il suo solo modo di passare il tempo fosse insieme a Marco. Egli, più avanti, avrebbe confermato tutto ciò.

Il resto della mattinata trascorreva piuttosto velocemente visitando il posto e soprattutto cercando di non restare senza pranzo: una visita ai punti di ritrovo più frequenti e conosciuti della compagnia, qualche rapido acquisto nel negozio di alimentari. Un particolare che Dario ricordò sempre di quei giorni trascorsi a Beaulard furono le innumerevoli cadute in cui incappava regolarmente ogni cento metri: poverino, le sue scarpe non erano esattamente scarpe da montagna, quindi scivolare sul ghiaccio era piuttosto facile; sta di fatto comunque che gli altri erano sempre lì a soccorrerlo.

Ma c'erano anche delle cose belle, in generale, nel paese: i nostri amici volevano decisamente imparare a sciare, quell'anno, quindi notarono con piacere la neve sui pendii e gli impianti di risalita; altrettanto piacevole fu sentire gli odori del pane fresco, della chiesa sulla sommità del paese che ricordavano a ciascuno i momenti dell'infanzia, di passate vacanze in posti di montagna, di anni ormai trascorsi ai quali pure si era cercato di dare un inizio ricco d'atmosfera e di auguri come si sperava di fare quell'anno, benché stavolta loro fossero in tre e da soli, ossia senza le loro famiglie, per un bel po' di tempo, come mai era successo prima.

Marco no, ancora una volta lui era stato un precursore nello scoprire questo genere di esperienze: intendiamoci, sebbene quella prova non ne avesse favorito l'evoluzione interiore, come nemmeno lo stare con una ragazza. Nella fattispecie si era trattato del capodanno prima, 1984, quando Dario, Paolo ed altri erano andati a trascorrere il veglione in discoteca, mentre Marco aveva passato una due-giorni a casa di certe tipe, con altri amici. Come ho già accennato, egli non aveva subito grandi mutamenti mentali, era rimasto più o meno lo stesso e nel mese di gennaio la vita era ripresa alla solita maniera.

C'è gente che invece sente, magari non sempre ma solo in particolari occasioni, certe esperienze come basilari per la sua vita e ne esce profondamente modificata: e c'è gente che a volte sente l'avvicinarsi di queste svolte, di questi cambiamenti; in quel caso Dario stava passeggiando da un paio d'ore davanti all'abitazione della sua svolta nel destino, eppure non intuiva nulla di essa.

Capitolo 2

Nel pomeriggio si decise di andare in cerca della "compagnia di Paola": con questa espressione Daniela aveva suscitato l'interesse e la curiosità dei tre soci, increduli e malfidati nei confronti di Paola. Del resto neppure in Daniela sarebbe stato il caso di riporre alcuna fiducia quanto a possibili amicizie, soprattutto del sesso giusto, in quanto lei era una ragazza da casa che di rado usciva, per questo quindi andava d'accordo con Paola: si tratta comunque di quel genere di amicizie che, consolidato su falsi interessi o meglio su non-interessi, non può durare e infatti nel nostro caso si sarebbe sfasciato molto presto, in un'epoca in cui, però, non sarebbe più interessato a nessuno che cosa combinassero le nostre due ragazze; forse a Marco.

Le prime persone conosciute furono, contrariamente ad ogni previsione, altre due ragazze, Lelia e Gabriella, purtroppo subito dopo seguite da tre tipi. Per fortuna, almeno così si pensò tra gli "scapoli" Dario e Paolo, quelli non erano uniti fortemente alle due ragazze. E' giusto far notare a questo proposito, che Daniela non interessava a nessuno dei due, o meglio dei tre, e Paola tanto meno, per quel che riguarda gli altri due, ma non si poteva esserne certi: supponiamo che sia stato così, e saremo abbastanza sicuri almeno per quanto riguarda Dario.

Quest'ultimo in quel periodo era parecchio su di tono e di morale, ormai da diversi mesi, e ci teneva a dimostrarlo alla gente, in ogni modo: avrebbe voluto essere notato da tutti, quindi sperava ci fossero molte persone presenti al suo piccolo show; avrebbe voluto avere finalmente una ragazza insieme a cui stare per un bel po', e sarebbe forse giunto pure a lanciarsi su Daniela, ma non ne ebbe il tempo in quell'occasione; più che tutto voleva portarsi a casa un ottimo ricordo di quei quattro giorni passati a Beaulard, a capodanno. Tutto questo in seguito si concretizzò, e Dario ne parlò sempre come se fosse stata una preveggenza, la sua, per cui ciò che egli si era atteso era poi andato avverandosi: eppure a volte, dai suoi discorsi sembrava che nemmeno lui fosse sicuro di non aver modificato i suoi ricordi di prima in funzione dei fatti di poi.

Gabriella era abbastanza carina, simpatica più o meno, e sua sorella Lelia era di più di entrambe le cose: tra il nostro gruppo e i "nuovi acquisti" era già sorto un certo feeling, che si consolidò con l'arrivo dei tre tipi summenzionati, uno dei quali risultava poi essere un cugino delle sorelle. Le solite battute, cosucce facili che comunque erano ancora una novità per i nostri tre amici e quindi risultavano essere piuttosto efficaci e fresche nell'insieme di parole che turbinava; ammesso che tale genere di battute sia poi divenuto stantio e ripetitivo, cosa non vera, non del tutto. Tutti si davano da fare per amalgamare bene i gruppetti anche se, come prevedibile, Marco e Paola erano rimasti un po' da parte dopo le iniziali presentazioni: ma non era un problema, poiché si conosceva il modo di inserirsi di Marco nei nuovi gruppi, un po' da solitario. Quanto a Paola, subito si sviluppò la sensazione, poi rivelatasi fondata, che con quegli amici lei avesse sempre condiviso a malapena qualche sciata e nulla di più profondo.

Di Cristina e Francesca, che tutti ricordavano di solito per il breve cognome, Paola e Daniela ne parlavano poco, come per nascondere un cadavere nell'armadio. Quando fu il momento di passarle a chiamare, Daniela spiegò qualche loro caratteristica, e si potè capire che essendo di carattere diametralmente opposto al loro, le due sorelle non potevano certo vederle bene. Sempre Daniela, in fondo, aveva ammesso di non gradire un certo genere di ragazze, quelle "facili": ma non necessariamente nei "costumi" quanto, più banalmente, anche solo negli atteggiamenti verso le altre ragazze ed i ragazzi. Sembrava quasi mia madre.

Dopo una buona mezz'ora le tipe si degnarono di scendere da casa, tra gli insulti di tutti: una era buona, l'altra passabile. Nel complesso potevano andare bene entrambe, anche perché per un po' vennero considerate un tutt'uno, ossia non si riusciva a vederle separatamente, ma solo come sorelle l'una dell'altra, perché parlavano tanto, avevano gusti simili e così via. Dopo pochi giorni una avrebbe però sovrastato l'altra nel cuore di uno dei tre amici, e non solo l'altra, ma qualsiasi ragazza egli avesse conosciuto prima e, per una lunga fetta della sua vita, anche dopo del 31 dicembre 1984.

Lei si impuntava sul fatto che era stata più grassa in precedenza e che ora dopo una presunta dieta pretendeva di essere normale. - Anzi, per me sei di una magrezza impressionante - diceva Dario - No, non così tanto - ribatteva Cristina - Ma secondo me è così - . Tutti insieme proseguirono la passeggiata per il paese mentre era ormai buio da circa un'ora, ed il dialogo proseguì lungo quei binari fino a sera, quando il gruppo-base cenò a casa di Paola.

Sarebbe difficile, per una persona dotata di normale senso dell'amicizia o anche solo conscia di esistere alle soglie del duemila, non criticare i genitori di Paola che in quei giorni ospitarono tutta quella gentaglia: riuscivano bene a dissimulare un certo senso di odio e di disapprovazione verso la compagnia di Paola, il suo tipo, ciò che lei faceva quando era insieme all'uno o agli altri; però questa sensazione pareva di percepirla nell'aria. Cioè lo sentivano Paolo, Daniela, forse anche Marco ma è più probabile che a lui fosse stato detto direttamente dall'interessata: di fisso non se ne accorgeva Dario, che era tutto contento, forse anche già innamorato di qualcuna (erano passate quelle sei-sette ore); anche in seguito, quando se ne accorse o ne fu messo al corrente, pensò che era un elemento di poco conto rispetto a quello che lui stava vivendo. In ogni caso il comportamento dei genitori di Paola restava solo un problema secondario, impercettibile nel complesso.

A cena si trovava l'intera famigliola: c'erano infatti anche Roberta, la sorellina di Paola e le due nonne, non si sa bene da quale parte dei genitori; Roberta era il ritratto di Paola, più piccola di diversi anni, le assomigliava molto ed era già quasi alta come lei; solo un po' taciturna, ma magari sarebbe andata svegliandosi col passare degli anni, un po' come era successo a Paola. Tutti gli ospiti avevano già cenato in quella casa almeno una volta, a cominciare da Marco e Daniela, pur se gli altri erano in qualche modo già delle facce note, per cui il pasto fu consumato senza imbarazzi fasulli o problemi di ambientamento da parte di nessuno. E pensare che più avanti doveva arrivare un'altra amica di Paola e Daniela, chissà dove l'avrebbero messa!

L'interminabile flusso di cretinate generato dalla banda continuò anche dopo, nella serata: avevano deciso di andare tutti a vedere i fuochi artificiali e la fiaccolata organizzata sugli impianti sciistici, il che era un po' anche l'unica possibilità di svago che proponeva il paese. In quelle ore fecero la loro comparsa un'altra Cristina, Raffaella e un certo Roberto: non erano personaggi molto significativi, per cui le conoscenze e le impressioni del pomeriggio ricavate dai nostri amici sulla banda intera non mutarono, a ragione. Veramente, di Roberto si andò poi notando una certa qual importanza nell'insieme, in quanto apparve come l'unico tipo un po' sveglio tra gli indigeni.

Nella serata ci fu in ogni caso modo di spettegolare su tutti i membri della compagnia: tutti si conobbero un po' di più di quanto si era fatto nel pomeriggio; naturalmente, come accade sempre in questi casi, la maggioranza, cioè quelli che si conoscevano già a Beaulard, facevano capannello intorno ai tre torinesi, inondandoli di domande e battutine. Non era assolutamente un problema, per fortuna, trovare le risposte più pronte e adatte al caso da parte di Marco, Paolo e Dario, e questi ultimi si inserivano bene nel fuoco di fila generale. Oltretutto, Dario continuava a scivolare su ogni lastra di ghiaccio, e ciò procurava molta ilarità: egli riusciva inoltre a sfruttare, questo fatto per ritrovarsi appartato piuttosto spesso tra due tipe, tutte le volte che loro andavano a "soccorrerlo". - Fa finta - diceva Marco - sono una scusa per imboscarsi, le sue cadute -.

Tra i discorsi privati, si seppe pure che nelle poche storie della compagnia di Beaulard, era quasi sempre coinvolto quel Roberto, mentre il Sergio, il Paolo ed altri non si erano mai dati troppo da fare in quel senso. In genere una persona è considerata più matura in seguito a certe cose, e così fu pure per Roberto nei confronti dei nuovi. Proseguendo la passeggiata notturna, in un paese ormai spopolato, si andavano delineando gli interessi precisi dei due nostri amici verso le tipe presenti. Non erano cose fatte, e magari mancava più poco per completarle, ma sia Dario che Paolo non lo sentivano come una necessità, un obbligo: avevano soprattutto una grande voglia di divertirsi e stare bene con tutti, anche se chiaramente faceva piacere stare incollati alle ragazze. Entrambi si ripromisero di parlarne ancora entro il giorno successivo.

Presto divenne argomento centrale di conversazione un dettaglio di poca importanza fino ad allora: il fatto che i tre "emigranti" avrebbero dormito in macchina, nelle notti di permanenza in montagna. Suona strano, ma è così che loro avevano deciso di passare le due notti, e il freddo non sembrava tale da impedirglielo, anche perché in fondo doveva essere per una volta sola visto che il veglione del giorno successivo sarebbe proseguito fino all'alba. Però gli altri non sembravano dello stesso avviso. - Farà freddo - dicevano - e magari domattina non vi troviamo più - . Paola aveva pure paura che si sapesse in giro, come in effetti accadde ben presto con tutte quelle bocche larghe di mezzo, che i suoi amici avevano dormito in macchina; soprattutto temeva i propri genitori. Era sorta, in definitiva, un'atmosfera strana: quei tre ragazzi erano ormai perfettamente inquadrati nella compagnia, come se tutti si conoscessero da sempre, eppure per quella storia e per il loro modo di affrontarla, di ribattere alle critiche e alle frecciatine di tutti riguardo ai tre poveri che dormivano in macchina, essi erano improvvisamente divenuti una razza minore. Probabilmente gli mancava un pizzico di combattività, di ambizione: Paolo aveva 19 anni, Marco 18 e Dario 17, in pratica sembravano anche più giovani. Per fortuna il tutto non influì sul resto delle vacanze, sebbene se ne parlò a lungo.

Volevano ospitarli in qualche casa delle loro, ma i tre rifiutarono, pur facendogli molto piacere. Dopodichè si fece un timido tentativo di cercare nei paesi confinanti una pensione in cui dormire, ma naturalmente essi non trovarono nulla: avevano già salutato gli altri, e ora avrebbero lasciato anche Paola e Daniela per andare a nanna.

* * *

Li aspettava una notte molto strana, all'insegna del gelo glaciale, ma anche ricca di vivaci e interessanti dialoghi, finché durarono le forze. In quel momento c'era un discreto tepore nella vettura, usata da poco, che però si sarebbe diradato molto presto: ascoltando alcune delle innumerevoli cassette che i tre tipi si erano portati dietro, parlarono del posto e delle ragazze appena conosciute, degli ultimi giorni trascorsi a Torino nel periodo natalizio, e a sprazzi anche di come era trascorso l'ultimo anno. Cosa facevano di solito, che gusti avevano e come si divertivano, era tutto il giorno che lo andavano spiegando ad un sacco di gente; ora ci voleva un po' di riposo per tutti. Dario amava rilassarsi pensando alle nuove conoscenze.

- Mi piacciono le due più piccole, mi sembrano le più carine e si assomigliano molto - diceva Dario, e Paolo gli dava ragione. In effetti lui diceva di non voler buttare via nemmeno Gabriella e Raffaella, le due più alte; per non imporre a tutti i costi il suo parere, Dario si trincerava dietro la scusa che erano troppo alte per lui. Non era poi proprio una scusa: con il suo metro e quasi-settanta faceva bella figura solo con la prima Cristina, o con Lelia. Paolo e Marco erano nettamente più alti di lui, abbastanza simili tra loro anche se il secondo aveva dei grossi capelli ricci e una certa dose di trippa superflua in più: Dario sembrava, a parte l'altezza, un giusto mezzo tra i due. Quello che contava, in quei giorni, era che Dario si sentisse molto in forma, oltre a non essere proprio da buttar via nell'aspetto.

Oltre che a Lelia e Cristina, Dario ripensava anche a quei giorni di Natale nei quali, insieme agli altri due, era andato a far spese in centro oppure nei mercatini, alle gite fatte durante l'autunno, ai giri con le altre compagnie, all'estate trascorsa da poco e alla settimana passata presso l'università di Pisa, dove aveva conosciuto tanta gente, ai giorni passati in Umbria con i suoi compagni di classe, all'inverno prima. Stranamente, sentiva come propriamente suoi solo i mesi autunnali, che sembravano avergli aperto le porte su un mondo nuovo, che ancora adesso lui non conosceva bene. Nello stesso modo, sentiva di preferire una persona a tutte quelle conosciute in quel giorno, non con la certezza della ragione, ma a livello di sensazione: lei lo faceva sentire bene con tutta la compagnia, per quel suo modo di fare e di essere sempre in sintonia con ciò che egli diceva.

L'ambiente in cui si trovava gli stava facendo dimenticare che durante tutto l'anno, del resto, le cose non gli erano andate troppo bene, spesso era stato deluso dalle amicizie, da cose che credeva belle e poi non si erano dimostrate tali. Questa volta nel suo cuore e nella sua mente c'era posto solo per l'allegria e, possibilmente, per la felicità... Dopo neanche un'ora nella macchina si sentiva solo più musica, per lo più disco-music della fine del 1984, da Ghostbusters a Wild boys.

Il mattino fu atteso per tutta la notte come una liberazione da ciascuno dei tre amici, i quali si erano girati e rigirati tutto il tempo nelle posizioni scomode in cui si erano sistemati (sdraiati alla meglio, con Dario sul sedile posteriore perché Marco non ci sarebbe stato!); durante la mezza giornata essi ebbero giusto il tempo di riprendersi dal freddo patito e dalla distruttiva immagine di sé che davano al risveglio. La colazione era offerta da Paola e Daniela, ben più mattiniere degli uomini. Non avendo molti posti a disposizione per prepararsi, questi ultimi indossavano già dal mattino il famigerato vestito di capodanno.

La giornata trascorse molto lentamente: poiché era già tardi, i cinque ebbero appena il tempo di trovare un posto per mangiare senza stressare ulteriormente la famiglia di Paola, dopodiché furono a casa in breve tempo per iniziare a preparare le cibarie della serata. E' naturale che solo le donne dovessero cucinare, vista l'incapacità dei tre soci: Dario e Paolo tentarono di cimentarsi in una torta, il cui disastro completo fu evitato solo grazie all'intervento di Paola. Da allora in poi i ragazzi guardarono solo più la madre di Paola e le due ragazze che lavoravano. - Quel giorno il tempo sembrava non passare mai - avrebbe più avanti detto Dario, quando capì quale era la ragione e capì perché gli mancava qualcosa. E' difficile ricordarsi di un periodo di tempo se durante quel tempo non siamo in grado di apprezzare quello che facciamo perché pensiamo ad altro, e in più non sappiamo a cosa stiamo pensando!

Verso sera era pronto qualcosa da mangiare, anche se non si poteva definire cibo a tutti gli effetti. Per fortuna anche gli altri amici avevano cucinato! La festa si doveva tenere a casa della seconda Cristina: pare fosse un'abitudine della compagnia fare le feste a casa di questa ragazza. Alle nove c'erano tutti: il nostro gruppo e gli amici del giorno prima al completo. Si incominciò a mangiare, poi a ballare, o forse si proseguì nell'ordine inverso... non è importante, vuol solo dire che fu una festa come tutte le normali feste di capodanno che sempre si sono fatte tra ragazzi.

Presto si delinearono dei gruppi all'interno della compagnia: c'erano quelli più silenziosi, che scambiavano qualche parola ogni tanto, e solo se qualcuno li chiamava; c'erano quelli che continuavano a raccontarsi demenzialità varie, il cui contenuto qui non ci interessa; c'erano poi Dario e Roberto che in qualche modo, ognuno a modo suo, tenevano banco, insieme ad un certo numero di ragazze, al centro della sala; e c'erano naturalmente Marco e Paola. Tra i primi, purtroppo, si trovava anche Paolo: peccato, perché dall'allegria del giorno prima sembrava caduto in uno stato di fiacca letale; anche Marco non era molto visibile, ma lui era abbastanza giustificato, anche se Dario ripensandoci affermò che una mano da lui se la sarebbe aspettata... Non importava molto, comunque: Dario faceva ascoltare le sue assurde cassette piene di canzoni tagliate e di stacchi pubblicitari, raccontava freddure varie, si agitava in "pista" da ballo, andava a stressare i poveracci semi-dormienti ai lati della pista. Questa è la differenza tra i due intrattenitori di cui abbiamo parlato prima: Roberto era più sicuro di sé e contava su un discreto numero di persone che lo ascoltava, rideva, se era il caso prendeva in giro Dario (accadeva di rado, però). Mentre l'altro appariva molto più spontaneo, nel ballare e nel far ridere, nel parlare con tutti, e nessuno sapeva come giudicarlo; in complesso appariva simpatico.

C'era un elemento comune in quello che Dario faceva, a dire il vero: ogni tanto, sin dall'inizio della festa, buttava un occhio sulla tipa con la gonna nera, le calze a rete e un maglione rosso che ora molto più del giorno prima lo attirava; ad un certo punto finì per non staccarsi più da lei. Non pensava più che con lei non ci potesse stare bene perché abitava ad Alessandria ed era troppo lontana, non pensava più, se mai l'aveva fatto, che non fosse una ragazza per lui: i dubbi della sera prima in macchina erano scomparsi, e ringraziava Paolo che dall'inizio lo aveva consigliato in maniera opportuna. Un ballo, il solito lentaccio micidiale che allora imperversava cioè "Careless whispers", aveva in quel momento un sapore tutto particolare per Dario, sembrava una canzone ancora più bella e di valore di quanto non lo fosse già stata per il resto dell'autunno, durante i viaggi fuori città, di sera, durante le serate in discoteca: si trattava ancora delle prime volte in cui lui ballava con una ragazza, certamente mai si era sentito così bene nel ballare, che era una cosa a lui graditissima.

Non era facile, per due persone, scomparire dentro la saletta di Cristina: tra quei due ci fu solo un continuo scambio di sguardi e poco di più; certamente la cosa migliore da parte di entrambi fu il continuare ad essere vivaci in mezzo agli altri amici, portando ancora il loro apporto alla festa, alla gente che sembrava dormire ed a quelli ancora vivi; solo che Dario in breve tempo non ce l'avrebbe più fatta ad essere così forte contro i suoi sentimenti.

A metà notte tanti non si reggevano più in piedi e verso le quattro tutti pensarono fosse il caso di andare a dormire.

L'aneddoto più simpatico dell'ultima ora fu il seguente. Cristina, la padrona di casa, aveva invitato i tre senzatetto a dormire a casa sua, visto che la casa era libera da genitori e fratelli fino al mattino dopo. Solo che c'erano due posti, e un terzo avrebbe dovuto trovare un'altra sistemazione. Per una persona normale non ci sarebbe stato alcun problema nell'andare a dormire dalla "moglie", ma Marco iniziò a far storie: si dovette adattare, però, perché Paolo non voleva cedere ad un'altra notte in auto, e nemmeno Dario; dopo qualche discussione unita a riprovevoli quanto ridicole gestualità da parte dei tre, essi si sistemarono nella maniera accennata e si potè andare a nanna. L'altra Cristina, invece, aveva ormai iniziato ad albergare nel cuore del nostro amico e Dio solo sa quanto a lungo sarebbe continuata questa situazione: è una condizione che anch'io ho passato, come tutti, e devo ammettere che impedisce alla ragione di funzionare come dovrebbe, esattamente come accadde a Dario.

Il mattino dopo furono in pochi ad alzarsi tardi, e tra questi Paolo e Dario, forse perché dovevano recuperare la notte prima. La sveglia gliela diedero Cristina, che li aspettava a colazione spianata, e Marco che stava prendendo possesso dell'auto di Paolo con delle chiavi finte. Appena il tempo di fare colazione e la casa ancora memore della notte precedente fu di nuovo piena di persone; ancor prima del the, Dario notò la presenza della "sua" Cristina. Probabilmente si incominciava a notare anche all'esterno questo gioco, perché Roberto e Lelia e Francesca parvero comportarsi con una punta di distacco verso di lui. Tutti insieme i presenti pensarono di dare una mano alla sguattera di casa, e fu sintomatico accorgersi subito della mancanza di Lelia e Gabri, rivelatesi presto due scansafatiche; anche Roberto non è che facesse grandi sforzi, a dire il vero.

Pavimenti appiccicosi, carte ovunque, ceneri di razzetti vari sui balconi erano solo una parte del complessivo ciarpame lì presente a capodanno; comunque la padrona di casa non consentì agli altri di impegnarsi molto e volle fare quasi tutto lei. Poi, verso mezzogiorno, i suoi genitori furono di ritorno.

Il livello medio delle frasi scambiate nella compagnia era ritornato quello dei giorni precedenti. C'erano state solo poche ore di festa tra il giorno prima e oggi, ed era giusto che nessuno si sentisse diverso: ma Dario continuava a trovarsi al centro di ogni scambio di parole; sarà che magari lui era ancora coinvolto nel clima festeggiatorio della sera prima, e che forse gli altri dormivano ancora un po', ma di fatto egli parlava molto meno con gli altri, esclusi Roberto e Cristina.

Penso siano chiari due fatti importanti, dopo quest'ultima frase: che queste due persone erano probabilmente il nucleo più saldo e legato della compagnia di Beaulard, e che Dario puntava oramai, come uno stratega di basso livello, a farsi notare più che altro da quella ragazza, per i motivi che conosciamo, e da Roberto in qualità di colonna portante. Pur se, dal canto suo, Dario era conscio di questo comportamento anomalo e ne notava le ripercussioni sulla compagnia: è probabile che si sentisse come sotto l'effetto di una sbronza, anche se non aveva bevuto alcolici, come quando solo una persona continua a comportarsi in modo strano mentre tutti gli altri sono rinsaviti. Cercò quindi di limitarsi, ma presto giunse la mazzata finale: uscendo dalla casa dei bagordi, salì in macchina e, mentre insieme a Marco e Paolo si allontanava, si voltò indietro e scorse nella stradina due occhi che lo fissavano, che continuavano a fissarlo e lo tenevano legato alla persona dall'altra parte finché ci fu portata ottica. In quell'istante Dario era finalmente cotto a puntino: quegli attimi di un soleggiato mattino invernale rimasero per sempre marchiati a fuoco nella sua memoria, insieme al ricordo di una dolcezza troppo forte e intensa per essere rivissuta.

Per il primo dell'anno i nostri amici-base avevano organizzato un pic-nic sui prati di montagna; tra l'altro era anche arrivata l'ultima amica di Paola e Daniela, Raffaella, una tipa... abbastanza rovinata. Le provviste furono pronte giusto in tempo, prima che i negozi chiudessero per il resto della giornata: in più, c'era ancora qualcosa dal giorno prima che poteva essere addentato e considerato "dolciume". Era stata Paola a recuperarlo dalla cucina di sua madre e dalla casa di Cristina. Trovarono un posto su un pianoro di Savoulx, e si diedero a mangiare di tutto, anche perché era particolarmente tardi per un pranzo: sembravano divertirsi parecchio quegli amici, ma pareva chiaro che rispetto alle volte in cui si erano trovati a Torino prima di allora, mancavano adesso un discreto numero di persone.

Il pomeriggio fu trascorso giocando a carte, a casa di Paola, in tutti i modi possibili e conosciuti: prima c'erano solo i sei soci, poi giunsero Roberto, Cristina & Cristina, Lelia e Sergio; come al solito, tutti a casa di Paola.

Una partita giocata dalla coppia Dario-Cristina finì molto male, anche se ovviamente a Dario non importava nulla del risultato: è brutto dirlo ma la rimanente parte della giornata egli la passò in timidi e anche ridicoli tentativi di dire o far capire qualcosa alla sua tipa. Questo accadde durante il pomeriggio, il tardo pomeriggio, la cena in pizzeria, e l'ultimo giro prima della partenza. PARTENZA. A questo pensiero l'animo di Dario si rivolse improvvisamente ad una frase di Paolo, che giustamente ricordava quanta strada li separava da Torino. Ebbe un guizzo al cuore e, se possibile, si avvicinò ancor di più alla Cristina: stavano seduti di fronte in pizzeria, e scrivevano banalità sul tavolo, mentre Paolo che sembrava nuovamente nel pieno della sua spinta creativa, ideava e lanciava aerei di carta insieme a Roberto e all'altro Paolo. Erano abbracciati in giro per il paese, cercando entrambi di partecipare alle bravate del gruppo, ma ognuno con la mente rivolta ad altro. Stavano vicini in sala giochi, dove Dario aveva affrontato qualche video-game, ma poi aveva smesso perché preferiva fissare lo sguardo della sua tipa. Divenne sempre più insistente un pensiero, un banale calcolo: la distanza tra le loro città, la gioia che aveva provato in quei tre giorni insieme a lei e che sentiva di non poter più abbandonare, la solitudine che inesorabile lo attendeva l'indomani, dopo un viaggio passato a tuffarsi nei ricordi. - Perché non abiti a Torino? - le ripetè un paio di volte.

Ma era giunto il momento dei saluti: appena il tempo di annotare l'indirizzo delle due alessandrine nella sua agendina computerizzata (con notevole mancanza di tatto nei confronti degli altri amici, ma era senz'altro scusabile), e fu tempo di bacini tra tutti, nell'androne riscaldato e illuminato a tempo del palazzo di Paola. Caricati i bagagli in macchina, due mani si sciolsero dalla loro stretta.

Iniziava il viaggio. Dario continuava a sguazzare nei ricordi; intanto altre immagini si accavallavano nella sua mente, tra cui lo scenario dei monti del Sestriere illuminati dalla luna piena, che delineava in maniera spettrale i baratri delle valli. Avevano dovuto fare quest'altra strada perché quella della val di Susa era interrotta, almeno questo si era sentito dire al bar. Nella mente di Dario saltavano immagini sconnesse: il caldo del bar, i giochini, il juke-box e il freddo di fuori, la pizzeria, il pomeriggio, il mattino, la festa del giorno prima, come si erano conosciuti; e di nuovo, le passeggiate, le ultime frasi, i guanti di lei che gli aveva prestato per evitare di schiattare di freddo, le strade e i posti che, giurava, non avrebbe dimenticato mai più. Furono a casa per la mezzanotte passata abbondantemente, e presto stavano dormendo. Con quel sonno scompariva una parte di Dario.

Capitolo 3

L'indomani c'era gente che doveva andare a lavorare, Marco e Paolo: Dario invece ebbe tutto il tempo di svegliarsi comodamente, poiché le vacanze scolastiche gli consentivano di poltrire fino al 6 gennaio. Si alzò, e mentre si preparava ascoltò di nuovo quel lento famoso, e poi ancora e ancora. Meccanicamente si preparò ad uscire, per andare a chiamare un suo amico che aveva trascorso altrove il capodanno. Uscì di casa e un freddo gelido gli ripropose lo scenario beaulardino: ancor di più, a questo punto, sentì la mancanza di Cristina.

Il giro classico per le strade vicine a casa gli procurò sensazioni strane: erano deserte, fredde, dense di solitudine. Tutto ciò che fece in quella mattinata fu come un sogno: parlava, ma non faceva caso a ciò che diceva o che l'amico Franco gli rispondeva. Passeggiava, ma si sentiva senza senso, lontano da quel posto così bello dove ancora adesso si trovava la sua tipa. L'unica cosa che gli importava di chiedere a Franco se la rimembrava bene: sperava che lui lo accompagnasse su a Beaulard il giorno stesso o l'indomani, perché aveva bisogno di stare ancora con lei. Naturalmente, come sempre accade, Franco non era disposto ad andare con lui: in parte non poteva, ma forse aveva capito cosa era successo al suo amico e, a torto o a ragione, chi può dirlo, decise di non immischiarsi pure lui nel trigo in corso.

Il pranzo, il pomeriggio trascorso con i compagni di liceo giocando con il computer, tutto il grigiore di quei momenti fu interrotto solo dalla telefonata di Marco che gli annunciava di voler tornare su in montagna nella serata. Non nuovo a queste genere di pazzie, Marco era l'unico altrettanto motivato a tornare su: il primo capodanno trascorso con la donna doveva averlo sentito anche lui in maniera un po' particolare. E' chiaro che i due furono subito d'accordo nel trovarsi verso il tardo pomeriggio, anche se Marco aveva solo il foglio rosa e un viaggio lungo in auto poteva creargli dei problemi, anche se Dario sapeva che non si tenta di aggiustare a posteriori una situazione già compromessa. Verso le sette, comunque, i due erano in viaggio.

Come la sera prima, vestiti allo stesso modo: Dario in particolare aveva ancora il maglione azzurro che Cristina aveva detto di apprezzare, il giorno prima. Il viaggio venne improntato all'insegna della velocità: rischiando e ridendo, curve su curve i due macinavano chilometri come studentelli di "Happy days".

Poiché alle nove meno venti la gente di Beaulard mangiava ancora, decisero di aspettare un po' prima di farsi vedere: le note di "The neverending story" si sparsero sul paese diffuse dall'autoradio di Marco mentre i due perdevano tempo posteggiati vicino al pattinaggio di Beaulard.

Più tardi, suonarono a casa di Paola. La tipa cercò di sembrare stupita, ma si sa che anche lei ci teneva molto a rivedere Marco. - Sono venuto per rivedere Cristina - le disse con molta chiarezza Dario, che era salito fino a casa sua . Lei rise. I tre, più Daniela, presto furono nuovamente insieme al gruppo di amici.

Potrei raccontare a questo punto di cosa fecero i nostri amici in questa ulteriore serata trascorsa in montagna, ma è più importante, ritengo, tentare di presentare le immagini che Dario colse e ricordò in quella, stavolta ultima, sera con la sua amica: questo perché ormai egli non poteva pensare a null'altro che a stare insieme a lei.

Lui e Marco mangiarono qualcosa in birreria, poi continuarono ad andare in giro, rispettivamente appaiati. Parlavano, però c'era qualcosa di anomalo, e Dario lo scorse in certe battute ed in certi dialoghi tra Cristina e gli altri, soprattutto Paola alla quale, si scoprì, la legava un'insospettata amicizia. E poi Paola era l'unica a conoscere entrambi i personaggi.

Il gruppo si sciolse comunque più presto della sera prima, ed il timore che Dario provava di vedere spezzato per qualche motivo il suo legame con Cristina divenne allora realtà. Non è difficile intuire perché una ragazza come lei si doveva comportare così: non voleva nè poteva legarsi a un ragazzo conosciuto da poco e che forse non avrebbe più rivisto, in maniera così definitiva come lui sembrava intendere, e non voleva che lui giungesse al punto di farne una questione di vita. Avrebbe capito una persona in condizione normali, forse, questo discorso, ma di certo non potè capirlo il Dario di quei giorni.

Mentre i rimanenti accompagnavano a casa Daniela che non era troppo in forma quella sera, lui cominciò ad aggirarsi, rimuginando pensieri su pensieri, per l'androne del palazzo di Paola, al caldo; poi uscì fuori e tornò dentro diverse volte finché, visto che la cosa andava per le lunghe, arrivò sotto la casa della "sua" ragazza. Aveva tantissime cose in mente e non ne aveva dette che molto poche, durante quei giorni: quindi pensò bene di scriverne alcune sull'automobile di famiglia. Prima in un angolino; poi in grande, perché il suo dolore per le cose non dette bruciava sempre più, e voleva rimediare in qualche modo.

Dopo un po' Marco fu di ritorno e si decise di tornare a casa. Nel viaggio verso Torino Dario sognava ad occhi aperti, ascoltando della musica qualsiasi. - Come va con la tipa? - domandò Marco. - Male, credo male - fu la risposta. - Perché mai? - continuò l'amico. - Io... Lei... - non ci fu alcuna risposta da parte di Dario. Tornò a sognare. Pensava che la risposta più giusta fosse "stasera si è spezzato quell'incrocio di sguardi, ma io non so il perché", però non la diede mai. Arrivarono a casa per le due della notte, non male per un giretto notturno.

* * *

Il mattino seguente fu come quello prima e quelli dopo: Dario ascoltava sempre quella canzone che gli ricordava un momento fantastico, poi si metteva a fare qualcosa dei suoi soliti hobby, ma non riusciva ad impegnarsi. Se la notte era stata ricca di immagini e di incubi, il giorno gli proponeva una sola immagine, quella della tipa che lui vedeva ovunque. Per un paio di giorni, fino al sabato, non rivide i suoi amici.

Nel pomeriggio stava incollato al suo computer, come aspettando invano un consiglio da esso: scriveva delle cose sulla tastiera, ed ogni tre parole inseriva qualcosa che gli ricordasse Cristina. La sera, poi, era dura da far trascorrere: la nostalgia di ciò che era successo una sera di solo quattro giorni prima lo struggeva; voleva essere di nuovo lì, a Beaulard, con la compagnia e con Cristina; riviveva decine di volte l'attimo in cui, probabilmente, aveva deciso di esistere solo per lei. Giunse a voler negare il suo presente per cercare di scomparire dentro i propri ricordi: tante altre volte, a dire il vero, gli sarebbe capitato in futuro di tuffarsi in quei ricordi.

A sprazzi era colto dalla rabbia, e motivava la sua tristezza dando la colpa a qualcosa o a qualcuno: ce l'aveva con Roberto, pensando che lui forse era stato insieme a Cristina, un tempo. Con Marco, per non essergli stato più vicino durante la festa e l'inizio di quella storia. Con Paola, che era una amica di Cristina e che, anche involontariamente, aveva detto qualcosa di cattivo su di lui a quella ragazza. Però erano motivi poco validi: lo sapeva, ma non era in grado di ammetterlo. Gli capitava anche di pensare che magari non tutto era finito con la sua alessandrina, ma che sarebbero rimasti lontani per un po' di tempo. Non ne era sicuro, tuttavia. Continuò a crederlo.

Quando riusciva a mettere a fuoco la situazione, capiva che lui e solo lui era stato l'unico elemento fuori posto di quell'avventura, quindi sapeva che era lui a dover cambiare e che questa storia, per triste che sembrasse, lo avrebbe aiutato ad essere diverso. A questo punto si impadroniva di lui un sentimento misto tra la gioia e la malinconia, mentre alla mente gli tornava un'immagine e una canzone visti il giorno della vigilia di Natale, prima di tutta quella vicenda. Era "Last Christmas", ed era un'immagine che evocava una compagnia di ragazzi che passava il capodanno sulla neve: Dario ricordò che in quell'attimo, quella sera, aveva espresso il desiderio di vivere anche lui una storia degna di essere ricordata come la più bella, sulla neve in montagna, con una ragazza, in mezzo a tanti amici. Pensò pure che il testo di quella canzone raccontava esattamente la storia che lui aveva appena vissuto, o forse stava ancora vivendo... Così felice nello scoprire e nel capire cosa gli aveva riservato la fortuna, impazziva nella nostalgia.

Il sabato mattina Marco e Paola erano di nuovo insieme: Paola era infatti venuta via da Beaulard il venerdì sera. Incontrarono Dario al mercatino verso metà mattinata e, come da copione, la prima domanda che rivolsero a Dario dopo i saluti di rito fu "che cosa hai scritto sulla macchina di Cristina?". Era una domanda a cui Dario non doveva rispondere, naturalmente: gli venne spiegato che c'erano stati dei problemi con i genitori, che se l'erano presa con le figlie o per la precisione "la" figlia, e che tutto il paese, oltre a Cristina, conosceva ora una storiella su un tipo di Torino. Marco mostrò anche di essere arrabbiato con lui per quella storia. - Ti faccio conoscere delle ragazze, e tu mi combini questi casini - disse.

Probabilmente non sarebbe stato in grado di dire null'altro, Dario, comunque parve ben poco interessato a ciò che gli era stato detto. Era al di fuori del lume della ragione, però faceva bene a non dare troppo peso a quel che le ragazze avevano detto di lui: una donna non va mai presa sul serio quando si mostra arrabbiata in questioni di cotte; anche per quel che riguardava Marco fu opportuno evitare di addentrarsi nell'argomento. Dario incominciò poco dopo a tentare di spiegare al suo amico il perché del suo comportamento, e vi riuscì (forse) solo alla fine di quell'anno.

Dopo aver terminato il giretto della mattinata e dopo aver salutato i due reduci, si organizzò un pomeriggio in discoteca con delle compagne di liceo, il che sembrò l'ideale per allontanare la mente dall'idea di Cristina. Trovò delle amiche cui raccontare cosa era accaduto: gli giunsero dei consigli, ma anche delle cose senza senso. Comprese sin da allora che il suo problema andava risolto confidandosi con se stesso, anche se non sapeva quanto ci sarebbe voluto. Nel ritrovare una sua compagna di scuola gli sovvenne che era stato invitato da lei, per il capodanno, ad andare a una festa da degli amici in città: aveva però telefonato da Beaulard, il giorno della vigilia, per dirle che sarebbe rimasto su. Sapeva che in quel momento aveva deciso di restare su solo per motivi tecnici (la volontà degli altri due) ma ora considerava quale errore avrebbe fatto a andarsene da lì.

Il week-end terminò con il ritrovato Paolo in una pizzeria della cintura, un posto dove i nostri amici erano soliti andare: erano proprio loro cinque, ancora una volta, a trovarsi. Tutto era a metà tra un passato in cui altre volte aveva vissuto quelle domeniche così e un presente in cui ogni particolare voleva apparire diverso; Dario stesso, in fondo, voleva che fosse diverso.

Tra le cose che Paola raccontò a Dario di Cristina in quell'incontro, non molte in verità, gli consigliò pure di scriverle una lettera. E così, il giorno dopo al ritorno da scuola Dario fu attaccato al foglio di carta per diverso tempo, cercando di mettere giù delle cose in maniera meno caotica di come aveva fatto sul parabrezza del 131 beige. Ci riuscì abbastanza bene.

Tra l'altro, a scuola aveva parlato con la sua compagna di banco, una vecchia amica con cui si era trovato sempre molto bene. Anche da lei cercò di ricevere dei consigli, ma non ottenne grandi aiuti; anzi, quando affermava di non sapere come comportarsi con una certa ragazza, l'altra sembrava volerlo allontanare da lei. Solo molto più tardi Dario immaginò il motivo di questo strano comportamento, ma è un'altra storia.

Gli fece invece molto piacere, sul momento, notare che lo stare vicino a lei appariva diverso da come era sempre stato durante le pause di quattro anni di scuola, e scoprì con piacere che c'era qualcosa dei giorni di Beaulard nel suo atteggiamento.

Capitolo 4

L'imperativo per Dario fu, per buona parte dell'inverno (ma anche oltre) CAMBIARE. Cominciò con il mutare modo di vestire: gli parve la cosa più immediata da fare, e poi voleva modificare l'immagine esteriore affinché non gli capitasse più di essere considerato minore degli altri per il modo in cui appariva, come pensava che fosse accaduto a capodanno. Era probabilmente una ragione fittizia.

Cercò poi di mutare le sue abitudini nei momenti di svago, quindi allargò la sua compagnia. Si trovò ad uscire con amici che conosceva a malapena, con amici di amici, per il gusto di fare qualcosa di diverso. Segretamente voleva, forse, che qualcuno lo conducesse, un'altra volta inaspettatamente, a vivere una storia importante come gli era capitato con Marco e Paolo. Spesso si trovava anche ad uscire da solo, per il fatto che tutta la sua casa gli parlava di un passato troppo lontano, con cui si erano rotti i ponti il 31 dicembre: fuori, all'aperto, nelle vie affollate, cercava di trovare qualcosa, anche se vedeva sempre e solo la sua Cristina ed ogni parola scambiata con lei gli risuonava in testa come una martellata.

Canticchiava sempre e solo quel motivetto, "Last christmas". Quando incontrava delle persone conosciute scambiava con loro qualche parola, raccontava cosa aveva fatto nelle vacanze e ascoltava quanto gli veniva detto. Ma appena solo ripensava a quando intorno a lui c'era stata la gente di Beaulard. E Cristina.

Dopo qualche tempo, gli sembrò che ogniqualvolta raccontava della sua avventura di capodanno, nessuno desse l'importanza che lui sperava alla sua storia: per tutti era una storia come le altre, ma lui sapeva che valeva molto di più. Così, dopo circa un mese, sentì il bisogno di ricominciare ad uscire regolarmente con i suoi vecchi amici, che per un po' aveva tralasciato, perché essi erano gli unici in grado di poter ricordare quei momenti di Beaulard.

A febbraio, Dario era uscito dallo smarrimento più completo, e iniziava a tempo pieno la scoperta del nuovo mondo. Per uscirne aveva, in verità, pagato un biglietto caro quasi quanto l'ingresso, perché era giunta la risposta alla sua lettera da parte di Cristina e sul momento aveva creduto di dover farla finita con tutto e con tutti. In quegli attimi ascoltava ancora "il" lento, ma era l'ultima volta che, dal punto di vista razionale, piangeva su un amore che non aveva avuto più continuazione. Naturalmente sotto il profilo emotivo avrebbe continuato per tantissimo a pensare alla "sua" Cristina.

C'è forse bisogno di parlare della lettera di Cristina? Dario le aveva espresso delle ragioni, dei sentimenti, delle parole che suonavano come una dichiarazione per un fidanzamento. Non sapendo ancora di essere lui la vera incognita di quella storia, neanche aveva provato a smorzare i toni delle sue frasi ammettendo che egli sentiva tutto in maniera molto particolare, in quel periodo. Di conseguenza la ragazza si era tirata indietro con molteplici motivazioni. Anche se Dario si arrabbiò molto con lei per ciò che andava rispondendogli, prese atto di una di quelle motivazioni: che era stata, secondo lei, un'idea soltanto sua credere in quell'amore tra i due; praticamente lei non aveva mai sentito nulla di particolare per lui, diceva, poiché faceva parte del suo carattere scherzare con tutti e diventare presto molto amica anche di quelli che conosceva da pochissimo. Era stato solo un rapporto d'amicizia molto bello e sincero, qualcosa di più, forse, ma non certo un amore duraturo.

Dario si ricordò di questa frase e ne fece un suo modello, ripromettendosi che, in un'altra occasione analoga, avrebbe dovuto far sentire a loro agio tutti quelli che avesse conosciuto, esattamente come Cristina aveva fatto con lui: arrivando perfino a dissimulare l'eventuale amore che fosse sorto con qualche ragazza, facendolo sembrare solo una questione d'amicizia, proprio come la tipa aveva fatto con lui.

Lì per lì non pensò comunque tutte insieme queste cose, ma si limitò a dire un timido "è finita" all'insegna del suo gennaio disastroso, come lo avrebbe definito nella lettera di risposta alla alessandrina; cominciò a guardare seriamente avanti.

Da febbraio, dicevamo, iniziava una fase della vita di Dario in cui tutto doveva essere considerato lecito e giustificabile perché doveva servire a "farlo migliorare, in tutti i sensi". In effetti, come abbiamo già visto tra le righe, il lavoro più grande svolto inconsapevolmente da Cristina durante le vacanze era stato conferire a Dario la fiducia di poter fare qualsiasi cosa. Per tanti versi Dario proseguì questa opera per tutta la sua vita, ma soprattutto i primi mesi del 1985 gli valsero importanti scoperte.

Impararono a sciare, come promesso, i tre amici: per la verità Paolo ebbe dei problemi e non solo non imparò quella volta, ma mai più nella sua vita. Ogni sabato Dario andava a qualche festa, come già era successo a gennaio, ed ogni volta conosceva qualche ragazza notevole. A volte gli capitava di conoscere ragazze carine per strada o nei negozi, e tutto questo era per lui una stupenda novità: preso com'era, tuttavia, dalla voglia di rivivere la storia di Beaulard lasciava perdere presto queste conoscenze che gli sembravano così leggere. Grazie a questa sua idea fissa rovinò certamente anche delle storie che avrebbero potuto avere un futuro piacevole, ma non ci si poteva far nulla: quando si è troppo legati a qualcosa si rischia spesso di perdere quella cosa e anche tutto ciò che ci è vicino.

Per Dario era comunque un rischio calcolato: lui ne era sicuro, e non poteva essere altrimenti che così. Considerava troppo importante sentirsi dire dagli amici, da chi lo conosceva sin da prima di capodanno, frasi come "sei cambiato davvero" o "sul serio, non sei più lo stesso". Era ciò che voleva, e gli faceva ancora più piacere se gli veniva detto da Marco o da Paolo o da Paola, le persone che lo conoscevano da una vita.

Spesso passavano serate e poi nottate in birreria a ricordare come erano trascorse le serate nell'autunno appena finito e si confrontavano con il presente: già, come se anche gli altri dovessero essere partecipi dei ricordi di Dario. In effetti, la sua nuova vitalità aveva tirato su e rinnovato l'intera band, e tutti erano d'accordo quando si decideva di provare qualcosa di nuovo e strano. Presto la compagnia si era allargata, e ogni domenica tantissime persone si incontravano e di comune accordo partivano per la montagna. Dario non aveva più bisogno di trascinare degli amici nel gruppo, perché tutti ormai volevano trovare nuova gente. Conobbero la ragazza di un loro amico, Maurizio, e presto lei divenne una figura di riferimento all'interno del gruppo.

 

 

Già. Soprattutto quando i due si lasciarono, Laura, questo il suo nome, divenne la colla dell'insieme. Agitava tutti nelle domeniche più noiose, li trascinava su per le piste da sci o, più avanti con le stagioni, nelle piscine o al mare; fece presto breccia in molti cuori, anche se tutti ebbero dei problemi con lei, sotto questo aspetto.

Dario fu felicissimo, dopo un breve momento di smarrimento, di trovare in lei una guida per se stesso, con i cui insegnamenti sarebbe maturato presto: rivedeva in lei la figura di quelli che a Beaulard trascinavano su il resto della banda quando gli altri erano fiacchi. Non ebbe tempo, però, di cuocersi di lei anche se era la più simile a Cristina tra quelle che aveva conosciuto in quel periodo; questo perché in breve dal passato di Laura sarebbe uscito un fantasma ad allontanarla da tutti i nostri amici. Ma esamineremo presto questo momento di divisione nella compagnia. Forse Dario non sarebbe già più stato sicuro, in quel tempo, di desiderare veramente una ragazza così.

Ai primi di marzo, Dario andava organizzando la festa per il suo compleanno. Siccome negli anni prima le sue feste erano sempre state limitate a poche persone, quest'anno decise che bisognava fare le cose alla grande: in fondo compiva 18 anni, e valeva la pena di festeggiarli. Tuttavia pensò la stessa cosa anche dei compleanni successivi, in futuro.

Se già la cosa in sé, ossia l'organizzare la festa, gasava il soggetto, quando venne il cinque di marzo il ben riuscire di questa festa portò alle stelle l'entusiasmo di Dario. Tante persone, le persone che più gli erano state vicine a capodanno e i compagni di scuola, amici vari, gente mai conosciuta prima si trovavano quel giorno in quella discoteca e ancora una volta lui era al centro dell'attenzione, e ciò gli procurava tantissimo piacere. Ci fu, in quell'occasione, anche posto per una storia di quelle a cui abbiamo già accennato, con una ragazza del liceo. Anche se sembrava una delle tipe più sincere che avesse conosciuto in quel periodo, Dario pensò non fosse il caso di andare avanti, quasi come se il dedicarsi interamente ad una tipa avesse potuto stroncare la sua evoluzione.

Gli capitò ancora di trovarsi con delle ragazze, in queste situazioni: l'occasione che ricordò con più piacere, insieme alla sua festa, fu la gita scolastica a Vienna. Era la prima volta che andava all'estero, ma soprattutto era la prima volta che si trovava così bene con i suoi compagni di classe. Fu la più bella gita dei tempi del liceo e fu anche uno dei periodi più belli che lui passò in quella scuola.

Il migliore doveva ancora arrivare, naturalmente.

Andavano in giro per le strade di Vienna ed erano sempre in tanti; come mai gli era successo, Dario condivideva gli interessi di tutti e andava ovunque gli proponessero; non solo, si trovava spesso a decidere per tutti sulle cose da fare e, finalmente, trovava sempre tutti d'accordo. Passò momenti molto belli con una tipa di un'altra quinta del liceo, ma soprattutto con Flora, la sua compagna di banco. Con lei si trovava a rievocare tutte le precedenti gite fatte, ed era molto felice di notare quanto era cambiato rispetto anche solo all'anno prima; cercava solo di scacciare un pensiero, in quei momenti, ossia l'idea che per quattro anni lui le era andato dietro nei modi più assurdi e incomprensibili ed ora che sentiva di prendere la cosa in maniera completamente diversa, ora che loro avrebbero potuto stare bene insieme, non voleva intromettersi tra lei ed il ragazzo con cui stava da oltre un anno. In questi momenti, se non avesse avuto la possibilità di pensare ad altro, sarebbe scoppiato in lacrime sotto il peso di cinque anni di ricordi, ricordi che addirittura scavalcavano i suoi più intimi amici e lo riportavano a quando era entrato al liceo, ancora poco più che bambino: scorreva mentalmente tutti quegli anni di delusioni, di storielle banali, di cotte che erano ancora le prime e forse le più dolci.

Tra tutti i personaggi di tutti quegli anni di liceo, il volto di Flora, un suo vestito bianco e rosso indossato un giorno della seconda liceo in estate, alcune sue frasi, erano il denominatore comune. Pensava che per quel lungo tempo era rimasto inattivo mentre tutto lo invitava a fare qualcosa di importante: ora era sicuro che dopo quei momenti con Cristina non sarebbe mai più ricaduto in quella inabilità. La sua convinzione era davvero così forte che già vedeva davanti a sè un momento, ormai vicinissimo, in cui avrebbe accantonato Flora e del liceo avrebbe ricordato ben altri momenti, questa volta momenti di vera gioia e non più da ricordare con nostalgia. Solo che non sapeva (per fortuna) né come né quando sarebbe successo. Sapeva.

Era trascorso ormai anche marzo tra la festa di compleanno, la gita e diverse altre storie con la compagnia e dopo tre mesi Dario aveva messo da parte (si fa per dire) Cristina e la vicenda beaulardina, quando proprio in quel periodo si andava avvicinando il tempo in cui si sarebbero ritrovati insieme. Capita spesso che quanto abbiamo desiderato lungamente diventi una porcheria nel momento in cui si verifica: in quel caso lo stesso Dario che una settimana dopo capodanno aveva giurato di non poter resistere due mesi senza prima rivedere Cristina, tale era secondo Paola il tempo minimo necessario per rivederla dati i suoi genitori e la distanza di mezzo, ora che stava per andare di nuovo al paesello si sentiva strano.

Partì un pomeriggio sul tardi, dopo una festa a cui avrebbe dovuto partecipare in una discoteca presso casa sua, festa che invece non si tenne mai. Arrivò a Beaulard in serata e, rintracciato Marco, il quale era venuto su il giorno prima, si fece accompagnare nella pensione vicina a casa di Paola. Era stato altre volte in quel posto, da capodanno, però non vi aveva mai rivisto nessuno della compagnia. Questa volta invece era matematicamente certo che tutti si trovavano lì, e li sentiva tutti pronti a saltar fuori all'improvviso per giudicarlo sul suo aneddoto di capodanno.

Avvisaglie di questo presunto benvenuto le aveva avute qualche settimana prima quando ad una telefonata fatta a Cristina lo aveva accolto un perentorio "ma sei scemo?" da parte della suddetta; poi si era chiarita la cosa e i due avevano discusso un po' di loro e dei fatti ben noti ad entrambi. Il prossimo appuntamento doveva essere a Pasqua, ed ora ci eravamo arrivati.

Naturalmente Paolo non era venuto su, questa volta: aveva detto a Daniela "non voglio rompermi come a capodanno". Lei invece si era di nuovo unita alla banda di amiconi. Eppure tutti e due non si erano divertiti troppo la prima volta, solo che forse la ragazza era più attaccata a Paola di quanto lo fosse Paolo a Marco e Dario. Così l'allegro gruppetto si ritrovò su ridotto come formazione e purtroppo anche quanto a motivazioni. Passò presto la serata e dopo una sistemazione veloce nella camera in cui Marco già si trovava dal giorno prima, Dario si addormentò pensando a quando, l'indomani, avrebbe rivisto Cristina.

Sembravano passati anni dal primo gennaio e Dario ricordava quanto lunghi aveva considerato i mesi prima del loro riincontro, ormai trascorsi ed anche piuttosto in fretta. Il sonno fu travagliato come non gli succedeva dai giorni di capodanno: sognava di rivedere Cristina e se la immaginava mentre gli diceva di tutto riguardo a quanto era successo "quella volta".

 

Capitolo 5

Il mattino dopo incontrarono alcune ragazze del gruppo, Raffaella e l'altra Cristina, passeggiando per il paese. Al di là dei saluti bisogna dire che nell'insieme non si parlò molto; erano tutti contenti di ritrovarsi dopo tre mesi, ma avevano piuttosto poco da dirsi. Così il gruppo base fu presto a pranzo in trattoria: era proprio come un normale sabato a Torino, quello, escluso l'ambiente montanaro ed il giretto fatto nel mercato della vicina Bardonecchia.

Nel pomeriggio Dario e Marco erano in albergo quando passarono a chiamarli Lelia e Cristina, insieme a Paola e Daniela. I due scesero in fretta e per nessuno accadde alcunché di strano, tranne che per Dario e Cristina. Si guardarono per un po', poi partì un timido "ciao", che Dario condivise con Lelia per spezzare la rigida atmosfera che si era creata. Fu un momento particolare per entrambi: lui non sapeva cosa dire, lei non sapeva cosa rispondere né tanto meno sapeva se doveva iniziare lei a parlargli; non era ancora matura, la questione, per procedere finalmente ad un epilogo.

Tutto il gruppo prese a girovagare per il paese così denso dei ricordi di capodanno (sin da quando era sceso dal treno Dario aveva sentito un tonfo al cuore), ma c'era del distacco tra le persone e non ci fu occasione di sentire o vedere le cose che Dario si immaginava avrebbe trovato tornando a Beaulard. Dario ricordò comunque che, in quel sole primaverile così luminoso vedeva spesso Cristina parlare con Lelia e con Paola, tanto avanti o tanto indietro lungo la strada: seppe poi che in qualche modo si parlava di lui e di qualcosa di diverso nel suo modo di comportarsi. Le stesse cose scaturirono, più o meno, due giorni dopo in quello che era il secondo discorso d'addio di Dario a Cristina. Cose fatte, naturalmente, di parole non dette perché nessuno dei due ne aveva il coraggio, e di impressioni appena colte sul volto e negli occhi dell'altro e dell'altra.

In quei giorni, anche durante la sciata che fecero la domenica di Pasqua, si capì qualcosa del nuovo corso di Dario: affrontava le persone, soprattutto le ragazze, con molta più padronanza. Si trovò a scherzare con Cristina o su di lei con una punta di sfacciatezza che non aveva mai dimostrato nemmeno all'inizio, a dicembre, quando lei era una amica qualsiasi. Ora, quando spiegava qualcosa a qualcuno, impostava un suo punto di vista e se era il caso abbatteva con facilità le presunzioni dell'altro. Non era più il Dario che si era trovato in difficoltà a spiegare che la sera avrebbe dormito in auto. Non era più il tipo che non sapeva spiegare ad una ragazza quello che provava per lei.

Tuttavia aveva ancora bisogno di rifiniture, il suo carattere: al momento appariva più che altro mutato, sì, ma ancora pieno dei controsensi di capodanno, solo un po' variati e sgrossati. Queste cose le avrebbe sapute a fine anno, sempre da Cristina, nella notte dei lunghi discorsi quando tutto il 1985 avrebbe lasciato il suo segno (un grosso + , tra parentesi) su di lui.

Da un punto di vista immediato, quei quattro giorni furono negativi per Dario e iniziò con essi una fase molto oscura della sua vita. I motivi del momento furono la scarsa ricezione della compagnia di Beaulard, l'amore decisamente cessato nei confronti di Cristina dopo che era stato alimentato così a lungo, una sensazione più globale per cui si sentiva quasi costretto a dimenticare tutto ciò che era diventata la sua ragione di vita, ossia la vicenda di quel capodanno, per il banale motivo che nessuno la vedeva come lui. Non aveva ancora imparato a vivere la sua vita senza aver necessità dell'appoggio di chi gli stava vicino, e si faceva influenzare troppo da loro. Forse, a dire il vero, non imparò mai.

Del resto era stato lui a peccare un po' di superbia nei rapporti con Roberto e gli altri: passando da un eccesso ad un altro, aveva finito per non considerare più quelli a cui aveva moralmente chiesto aiuto a dicembre, considerando se stesso come unico argomento e ragione d'essere di tutta la band. Chi voleva poteva parlare con lui e gli altri non esistevano affatto. Solo che non sapeva ancora gestire bene il centro dell'attenzione, sempre più spesso puntato su di lui.

Nei successivi giorni a Torino tutti gli entusiasmi dell'inverno parvero dissolti e Dario era ricaduto nel grigiore di dopo-capodanno: questa volta ben peggiore, purtroppo, poiché non aveva nulla in cui credere. Fu un periodo nel quale niente lo poteva tirare davvero su di morale e anche quando si divertiva non era mai felice. La musica della sua festa di compleanno, ascoltata così tanto a Pasqua, lo rattristava e nemmeno le uscite con Laura e gli altri lo rendevano veramente allegro. In una prima fase, tuttavia, egli era ancora disponibile a questo genere di uscite con gli amici. Dopo un po', a maggio, divenne insofferente a tutto ciò ed iniziò ad uscire volentieri solo con gente nuova, o da solo. A quel punto sentiva la necessità di completare la sua trasformazione con qualcosa di serio quale poteva essere un amore vero per qualche tipa o un'esperienza molto importante sotto il profilo delle amicizie. Ovviamente in quel periodo non gli si presentò più nessuna occasione di conoscere ragazze facilmente come accadeva prima, quindi ci furono dei problemi.

Quel mese di maggio fu senz'altro uno dei più vari e, sotto un certo aspetto, dei più belli mai passati dal nostro amico. Girò con tantissime persone, ma si trovò sempre molto solo anche quando era nelle feste più affollate. Gli accadde di tutto e questo egli lo considerò un ottimo segno del destino, anche perché lui voleva che questo mese fosse ricordato: una fotografia scattatagli il primo di maggio, peraltro molto opportunamente, ritrasse una sua espressione che senza dubbio voleva dire tutte queste cose.

 

Si trovò a condividere alternativamente gli interessi dei suoi amici tradizionali e di un nuovo gruppo di amici di scuola con cui spesso divideva pareri sulle ragazze del liceo o le invitava, insieme a loro, alle feste e simili.

Su questi piani passò la prima metà del mese, poi Dario cominciò decisamente ad ignorare il suo vecchio gruppo dedicandosi ai nuovi amici. Trascorreva il week-end con la compagnia, ma anche quando andava a ballare con loro non si sentiva più così interessato a ciò che faceva con quelle persone, forse era ancora un po' solo attratto dalla Laura. Sì, i suoi ricordi in merito alle gite domenicali di quel tempo sono permeati del volto di Laura e delle canzoni di quella primavera. Delle ultime volte che vedeva Paolo così come l'aveva conosciuto, prima che naufragasse in uno stato pietoso. Di Marco non c'è granché da dire, era sempre la solita storia con Paola. Forse Laura aveva colpito anche lui, ma bisognava aspettare che lo dicesse lui stesso.

Dario invece ripeteva sempre più a se stesso che Laura si stava trasformando da sua guida a meta del suo cammino. - Appena fuori da questa fase - pensava - potrei cucinarmi di Laura -.Tuttavia non era molto convinto di questo ed in effetti non accadde mai.

Dapprima, dicevamo, aveva trovato un valido supporto al solito gruppo di persone nella nuova gente con cui usciva da poco: questo gli serviva per variare e per trovare nuovi spunti nelle persone che ancora conosceva poco, ma da un punto di vista più pratico possiamo anche dire un paio di cose più precise. Che in quel momento gli amici di sempre cominciavano ad apparire limitati e limitanti alla mente di Dario e che quindi egli voleva completare queste esperienze con dell'altro. Fondamentalmente, però, il suo sogno era di sostituire alla compagnia già esistente un insieme di persone messo su da lui stesso, un nuovo gruppo con gli interessi più vari e pur sempre vicini ai suoi: al fine di dargli quella grande fiducia in sé stesso di cui aveva bisogno; questa opportunità gli si prospettò verso la fine di quel mese, e fu allora che Dario si allontanò dalla vecchia compagnia.

Prima c'erano state tante gite domenicali, tante serate in discoteca, tanti amici e posti nuovi: così erano trascorsi l'inverno e un po' di primavera; ora c'erano per Dario tante persone nuove oppure vecchie conoscenze che egli desiderava rivedere dopo l'avventura di capodanno; c'erano tante feste con amici ed amiche, in ambienti diversi da quelli solitamente frequentati. Tutto questo era bellissimo per quella persona così rivolta alla ricerca di nuove situazioni quale era Dario in quel tempo, quindi divenne presto un suo interesse dominante a scapito delle vecchie abitudini.

Un soleggiato giorno della fine di maggio Dario fece una visita ad un suo compagno di scuola, Fabrizio, che può essere considerata l'inizio di una lunga e duratura amicizia, varia e multiforme e sempre pronta a scoprire cose nuove all'insegna del divertimento. Si conoscevano da circa un anno, però si erano sempre visti solo a scuola. Da qualche mese, essi avevano scambiato qualche parola in più del solito, ed ora che c'era qualche interesse comune abbastanza solido, la passione per il computer e il giro di ragazze, finalmente cominciavano a trovarsi anche fuori dalla scuola: Fabrizio usciva spesso con i suoi compagni di classe, a zonzo per i negozi della zona. Anche Dario amava questo genere di camminate, però le aveva sempre fatte da solo o comunque con qualche compagno o compagna incontrati per caso lungo la strada, poiché i suoi amici di prima non c'erano mai al pomeriggio.

Presto i due divennero un nucleo fisso di queste passeggiate e di molte iniziative all'interno della scuola e all'esterno: fino alla matura ci fu un nugolo di persone che roteavano intorno alle loro iniziative tipo feste, uscite in centro e altro oppure che, per hobby, si interessavano ai loro esperimenti con i calcolatori ed altri oggetti elettrici. E' proprio vero, naturalmente, che la gente finisce sempre con il conoscere bene solo altra gente che abbia all'incirca gli stessi interessi, in questo caso l'elettronica, ecc. Ma era diverso rispetto ai vecchi momenti passati con Marco e Paolo, e questo Dario lo sapeva, anche se non lo concepiva appieno.

In settimana si trovava con il suo nuovo gruppo di amici e amiche, mentre al sabato e alla domenica incontrava l'antica compagnia: questa suddivisione era sorta di fatto per motivi pratici, e si mantenne a lungo. Non si può sapere che cosa sarebbe cambiato nel futuro di Dario se egli avesse abbandonato del tutto i suoi vecchi amici: questo comunque non accadde pur non essendone noto il motivo. E' probabile che Dario ci tenesse troppo agli amici del passato e che quindi sopportasse i momenti peggiori in nome dell'antica amicizia: ci furono momenti difficili in cui Dario parlò a malapena con Paolo, tra tutti quelli che ormai conosceva da sei mesi, perché sentiva gli altri come molto lontani dai suoi bisogni attuali. Sentiva lontani anche i suoi amici più cari.

Marco lo vedeva di rado, Paolo un po' più spesso. In quei tempi seppe appunto da Paolo che Marco si era comprato una macchina nuova, e notò negativamente che la notizia era stata data solo a Paolo. Dario ebbe il timore di non avere ancora guadagnato la fiducia piena di Paolo né tantomeno quella di Marco, quella fiducia che spinge a raccontare ogni piccola cosa ad un'altra persona, e si chiese se mai la avrebbe avuta. Questo è solo un episodio di poco significato, però anche per questi piccoli particolari che Dario trovava molto significativi egli non si divertiva più come prima al sabato sera.

* * *

Passò qualche tempo e fu la maturità. Era metà giugno ed era un po' che Dario usciva con i nuovi amici e con essi condivise pure questa esperienza. Poiché era estate si passava la maggior parte del tempo a passeggio, nonostante bisognasse pur studiare qualcosa per superare quel famigerato esame: Dario e Fabrizio erano sempre in giro nei pomeriggi prima degli scritti, quei giorni in cui le scuole sono praticamente terminate per chi non ha degli esami da superare; si trovavano con il resto della compagnia di scuola, mai gli stessi peraltro, e andavano in centro a girovagare. A chi chiedeva "ma non avete da studiare?" loro rispondevano che non era così importante, e che il tempo per uscire lo si trovava ancora. Già, ma il resto del tempo lo passavano impegnati nei loro hobby, incontrandosi a casa davanti al computer o ascoltando musica! Erano tra i pochi, forse gli unici, che uscivano sempre nel periodo pre-maturità e tutti si meravigliavano soprattutto perché erano entrambi destinati ad uscire con un buon voto.

Gli studi di Dario in effetti, nell'ultimo anno, erano stati un po' poco costanti: erano cominciati ad un livello normale, che per Dario significava pochissimo studio reale ma voti piuttosto elevati soprattutto nelle materie preferite; solo che nell'ultimo anno questa situazione aveva incominciato a mutare e soprattutto dopo capodanno si era verificata una rottura sotto questo profilo. Egli aveva cominciato infatti ad impegnarsi molto di più nelle materie che gli piacevano maggiormente, trascurando le altre e sacrificandosi per esse il minimo indispensabile: tutto ciò era coerente con la filosofia del dopo-capodanno, secondo cui occorreva esaltare tutte le peculiarità uniche della sua persona, però si scontrò con certe contingenze.

Ad esempio, in qualche caso il calo di studio ed anche di interesse si notò troppo, quindi fu ripreso dai professori: non tanto a gennaio, quanto nei mesi successivi, quelli della crescita interiore. Ma la cosa che ferì Dario molto profondamente fu il vedere un repentino cambiamento di carattere in una professoressa che da ormai due anni lo aiutava a "maturare", che gli faceva capire molte cose anche di quelle materie letterarie che Dario aveva sempre odiato e in cui non si era mai applicato troppo. In un certo senso gli era stata d'aiuto per quanto riguarda la crescita della mente, della razionalità, e se lui all'inizio la aveva odiata perché non ne capiva il metodo di insegnamento assai strano e particolare, dopo aveva compreso che lei lo portava a capire e vedere molte cose da un angolo diverso. Cosa questa che nessun altro professore aveva mai fatto.

La considerava ormai la miglior professoressa che avesse mai avuto, quindi pensò di poterne trarre un aiuto anche in quel suo momento di crisi in cui doveva rivedere tutti i suoi paradigmi. Decise che lo studio era secondario alle riflessioni, alle gite con gli amici e a tutto ciò che poteva servire a farlo maturare in seguito all'esperienza del primo dell'anno, e sperò che lei lo avrebbe capito.

Non era difficile notare delle differenze in lui, in effetti, poiché Dario aveva cambiato parecchio il suo comportamento nell'ambiente scolastico. Ma accadde che lei si comportò molto diversamente da come lui si sarebbe aspettato in quanto iniziò a fargli pesare troppo le carenze nello studio ed il suo disinteresse per la scuola fatta sui libri, quel tipo di scuola che la professoressa aveva sempre ammesso di odiare a favore della scuola fatta di lezioni di vita, di maturità imparata anche dai rapporti umani. Spesso furono sul punto di litigare. Gli altri professori appoggiavano Dario in virtù del suo passato scolastico ed anche perché non apprezzavano molto il tipo di rapporto che quella professoressa instaurava con gli alunni; però loro non potevano capire la sua situazione interiore.

Poiché nemmeno dall'altra parte Dario aveva avuto risposte positive, stette molto male e si domando più volte il perché di quel voltafaccia nel momento del bisogno. Tentò più volte di avere una risposta dalla professoressa stessa, ma oramai i rapporti si erano deteriorati: era come se per nessuno fossero mai esistiti quei discorsi degli anni passati fatti tra un alunno e un'insegnante uniti da una profonda amicizia; lei esigeva solo lo studio e la preparazione scolastica, e non ammetteva più momenti come quelli trascorsi in precedenza. Dario immaginò o si sforzò di intuire la causa di tutto questo e in maniera molto fiabesca pensò che anche a quella donna dovesse essere capitata un'avventura tipo la sua a capodanno, e che lei quindi volesse evitargli qualche inatteso evento che aveva seguito la "sua" storia di capodanno: come in un film l'accompagnatrice del nostro eroe abbandonava sul più bello il suo protetto, come per celargli un ultimo segreto che richiedeva ancora del tempo prima di poter essere rivelato, tanto tempo.

Dopo gli ultimi mesi di liceo, la prof. scompariva dalla vita di Dario per sempre, portando con sé qualcosa che Dario desiderava tantissimo conoscere e che invece dovette continuare a ricercare da solo per anni: se questo fosse un bene o un male, o se semplicemente doveva essere così per qualche legge di natura poteva saperlo solo la sua amica.

Il 17 di giugno, primo giorno degli esami, giunse dopo un week-end trascorso parte in città e parte in montagna. Dario sapeva di non doversi preoccupare troppo per i due esami scritti, ed in effetti, passati i primi momenti di emozione ed imbarazzo, tutto filò alla perfezione. Così le due settimane seguenti furono di nuovo libere per le passeggiate con gli amici, nella nuova compagnia del liceo, paradossalmente sorta proprio alla fine degli anni di scuola.

Ma sorse anche un'altra cosa, altrettanto fortunosamente, in quei giorni: qualcosa che Dario considerò il più bel regalo che potesse essergli fatto per la maturità, una combinazione di eventi così bella che non avrebbe mai immaginato potesse accadergli in quelle condizioni, dopo tanti anni di liceo.

 

Capitolo 6

L'aveva conosciuta a febbraio, mentre si organizzava la gita scolastica di Vienna: loro due insieme ad altri due compagni erano gli incaricati delle due classi per definire la gita. A quel tempo non aveva fatto molto caso a lei, aveva solo notato che era bionda e carina. La rivide il giorno dell'esame di matematica e dopo qualche saluto, le augurò "buona fortuna". Poi si ritrovarono all'inizio della settimana successiva per sapere qualcosa degli orali.

Come tante volte era già successo quell'anno, Dario provava qualcosa per lei e senza una promessa esplicita pensava di uscire qualche volta con lei. Fu difficile, tuttavia, poiché la ragazza non venne a scuola né l'indomani, né per tutta la settimana: Alba, questo il suo nome, non glielo aveva promesso, ma lui contava parecchio sul fatto che si facesse viva.

Gli succedeva da tempo con tutte le ragazze carine che conosceva: pensava a loro molto intensamente per qualche giorno, poi decideva, forse troppo avventatamente, che non erano esattamente ciò che egli cercava in una ragazza. Anche questa volta fu così, e dopo qualche giorno Dario aveva di nuovo la mente libera e quando usciva con Fabrizio e gli altri non pensava ad altro che alla compagnia e a scherzare. Però nel suo intimo un pensiero si faceva strada: era il desiderio di completare i cinque anni di liceo e la maturazione di quell'anno con una storia importante; non solo un desiderio, ma una fermissima volontà di vivere un'esperienza stupenda. Similmente a capodanno, anche questa volta egli non sapeva come sarebbe successo, ma in qualche modo presagiva che qualcosa stava per accadere. Anzi, stavolta era in grado di immaginarsi cosa stava per succedere, a differenza del primo dell'anno.

Si ritrovarono infatti, Dario ed Alba, il martedì dopo. - Sono venuto a scuola tutti i giorni per vedere te, più che gli orali - disse Dario tra il serio e lo scherzo. Lei si scusò, e gli disse che nella maggior parte del tempo aveva studiato; gli promise che sarebbe venuta a vedere il suo orale, l'indomani. Quando lei tornò, il giorno dopo, Dario pensò che forse un po' ci teneva anche lei a loro due. E contemporaneamente, capì un paio di cose molto importanti della sua vita: in primo luogo, che c'era una contraddizione nel suo modo di comportarsi con gli amici e con le amiche. Egli impostava i rapporti sugli scherzi, sull'allegria e sullo star bene insieme, in compagnia. Però non considerava nella giusta maniera un simile comportamento se lo notava negli altri, soprattutto nelle ragazze. Infatti, si accorse, tendeva ad allontanarle dal gruppo nel momento in cui si trovava bene con loro, e questo non era ben accetto da molte tipe che finivano per sentirsi troppo legate o soffocate; oppure scambiava qualche battuta particolare o qualche espressione un po' più amichevole per una dichiarazione d'amore, all'incirca come era successo a capodanno, senza pensare che pure lui col suo comportamento sembrava sempre intenzionato a far capire qualcosa alle ragazze, pur se lui non voleva ma anzi stava solo scherzando.

In secondo luogo, vide in Alba la tipa giusta che da tanto cercava. Infatti il giorno dell'orale, tra la tensione e lo stralunamento del dopo esame, le disse molte cose di lui, come non capitava dai tempi della Cristina di capodanno. Allora seppe da lei tutte quelle cose che dovevano chiarirgli i dubbi appena visti. Solo che sul momento non pensò a quali mutamenti stava per apportare al suo comportamento, ma provò solo ad essere veramente felice.

Durò qualche attimo la prima volta, poi divenne una cosa seria e furono dei giorni molto felici per entrambi: Dario stava così bene, e poi era molto tranquillo visto che la matura era passata abbastanza bene sotto il profilo scolastico ed in maniera eccezionale per quanto riguardava il suo stato d'animo. L'orale di Alba, l'esame per la patente, la maturità di Marco e di Paolo, tutto turbinò intorno a lui senza troppo peso. Uscì ancora qualche volta con Fabrizio e gli altri, e con Marco, ma la maggior parte del suo tempo era occupata dalla donna.

Ciò che più gli faceva piacere era vedere la gioia di molti suoi amici e amiche quando avevano saputo che finalmente stava bene con una ragazza, che finalmente era felice: era la stessa gioia che, come un corollario indispensabile dell'amore, aveva provato a capodanno, nel sentirsi parte dei sentimenti di qualcun'altro e di qualcuna. Stavolta era la seconda volta nella sua vita.

Si rafforzò così l'amicizia con la compagnia della scuola, anche se si videro poco, da allora in poi. Dovevano passare i due mesi di vacanza, prima che si potesse ricominciare a edificare qualcosa, in quel gruppo. Il gruppo degli amici con Paolo e Marco, invece, lo vide poche altre volte. Organizzò con loro il campeggio di agosto e partì con degli amici di scuola, amici soprattutto di Fabrizio, verso la metà di luglio.

* * *

Aveva salutato Alba il sabato sera, dopo una serata passata con i suoi vecchi amici nella birreria che Laura aveva fatto conoscere loro. Anche se erano successe tante cose nella sua compagnia, quella sera, anche se Paolo e Mario stavano litigando per una ragazza e anche se quel gruppo stava perdendo per sempre l'amicizia di Laura a Dario tutto ciò importava relativamente poco. Stava solo ringraziando Alba per averlo fatto stare così bene in quelle due settimane, e si stava preparando a non vederla per un po'. Un saluto e una promessa, anche se rimase solamente un bel ricordo perché presto quell'intesa si ruppe.

Abbiamo accennato già diverse volte alla fuoriuscita di Laura da quel gruppo, e ora possiamo vedere come accadde e come influì sul nostro protagonista.

Verso la fine di giugno, mentre ancora tutti uscivano uniti nella solita compagnia tranne Dario che c'era spesso, però era sempre meno coinvolto nella vita dei suoi amici in quanto ormai rivolto alle nuove amicizie, si cominciò a parlare di qualcosa che all'inizio era tenuto nascosto nelle conversazioni ufficiali, qualcosa di grave che solo pochi, sembrava, potevano toccare con mano.

Le ultime cose che Dario aveva visto accadere nella compagnia erano state l'unione di Paolo con Laura, peraltro durata molto poco; la nuova macchina di Marco e di Paolo; qualche storia di altri due e di certe ragazze conosciute tramite un compagno di scuola di Paolo e Maurizio. Il resto erano cose comuni come i sabati pomeriggio alle feste o a far compere, le domeniche al mare o in montagna; a volte poi Dario non c'era stato del tutto. Abbiamo visto che non gli piaceva più molto uscire con quella gente, e sapeva che non succedeva mai nulla di nuovo: quel che di bello e speciale lui stava cercando doveva giungergli da un'altra parte.

Pur essendo preso da altre faccende notò dunque che Marco e Laura spesso si appartavano a parlare come mai prima era successo, vista anche la gelosia di Paola; aveva saputo che mentre lui non c'era, i suoi amici avevano trascorso alcune serate della settimana a casa di Laura parlando di qualcosa di importante. Un giorno poi anche Dario si trovò in questa discussione, che ormai si protraeva da diversi giorni. Non gli dissero niente sul momento, ma presto capì di cosa si trattava: Laura aveva detto a Marco e agli altri che un suo ex-ragazzo le aveva chiesto di uscire nuovamente con lei dopo un paio d'anni. Lei non sapeva cosa fare, a questo punto: se continuare ad uscire con gli amici di un intero inverno oppure se riprovare a far funzionare una storia finita da tempo. Teneva moltissimo ad entrambe le cose, per questo non sapeva decidere da sola: ne aveva parlato a tutti ed ognuno aveva esposto il suo parere.

Purtroppo però tutti la aiutarono in maniera inopportuna, persino (e, da un certo punto di vista, ovviamente) Marco che era il più adatto a fornire consigli di questo tipo. Da Paolo non ebbe alcun aiuto, anche se erano stati insieme per un po', in quanto Paolo non era in grado di consigliare neppure se stesso. Da Mario e Maurizio ebbe delle dimostrazioni di amicizia, ma non dei consigli convincenti sul da farsi: essi le fecero notare, se ancora era necessario, che tutta la compagnia le ruotava intorno ormai da tempo, che lei era stata ed era ancora la molla di tutte le iniziative, che in fondo loro le avevano fatto passare dei momenti molto belli e la avevano sempre trattata benissimo. Ma erano frasi, dati di fatto, che colpivano Laura dal lato delle amicizie, non da quello dell'amore che lei ancora provava per quel famigerato tipo.

Marco, d'altro canto, non poteva consigliarle granché di imparziale perché lui stesso era preso in una storia lontana che mai avrebbe abbandonato per la causa della compagnia. Soltanto Dario avrebbe potuto darle dei consigli azzeccati, se solo avesse potuto districare i concetti confusi che aveva in mente da capodanno senza averli ancora assimilati. Sentiva che era sbagliato quello che i suoi amici le stavano dicendo e sapeva che tutti avrebbero perso Laura a causa di questa storia: solo lui infatti aveva ben chiaro dentro di sé il significato dell'amicizia profonda che aveva provato quando stava male, ed egli sapeva che abbandonare gli amici può portare a sentirsi altrettanto male.

Gli dispiaceva perdere Laura e capiva perché tutti i suoi amici erano tanto legati a quella ragazza, oltre naturalmente a lui che tante cose aveva imparato da lei: però aveva altro per la mente e preferiva dedicarsi agli altri interessi; ci pensò di più in futuro che non in quei giorni, a tutta quella vicenda. Non avrebbe potuto dirle nulla comunque, perché egli era stato tenuto al di fuori della vicenda fino alla fine: e poi tutti si sentivano così sicuri di consigliarle il giusto che nessuno chiedeva il suo parere e l'unica volta che parlò pensarono volesse scherzare inopportunamente su una cosa seria.

Quando in seguito valutò quei momenti sapendo che in effetti Laura e Ivan, questo il nome del tipo, si erano rimessi insieme e che Laura non usciva più con i vecchi amici ebbe la certezza che ciò che lui pensava era giusto: si sarebbe dovuto spiegarle che non ci si deve isolare dalle compagnie per stare con uno solo poiché il più delle volte si sacrifica una parte di sé troppo grande per essere giustificata dall'amore. Questo non l'aveva detto nessuno a Laura e infatti lei si limitò da allora in poi ad uscire con il ragazzo ed a qualche fugace apparizione in compagnia, ma niente era più come prima per nessuno. Almeno Dario sapeva, se non altro, che lei aveva sbagliato e soprattutto il perché.

 

Capitolo 7

Con queste cose nella mente e con la sua tipa nel cuore iniziarono le vacanze di luglio in toscana. Giorni molto luminosi attendevano Dario che serenamente aveva intrapreso quelle due settimane di campeggio con degli amici conosciuti a malapena. Ma sapeva che era gente giusta. Era solamente la seconda volta che andava in vacanza da solo e inoltre era da poco che sentiva di ricambiare il "voler bene" di un'altra persona: con questi temi di fondo trascorsero le due settimane, divertendosi anche tantissimo.

Con piacere scoprì che gli amici del momento avevano trascorso vicende all'incirca analoghe alle sue durante quell'anno, quindi spesso i quattro si trovarono a parlare di cosa avevano fatto nei mesi passati. Dario non raccontava mai a nessuno quello che esattamente era successo a inizio d'anno, ma ne parlava come di una normale avventura. Però era molto contento nel constatare di essere tantissimo diverso rispetto alle vacanze dell'anno prima e in questi casi ripensava a Cristina.

In quei giorni i quattro amici appena usciti dalla maturità conobbero un mucchio di persone e girarono diversi posti guidati sempre da Fabrizio, quello che li ospitava in roulotte: esisteva infatti una compagnia nel campeggio, però quell'anno molti sarebbero arrivati più tardi, dalla metà del mese in poi. Quindi loro si diedero da fare da soli per divertirsi: in genere raccontavano a tutti della matura, con aneddoti vari e particolari incredibili che quasi sempre facevano impazzire tutti dalle risate. Diverse ragazze incominciarono ad uscire con loro, in spiaggia e poi nelle serate a passeggio per la città, dopo qualche giorno in cui i nostri amici si erano ambientati ed organizzati per la "convivenza": pensare che la prima sera, essendo arrivati a Marina di Massa dopo l'orario di chiusura del campeggio, avevano dovuto fermarsi a dormire in spiaggia e il risveglio al mattino dopo era stato molto duro e soprattutto umido!

I quattro erano pure soliti raccontare di un loro amico montato che pare avesse fatto una marea di cose strane nella sua vita, ed in particolare che avesse picchiato un tipo a Milano durante un pestaggio tra bande di giovani.

C'era molta voglia di divertirsi tra i quattro ed in genere le serate in discoteca erano ricchissime di balli e di risate: dal lato delle conquiste, se tutti e quattro a parole si erano detti pronti ad avventure incredibili, in realtà ci furono delle perplessità da parte di chi era già impegnato in città e di chi difficilmente riusciva a trovarsi qualche ragazza... Dario, dal canto suo, telefonava spessissimo alla sua amica al mare e non pensò mai di tradirla anche se trascorse insieme ad un amico un paio di serate in dolce compagnia di due cugine.

Giunse presto la fine del mese e dopo la messe di cartoline che furono scritte negli ultimi giorni i quattro tornarono a casa: dovettero anticipare di un paio di giorni la partenza a causa dell'esame di guida di Dario, che doveva essere in quei giorni; in ogni caso lui lo fallì miseramente.

Al ritorno a Torino ritrovò tutti i suoi amici, tranne Fabrizio ed altri che erano già in vacanza. Gli raccontarono che avevano continuato a girare come al solito, che Laura non si vedeva più tanto e che tutti erano pronti a partire a fine settimana. Appurate queste cose già note, Dario si dedicò ad un breve giro nelle località vacanziere della sua tipa e della banda di Fabrizio: in teoria avrebbe dovuto andare anche in altri posti e soprattutto a Beaulard, poiché doveva essere in quei giorni il compleanno di Cristina e gli avrebbe fatto piacere farsi rivedere proprio in quella occasione, ma non fece così tanti chilometri. In effetti grazie ad Alba ed ai suoi nuovi amici stava dimenticando Cristina, o almeno ci provava.

Trascorse tre giorni in liguria e fu un modo per rafforzare sia l'intesa con la tipa sia l'unione del gruppo di amici, che si estese ad altri prima sconosciuti per Dario. Fra l'altro, fu in quei giorni che Dario e Fabrizio gettarono le basi per un progetto comune il quale qualche mese dopo li rese partecipi di un'esperienza molto bella, una vittoria ad un concorso per giovani "inventori".

Entro sabato tutto era pronto. Avevano sistemato le macchine per andare via, anzi la macchina e la moto. Le persone d'accordo erano cinque e pur se poco affiatati al momento, avevano alle spalle un intero inverno di esperienze condivise: Dario, Marco, Paolo, Maurizio e Mario. Il sabato sera si incontrarono come al solito, poi andarono a prendere i bagagli di ciascuno ed infine si ridiedero appuntamento a metà nottata per partire.

Dario trascorse le prime ore della notte giocando ancora una volta con il suo computer. All'una e trenta scese da casa e salì in macchina con Maurizio e Mario; sulla moto c'erano Marco e Paolo. Alternativamente Dario pensava a tutte le volte in cui quell'inverno era andato in giro su quell'auto e con quelle persone, e a tutti i viaggi fatti nell'infanzia con i genitori per raggiungere gli zii lontani. Per le due il gruppo stava partendo.

Il viaggio durò parecchio anche perché, come al solito, non conoscevano la strada. Avevano pensato di fare delle tappe ogni tanto, e grande fu l'emozione di Dario quando si scosse d'un tratto dal suo assopimento sul sedile posteriore e vide davanti alla vettura un cartello recante il nome del paese della "sua" Cristina. Sapeva che si passava per quella regione, però non avrebbe pensato che si arrivasse a soli 600 metri dalla casa di quella tipa; non poteva poi immaginare che si sarebbero fermati proprio a quel bivio per la prima tappa. - Molte volte abbiamo pensato di venire qui senza mai farlo, quest'inverno, e ora ci passiamo per caso - disse a Marco e a Paolo. Loro non gli badarono troppo, ma per Dario fu una buona occasione per continuare a sognare quella storia vecchia di sette mesi; in più annotò la cosa ripromettendosi di farlo sapere a Cristina, se mai la avesse rivista.

Il sogno continuò per diverse ore, ma il viaggio durò ancora di più. Ad un certo punto della mattina Dario non ce la faceva proprio più e sprofondò nel sonno, come aveva fatto già prima Maurizio e per poco anche il guidatore Mario; infatti avevano dovuto dargli il cambio, per evitare di lasciarci le penne sulle montagne della liguria. Quando poi erano entrati nel traffico della pianura, delle autostrade toscane, Marco e Paolo si erano allontanati, grazie alla moto, mentre loro tre erano rimasti indietro a subire la coda.

Nonostante gli attimi di incertezza, nella tarda mattinata giunsero anche loro al campeggio, dove Marco e Paolo avevano sistemato la moto e li stavano aspettando. Avevano scelto quel posto, presso Piombino, poiché una "nipotina" di Marco passava lì le vacanze da diversi anni e glielo aveva consigliato. Tale nipotina aveva in realtà quasi diciassette anni e per qualche tempo, in passato, era già uscita con la compagnia dello zietto e con gli altri. Era un tempo in cui nei fine settimana si trovavano a casa di Marco e raramente uscivano, poiché più spesso restavano lì a fare dei giochi o ad ascoltare musica; lei era insieme da parecchio tempo con un ragazzo di fuori città, conosciuto durante gli innumerevoli giorni passati in campagna con i genitori. Simpatico, peraltro, aveva legato abbastanza con i nostri amici.

Dopo quell'anno, però, la nipotina Patrizia era uscita molto meno con questa compagnia, e per diverso tempo nessuno l'aveva più rivista. Ma un giorno della fine di maggio del 1985, Dario l'aveva incontrata davanti alla sua scuola in compagnia di un'amica; la cosa all'inizio era parsa un po' strana, poi Dario si era ricordato che lei frequentava l'istituto tecnico accanto al suo liceo, e nei giorni in cui tutti insieme si trovavano nel cortile per i motivi più strani era naturale che le due scuole si riunissero. Qualche anno prima addirittura Dario aveva dato delle lezioni di fisica a Patrizia, però era passato molto tempo da allora; sia perché non si vedevano da tempo, sia perché ultimamente erano accadute tante cose, Dario fece poco caso a quell'incontro e si ripromise di rivederla per parlare ancora con lei nelle vacanze.

Già, era stato un giorno molto particolare al liceo, in quanto era morta una ragazza investita da un'auto. Si trattava di una compagna di classe di una carissima amica di Dario, ma il peggio per l'animo di Dario era stato un particolare: di solito poco prima di uscire dal liceo, il mercoledì, Dario incontrava queste sue amiche nel corridoio, in quanto lui tornava dentro per un corso di fisica, ed incrociava quelli che dovevano ancora uscire. Quel giorno non le vide, ma non ci fece caso fino a quando nel primo pomeriggio uscì dalla scuola e notò l'accaduto. Quando poi il giorno dopo seppe di chi si trattava, uno strano ed inquietante pensiero gli si fissò nella mente: se solo si fossero incontrati anche quel giorno, non sarebbe successo nulla, o magari sarebbe successo lo stesso?

E poi, gli dispiaceva moltissimo per la sua amica, che a lungo fu molto abbattuta per la morte della sua compagna, anche se la vittima lui la conosceva appena. Continuò a rimuginare questi fatti per tantissimo tempo. Ne venne a capo quando finalmente il suo pensiero assunse una posizione distaccata rispetto alla vicenda di capodanno. Quando incominciò a riflettere sul significato della sua vita e di ciò che sperimentava.

Patrizia guidò il gruppo verso la piazzola di campeggio a loro destinata e poi li lasciò soli a curarsi la loro tenda; del resto era ora di pranzo. Dal momento che nessuno di loro aveva mai montato una tenda da campeggio, passò del tempo prima che riuscissero ad avere ragione dei paletti e delle tele: le uniche indicazioni provenivano dal foglio di istruzioni scritto in qualche lingua incomprensibile e da un tentativo di montaggio della suddetta tenda che Paolo, Marco e Dario avevano sperimentato nell'autunno precedente, in previsione di passare il capodanno sotto la tenda (!).

Lavoravano tutti con vivacità, anche perché nessuno sapeva esattamente cosa fare e si cercava di darsi una mano l'un l'altro confidando nella buona sorte. Nel pomeriggio il tutto era issato a dovere e a dispetto delle apparenze funzionò per oltre due settimane. A questo punto, benché stravolti, i cinque fecero un giro nei dintorni del campeggio: ritrovarono Patrizia la quale presentò loro una sua amica, una certa Deborah, e insieme ad entrambe trascorsero il resto del pomeriggio e la breve serata, in vista di un meritato riposo.

L'indomani si incominciarono a delineare i tratti fondamentali di quella vacanza: al mattino in spiaggia, al pomeriggio in campeggio e di sera in giro, ognuno proponeva qualcosa da fare e ci si divertiva sempre. Si pensava che i gruppetti, ossia Marco, Dario e Paolo da una parte e Maurizio e Mario dall'altra avrebbero diviso la compagnia, però questo non accadde; in effetti, poiché Mario aveva dovuto tornare a Torino dopo un paio di giorni a causa del fatto che la madre si era sentita improvvisamente male in quel periodo, i nostri amici erano rimasti in quattro e senza automobile; tuttavia si trovarono molto uniti di fronte a questo imprevisto.

I primi giorni assomigliarono molto ai fine settimana che di solito trascorrevano a Torino: erano sempre d'accordo, i quattro, come quando erano andati a sciare nell'inverno e tra i pranzi rocamboleschi che uscivano fuori ad ogni pasto e le conoscenze in campeggio, il trambusto musicale che regolarmente si sentiva dentro e nelle vicinanze della tenda, tutti sapevano che stava scorrendo un periodo molto bello della loro vita.

Maurizio era il più imprevedibile e trascinava il gruppo quando c'era qualche cosa di non programmato da fare: era anche il più disordinato e confusionario, ma in fondo lo conoscevano già e andava benone così. Paolo, all'opposto, era l'organizzatore della vita comune, spiegava come riordinare la tenda e le provviste, tentava, con una punta di presunzione, di frenare gli eccessi che si venivano a creare, di qualsiasi tipo fossero. Marco era per molti versi più simile a Paolo che a Maurizio, in quanto era attento a quanto accadeva tra loro e nella compagnia del campeggio e valutava tutto questo senza quel caotico entusiasmo di Maurizio: di conseguenza Marco e Paolo erano considerati gli organizzatori di quella vacanza. Però, come sempre accade, chi si divertì di più in quel periodo furono Dario e Maurizio.

Era per tutti la prima volta che si facevano vacanze in compagnia senza i genitori, quindi si trattava di un'esperienza nuova e c'era da imparare per ognuno: ma Dario associava questo fatto al suo speciale periodo di vita, e quindi vedeva tutto sotto un profilo particolare. Per esempio, pur essendo di norma ancora poco portato alle follie alla Maurizio, si lanciava con entusiasmo in certe avventure e da esse traeva molti insegnamenti. Ogni giornata che passava era una scoperta da aggiungere a quanto vissuto fino ad allora. Dopo una settimana, tuttavia, Marco pensò che non poteva stare senza la "sua" Paola per altro tempo e decise di andare da lei a Beaulard, piantando gli altri. Questi non gliela diedero vinta in fretta poiché per non sfasciare il gruppo tentarono molte strade: passarono un paio di giorni nelle discussioni su questo caso, ma alla fine Marco andò via.

Indipendentemente dalla validità di questa decisione, ebbero molta importanza i discorsi che si tennero tra i quattro nella veranda della loro tenda, sotto il caldo sole di agosto: ognuno spiegava cosa avrebbe fatto lui in una situazione analoga, ci si interrogava sulle proprie convinzioni, sui propri sogni. Tutto questo servì loro per conoscersi un po' di più: in generale, nei confronti di Maurizio e, relativamente agli altri tre, più in particolare riparlando di certe vecchie storie dell'inverno appena trascorso o degli anni precedenti. Paolo e Maurizio, ma soprattutto Paolo, rimanevano in verità spesso al di fuori di certe battute della discussione, specie quando Dario colpiva gli altri con delle domande toccanti sul modo di comportarsi di ciascuno in compagnia: in questi casi era soprattutto Marco a rispondere (difficilmente controbatteva quelle domande); gli altri due affrontavano più direttamente il problema della partenza dell'amico e ne discutevano l'opportunità.

Considerando la soggettività di quelle opinioni sfornate durante i loro dialoghi, Dario in effetti cercava di sondare le personalità altrui, di vedere oltre le loro parole, i loro pensieri, per scorgere le basi delle loro idee. Era in qualche modo l'insegnamento della sua professoressa di italiano, sia pur ancora inconsapevolmente: Dario si ricordò di quei giorni e di una buona parte dell'autunno come di un periodo eccezionalmente spensierato in cui, superata l'incertezza della prima parte dell'anno (e della sua vita) c'era molto posto nella sua mente per comprendere le ragioni di tantissime cose, e tutto era spontaneo e luminoso.

Marco partì la mattina della domenica successiva al loro arrivo in campeggio, così presto da lasciare alcuni nel sonno: in questo modo gli altri tre restavano pure senza moto, completamente appiedati. Da quel giorno si crearono delle divisioni di fatto tra i nostri amici: non fu più quell'insieme unito che era stato prima, nonostante gli inserimenti di alcune ragazze nel gruppo, ossia la nascita delle coppie Maurizio-Deborah e Dario-Patrizia. Di Maurizio non c'era da stupirsi che dopo pochi giorni si fosse attaccato a qualche tipa, era nel suo carattere; di Dario, sulla base di come egli aveva presentato la sua attuale storia d'amore di città, molti ebbero delle perplessità.

Si erano messi insieme dopo quattro giorni dall'arrivo in campeggio in una sera passata insieme agli altri ad una festa del paese. Non si spiegò mai esattamente il perché di quella unione: cioè Dario seppe cosa pensava di lui Patrizia, come lei lo aveva visto cambiato dopo due anni in quella mattinata davanti al liceo, e pensò che loro avessero molte cose da dirsi relativamente a tutto quel tempo passato. Però guardando dentro se stesso egli non vide mai un grande amore nei confronti di lei: gli faceva piacere starle insieme, forse gli faceva addirittura comodo visto il suo desiderio di ricordare e paragonare. Furono insieme per tre mesi, poi Dario ritenne di non avere più nulla di prezioso da condividere con Patrizia.

Nella seconda settimana delle vacanze Maurizio e Paolo andavano spesso in spiaggia da soli mentre Dario incontrava Patrizia all'uscita del campeggio, decidendo poi che cosa fare: se gli altri due continuarono a divertirsi e a cambiare compagnia, Dario passò una gran parte del suo tempo con Patrizia e trovandosi piuttosto bene insieme a lei.

Il gruppo si riuniva solo a pranzo fino al primo pomeriggio e poi nella serata, a meno che non si incontrassero nella spiaggia vicino al campeggio. Era una cosa che Dario aveva sempre detestato, l'allontanarsi dagli amici per uscire con una ragazza, come ben sappiamo, però in quei giorni questo accadde per forza maggiore, in quanto erano rimasti in tre ed anche per il motivo che Paolo e Maurizio giravano generalmente in cerca di nuove "conquiste".

Andò avanti così per diversi giorni, nei quali Dario visitò l'Isola d'Elba e altri luoghi vicini a San Vincenzo; egli raccolse in questo breve tempo l'appellativo di "fidanzato in casa", da parte di alcune amiche, per il fatto che non usciva quasi più con gli amici. Ma dopo quattro giorni tornò Mario ed allora si ricreò una compagnia: ebbero finalmente la possibilità di girare in macchina e così furono di nuovo loro quattro ad uscire nelle serate e nelle giornate trascorse in spiaggia.

Patrizia partì qualche giorno prima di Dario, e si portò via una promessa da lui, per vincere il fatto che quell'unione fosse solo "estiva" e passeggera: che avrebbe deciso al ritorno in città cosa fare delle due ragazze in ballo. Gli ultimi giorni in campeggio furono un po' meno ricchi, di conseguenza, della felicità che scaturisce dall'unione di due persone, ma si trattò di un giusto epilogo a quelle due settimane: i quattro tornarono all'Elba (e fu in questa occasione che Dario si sentì solo senza Patrizia), andarono a ballare, girarono Piombino ed altro ancora, come non erano riusciti a fare nei giorni precedenti. dopodiché decisero che era ora di tornare a casa, e si prepararono al viaggio di ritorno per la domenica seguente.

Dopo aver salutato tutti e dopo una notte quasi completamente insonne trascorsa sghignazzando e correndo per il campeggio, l'indomani mattina molto sul presto i quattro si diedero da fare per smontare la tenda e caricare la macchina. Già questa fu una impresa notevole, figuriamoci se Mario non fosse mai tornato a prenderli, come avrebbero fatto a ritornare a casa: invece avendo la macchina decisero di girare un po' l'Italia, e incominciarono con Roma. Vi giunsero verso la metà mattinata, dopo aver attraversato toscana e lazio.

Girarono per Roma fino a pomeriggio inoltrato, quindi andarono a Viterbo per rivedere i posti dove Mario aveva compiuto il servizio militare. Dopo cena partirono alla volta di Firenze, che però non raggiunsero mai in quanto pensarono che non sapendo dove fermarsi non era il caso di stare ancora tanto fuori: il lungo viaggio di ritorno durò fino all'alba del giorno successivo, quando finalmente si addormentarono nelle loro case.

Fu una giornata ricca di immagini e di impressioni, quella domenica: era la seconda volta che Dario vedeva Roma, e nell'andarsene da quella città sentì su di lui il ricordo di quegli anni trascorsi, quando si era soliti attendere la primavera per andare in gita scolastica. Poi gli rimasero impresse tutte le cose fatte dai suoi amici e soprattutto da Maurizio, che ascoltando in continuazione i Duran Duran con l'autoradio a tutto volume rovinava le orecchie di quelli che gli passavano vicino, specialmente nei piccoli paesi che attraversavano. Una gara condotta contro un TIR che trasportava latte in autostrada, tutta a base di folli sorpassi e di colpi di clacson; i colpi di flash fotografico distribuiti sulle macchine vicine in piena notte, che sembravano lasciare allibiti i guidatori di quelle auto. Paolo in questo caso continuava a dire che non era il caso di fare quei lampi in piena notte poiché poteva essere pericoloso, ma nessuno gli dava retta.

Arrivando a casa, Dario rilesse alcune pagine del libro "Quelli della notte", che aveva preso in un autogrill di Parma, e sulla dedica a se stesso ed ai suoi amici che aveva impresso in prima pagina chiuse gli occhi.

Capitolo 8

Negli ultimi giorni di agosto, passò un po' di tempo prima che tutta la compagnia si ritrovasse: in questo tempo, dopo un paio di giorni di riposo, Dario ripartì per la liguria replicando quella gita di fine luglio alla volta di Alba e della compagnia di Fabrizio. A Ceriale i suoi amici erano ancora lì, praticamente al completo, e la sera si ritrovarono tutti in pizzeria, vecchie e nuove conoscenze; Dario si adeguò a dormire nel garage di Fabrizio, il quale gli aveva detto "vieni pure, non ti preoccupare che un posto te lo troviamo".

Con gli altri amici, ci si ritrovò presto per andare a trovare Laura, anche lei tornata dalle vacanze. Fu una serata di racconti, dove ognuno parlò di quello che aveva fatto nel mese appena trascorso. Fu anche una delle ultime volte che Laura venne vista in compagnia.

Per quanto riguarda Dario, il 28 di agosto segnò un punto oscuro della sua crescita interiore: in quel giorno infatti rivide la sua Alba e fu allora che si lasciarono. Questo accadde per diversi motivi: sulla scia di quanto era avvenuto in campeggio con Patrizia e anche nelle vacanze precedenti, a luglio, Dario aveva pensato che non desiderava in maniera speciale avere un amore felice che lo aspettasse e a cui essere fedele, una storia che gli assorbisse la vita intera. Considerando gli esempi che aveva ed aveva avuto davanti, pensava che non poteva assolutamente essere risucchiato dallo stare in coppia con una ragazza, per quanto stesse bene con lei; questo soprattutto in estate: vide il suo ideale di storia d'amore nell'innamorarsi follemente di una ragazza, come era successo a capodanno, e di storie come questa non riusciva a vedere la durata oltre un breve periodo iniziale, a meno che, pensava, non debba accadere qualcos'altro per cui uno non possa più fare a meno di una certa persona.

Di conseguenza, quando in una telefonata e nella discussione ad essa seguita Alba gli sottopose dei problemi e affermò di trovare qualcosa di storto nel loro rapporto, Dario non fece nulla per salvare quella storia. Gli causò molto dolore, ovviamente, soprattutto pensando a quello che era stato nei giorni in cui si erano messi insieme ed a ciò che aveva voluto dire per lui quella vicenda: però la gioia che vedeva nel suo futuro superava quella paura e vedeva in Patrizia l'alternativa che presto gli avrebbe fatto dimenticare tutto.

A settembre tutti erano di ritorno: da Marco a Fabrizio, ed anche i compagni di classe e di scuola. Per alcune settimane si trattò di grandi rimpatriate con gli amici che non si vedevano da tempo, poi ricominciò la vita quasi normale: una grande spensieratezza e molta gioia riempivano le giornate di Dario, sia quando usciva con Patrizia, sia quando si trovava con Fabrizio e gli altri per ideare qualche creazione elettronica, sia quando usciva con Marco o gli altri amici.

Si sa che Dario inseguiva il disegno di creare una compagnia nuova unendo le persone che già conosceva e magari delle altre. Ora era il momento buono per realizzare questo progetto, in quanto la vecchia compagnia aveva avuto dei problemi in toscana (la fuga di Marco, le crisi di Paolo, per esempio), e poi Dario ora poteva guardare alla compagnia tenendo sott'occhio anche il rapporto di coppia, in questo caso con Patrizia. Capitò per la prima volta il secondo week-end di settembre, quando le stesse amiche del liceo che avevano organizzato una festa di compleanno a maggio riconvocarono la compagnia per una festa all'aperto nella campagna astigiana.

La volta prima era stata una bella festa, anche se Dario in quel tempo cercava qualcosa che ancora non aveva trovato, e quindi pur divertendosi non era stato molto sereno: adesso egli poteva affermare di capire che cos'era la sua esistenza, di cosa aveva bisogno e cosa lo divertiva, quindi era in qualche modo più completo. Stavolta poi, Fabrizio era andato con lui. Tutto quello che l'altra volta non aveva saputo fare o non aveva avuto voglia di fare perché si sentiva isolato nelle decisioni o perché sentiva intorno a sé gente che non condivideva appieno i suoi interessi, ora appariva sempre un magico incastro dal momento che lui e Fabrizio erano sempre d'accordo ad organizzare e a dire, a divertirsi in mezzo agli altri o anche quando erano solo in due o tre.

L'occasione che si diede, di incontrare per caso Patrizia durante quella gita fu molto gradita: quando poi anche Marco e Paola si unirono agli altri amici, verso la fine della domenica, Dario pensò che il suo sogno si poteva realizzare molto presto; la foto scattata a lui e Fabrizio sulle rive del lago di Montiglio lì per lì fu solo un bel ricordo, ma rivista dopo tanto tempo gli parlò sempre di quella magica sensazione.

Quel fine settimana lo completarono in pizzeria ad Asti, dopodiché tornarono in città come due brave coppiette: infatti Dario aveva poi deciso di fare il viaggio di ritorno con Marco, Paola e Patrizia. Quella volta e le poche altre che seguirono, in cui lui e Marco si ritrovarono nella serata a raccontarsi di tutto quello che avevano passato, Dario non poteva fare a meno di confrontarsi con la prima parte dell'anno e di rendersi conto di quanto la sua vita era cambiata ora. Sapeva di stare meglio. Sapeva, o meglio immaginava, di poter sostituire quelle serate in cui ci si raccontava di tutto con altre occasioni in cui avrebbe avuto bisogno non più di ricordare ma piuttosto di costruire, e questo lui voleva farlo non tanto con il Marco che stava per scomparire con la sua ragazza, quanto con il Fabrizio che andava conoscendo man mano.

Pomeriggi in centro e fine settimana spesso trascorsi in città o con la sua ragazza, tutti questi momenti costruivano senza soluzione di continuità un felice momento della vita di Dario. Passarono senza molto rumore la visita al salone di Milano, che era ormai tradizione in quel periodo dell'anno ed anche l'esame all'università di Pisa insieme ad un amico di Fabrizio, Sebastiano. Non c'era nulla che turbasse particolarmente l'animo di Dario, in quanto tutto sembrava sempre a posto in maniera fantastica.

In effetti a Pisa accadde un episodio che poi ebbe molta importanza nella vita sentimentale di Dario. Durante quei tre giorni, Dario incontrò infatti una ragazza che all'incirca un anno prima aveva intravisto insieme ad altre centocinquanta persone in un corso frequentato a Cortona, sempre per lo stesso motivo, ossia l'ammissione alla Scuola Normale di Pisa. Allora si era trattato di una settimana da trascorrere come ospiti per seguire dei seminari di introduzione alle facoltà universitarie: le persone erano tantissime e da tutta Italia e Dario ne aveva conosciute alcune, però ricordava ben poco di quello che aveva fatto in quei giorni, poiché in quel tempo la sua vita di rado lo attraversava nell'intimo, ma gli passava sempre solo accanto.

La mattina dell'esame tuttavia Dario vide tra i tanti che si accalcavano sulla porta dell'università e fra i pochi che sperava di incontrare ricordandoli dall'anno precedente, una ragazza che non aveva mai conosciuto di persona, ma che sapeva di aver notato come molto carina. Si avvicinò per vederla meglio, però non era proprio sicuro che fosse lei. Aspettò che si riempissero le aule per l'esame e quando vide che lei era seduta pochi banchi davanti a lui si convinse: era proprio la persona che egli ricordava. Scambiarono poche parole, giusto per rendersi conto l'un l'altro di chi si trattava; Dario presentò il suo amico a Marina, così si chiamava la ragazza, e poi passarono all'esame scritto.

I nostri due amici continuarono la permanenza a Pisa con molta allegria, girando la città e scherzando nell'albergo come nella migliore tradizione delle gite scolastiche: la presenza di quella ragazza non ebbe molto peso in quel periodo, anche se a Dario lei piaceva molto. Il poco tempo, ancora una volta la lontananza, l'attuale storia con la Patrizia dissuadevano Dario dal preoccuparsi più di tanto per quella ragazza: così i tre si salutarono la sera del 25 settembre per fare ritorno ognuno alle loro abitazioni. Marina abitava vicino a Pavia.

Nel mese di ottobre molte delle attività del nostro protagonista furono condizionate dall'iscrizione alla scuola guida: poiché sia Fabrizio che i suoi amici andavano in un'autoscuola vicina a casa loro, nonché vicina alla casa di Patrizia, anch'egli decise di iscriversi lì nonostante distasse all'incirca mezz'ora di autobus dalla sua abitazione e vi fossero tante altre autoscuole vicino casa sua. Questo fatto lo portò a passare la maggior parte del suo tempo in quella zona, o con la sua tipa o con la banda di amiconi: qualunque cosa facessero al pomeriggio, tra una passeggiata in centro ed un pomeriggio passato a casa, magari insieme a Patrizia, tutte le sere si incontravano al completo alla scuola guida, dove si aggregarono al gruppo delle altre persone. A volte poi continuavano a star fuori anche di sera, pur se non fino a tardi a causa del problema degli autobus: continuando ad esasperare quello spirito di adattamento che Dario aveva sviluppato durante l'anno, non si tirò indietro nemmeno in certe serate quando nella compagnia c'erano solo vecchi amici di Fabrizio o comunque persone che lui non aveva mai conosciuto. Si trovava bene con tutti, come abbiamo visto, e sentiva che ogni nuova amicizia poteva nascondere una persona adatta per la compagnia che si stava formando.

Il gruppo di amici che era solito incontrarsi alla scuola guida era costituito dall'intera compagnia con cui Fabrizio usciva in primavera e che conosceva da una vita oltre a diversi personaggi inseritisi durante le lezioni, e oltre naturalmente a Dario e Fabrizio. Anche se Dario era entrato nella compagnia per ultimo, era presto divenuto uno di loro a tutti gli effetti, per diverse ragioni quali gli interessi comuni, il medesimo modo di concepire il divertimento e altro. E' ovvio, comunque, che il punto focale nonché il miglior amico che Dario vi trovasse rimaneva Fabrizio: è con lui che egli combinava le feste o le gite, interessando poi di riflesso i restanti con cui peraltro, abbiamo detto, si trovava egualmente bene, come si era dimostrato nella gita di Pisa.

E gli altri amici? Abbiamo visto che dopo le vacanze diversi legami parevano essersi spezzati irreparabilmente, essendosi messe a nudo certe incompatibilità di carattere: eppure, nel mese di settembre e soprattutto ad ottobre, per qualche strano motivo Paolo, Maurizio, Mario, Marco ed anche Dario si ritrovarono ad uscire insieme con unione persino rafforzata. Si può spiegare questo generalizzando il fatto che trattandosi di amici di vecchia data, avevano influito su di loro molto di più i momenti di amicizia vissuti in quelle due settimane estive che non i litigi; ne era quindi uscita rafforzata l'intesa. Oppure si possono distinguere dei casi e vedere che a modo suo ciascuno aveva cambiato il proprio comportamento o lo stava cambiando, e quindi si trovava con gli altri in apparenza con la stessa, se non maggiore, intesa di prima, ma in realtà chiedeva al gruppo qualcosa di nuovo.

Ad avvalorare tale ipotesi possiamo portare questi esempi: Maurizio che durante una gita dagli zii nel Veneto aveva conosciuto una ragazza, la Teresa da lui subito decantata come unica e speciale e che a lungo egli continuò ad andare a trovare nei fine settimana cercando sempre qualcuno della compagnia che lo accompagnasse; Marco che in quel periodo sempre più sentiva il bisogno di stare vicino a Paola e che sempre meno si faceva vedere nella banda. E poi altri come Dario che ormai da tempo usciva con due o tre gruppi, Laura che da quando erano finite le vacanze era uscita con i nostri amici solo in pochissime occasioni, insieme ad Ivan. A queste necessità di mutamento la compagnia non sapeva rispondere del tutto, ma restava comunque un ottimo punto di riferimento. La sensazione che però "qualcosa non fosse più come prima" si insinuava sottilmente nel cuore di tutti. - Abbiamo ascoltato le cassette con le canzoni dell'anno scorso - dissero una sera Maurizio e Paolo a Dario - di quando ci si alzava presto e si andava sulle piste da sci a farsi del male -. C'era in queste parole una certa nostalgia, e Dario la notava e la leggeva tra le righe. Ma quel periodo era ormai troppo luminoso per poter tornare a pensare a quando si era sentito tanto giù.

Alla domenica in genere si incontravano tutti per andare in giro, generalmente in città, oppure per ritrovarsi magari al cinema. Alle volte, invece, Dario e Patrizia restavano per conto loro senza incontrare gli altri. Fu un fatto nuovo, invece, l'organizzare certe gite domenicali con la presenza delle due coppie Dario-Patrizia e Marco-Paola. Del resto si trattò anche delle poche volte in cui Marco uscì non da solo con Paola: in qualche modo, come abbiamo visto, Marco amava questo genere di gruppi, ed anche Paola, poiché spesso loro avevano combinato certo genere di gite anziché uscire con la compagnia. Avvenne tra l'altro proprio in una di queste domeniche mattina, poco prima di una gita a Selvaggio, che Daniela, la Daniela di Beaulard, piantò su una scenata incredibile per il fatto che erano passati a prenderla in ritardo, e da allora non ci fu più occasione di vederla per molto tempo.

Per quanto riguarda Fabrizio e gli altri, al momento il progetto di fondere insieme le compagnie funzionava circa a metà: era facile per Dario uscire con loro, magari insieme a Patrizia, mentre risultava più difficile per gli altri intrecciare buoni rapporti con Maurizio e soci. Dario confidava tuttavia sul senso di amicizia e in un certo senso di "comunità" di Fabrizio, e sapeva che questo avrebbe superato le barriere di utilità personale che abbiamo visto essere presenti tra gli amici di Dario, dopo le vacanze.

 

Capitolo 9

Per l'inizio di ottobre Dario e Sebastiano avevano avuto conferma che l'università di Pisa non li desiderava! Così entrambi decisero di iscriversi nelle facoltà di Torino: fisica per Sebastiano, elettronica per Dario, a coronamento dell'hobby che egli aveva sempre praticato. Era metà ottobre quando quest'ultimo andò al Politecnico ad iscriversi ed in quella mattinata fredda si sentì chiamare da lontano: gli ci volle un attimo per fare mente locale e rendersi conto di chi era quella persona, ma poi si ricordò di quelle sue parole "se non mi prendono qui a Pisa verrò a studiare a Torino". Si trattava effettivamente di Marina.

L'emozione di Dario fu grande nel vederla lì e pensando alla distanza da casa sua ed ai molteplici posti in cui la aveva incontrata: si scambiarono qualche pettegolezzo sull'università "cattiva" che non li aveva voluti, poi fecero un giro intorno alla scuola per rendersi conto di come era fatta. Anche lei sembrava sorpresa e piacevolmente colpita dalla coincidenza appena verificatasi, che li aveva fatti incontrare lì per puro caso: si diedero quindi appuntamento al lunedì successivo, l'inizio delle lezioni, soprattutto perché entrambi non conoscevano nessun'altra persona iscritta al loro stesso corso. Contemporaneamente al fatto che man mano Dario andava perdendo interesse nello stare con Patrizia, questa storia di Marina a Torino gli ronzò nella mente in maniera vivida per tutti quei sette giorni. Non disse nulla, però, e continuò ad uscire con gli altri come al solito. Ma diversi fattori gli fecero maturare la decisione di uscire qualche volta con Marina, quando iniziarono a frequentare l'università insieme.

Oltre ad una questione di aspetto fisico per la quale preferiva l'amica di Pavia a Patrizia, Dario aveva cominciato ad odiare quel doversi quasi sacrificare e non uscire con la compagnia per restare solo con Patrizia. Gli faceva piacere, naturalmente, però non voleva sentirsi ristretto a tal punto da non poter stare fuori con Fabrizio e gli altri nei sabati pomeriggio in centro. La decisione non era facile da prendere, poiché d'altro canto ricordava quei momenti in cui aveva rimpianto di non potersi dedicare interamente ad una ragazza come era stato ed era solito fare Marco; comunque prevalse la volontà di terminare presto questa storia.

Non fu Marina, però, l'elemento di svolta, poiché dopo un paio di giorni che si vedevano, Dario si fece di lei un opinione piuttosto negativa, al punto da intaccare e successivamente rovesciare tutto la buona impressione che aveva di lei, e che si era basata soprattutto sui suoi occhi azzurri e sul suo sorriso. Parlandole insieme e ascoltando quanto lei raccontava comprese che aveva un carattere troppo diverso dal suo e che forse si trovava meglio nella situazione attuale: ad esempio, lei parlava sempre dei suoi genitori e di come la sua esistenza veniva organizzata per mezzo loro, quindi ci sarebbero stati senz'altro dei contrasti con le idee di Dario: a Dario piaceva infatti essere piuttosto indipendente nei rapporti con i propri genitori, e sin da piccolo egli era stato abituato a godere di un certa libertà nonché a poter e quasi "dovere" scegliere di testa propria cose quali le vacanze o la scuola.

Per qualche tempo lui ci rimase male. Si rese però conto che a conoscerla meglio tutto ciò che lui aveva immaginato si era frantumato in un solo giorno, e che dunque era più giusto lasciare perdere. Probabilmente sarebbe stato meglio che loro passassero un po' più di tempo insieme, anche in considerazione di come la ragazza pareva stare in compagnia di Dario: egli però confidava molto in se stesso ed era sicuro che avrebbe incontrato una ragazza più giusta per lui anche dopo Marina.

Eravamo alla fine di ottobre quando Dario aveva fallito da pochi giorni un ulteriore esame per la patente, questa volta riguardante la teoria: era diventata una cosa regolare ciccare questi esami, tanto che egli incominciava a domandarsi se mai avrebbe preso la patente. Dopo quel primo orale superato poco dopo la maturità, Dario aveva infatti provato altre due volte l'esame di guida senza successo, e alla fine aveva deciso di iscriversi alla scuola guida. Peggio che peggio, questa volta aveva sbagliato perfino l'esame di teoria! Tuttavia fu presto superata l'arrabbiatura in considerazione del fatto che il gruppo di scuola guida era piuttosto unito e da essi fu incoraggiato a riprovare confidando in un rapido successo.

Da circa un mese Dario e Fabrizio avevano cominciato a valutare la possibilità di seguire una certa moda di vestiario, quella che da circa due anni veniva definita "paninara": si trattava non di una scelta precisa, ma di una evoluzione di quella filosofia di dimostrare qualcosa agli altri fin dalle apparenze, pensiero che Dario aveva costruito sin dagli ultimi mesi dell'anno precedente. Era in effetti un passo un po' ardito, perché se nelle intenzioni dei due amici questo modo di apparire voleva significare qualcosa di preciso, dalla gente e dagli altri ragazzi le persone così "conciate" erano viste come elementi negativi, per svariati motivi: in generale si vestivano con capi integralmente firmati ed alla moda ragazzi e ragazze tra i 13 ed i 23 anni, notevolmente ricchi, vista la dispendiosità degli abiti, che quindi avevano spessissimo un atteggiamento strafottente nei confronti degli altri ragazzi. Inoltre c'entravano pure le idee politiche e la convinzione quasi religiosa nelle cose che essi facevano, nel considerarsi sempre i migliori. Tutte cose che ben poco avevano a che fare con quei due ragazzi, i quali possedevano sì delle idee precise, però raramente si impuntavano su di esse né tantomeno consideravano inferiori gli altri per qualche motivo: per loro voleva essere e fu soltanto una maniera di esprimere agli altri (amici e non) che a loro piaceva stare in compagnia, farsi notare e così via. Fu un equivoco che si protrasse per lungo tempo, che portò spesso molte persone a chiedere loro come mai si vestivano così se, come era realmente, essi non avevano nulla del "paninaro" tradizionale: a Dario e Fabrizio andava bene così.

Un'altra persona a cui questo non andava bene era Patrizia, la quale continuava a ricordare a Dario come stessero bene gli uomini in giacca e cravatta e come tale fosse il suo ideale di ragazzo. In maniera analoga, seppur ovviamente meno marcata, Dario si scontrava con Marco e con Paola, nelle giornate in cui andava in centro per acquisti, nonché con gli altri della compagnia e con i vecchi amici del liceo, quando ne incontrava qualcuno. Lui comunque a mano a mano che il tempo passava si trovava sempre più a proprio agio nel vestirsi in quella maniera, anche se spesso doveva fare i conti con le disponibilità finanziarie. Spesso poi si sorprendeva a pensare qualcosa di contraddittorio con quello che era stato il suo carattere fino ad allora, ossia che il sapersi inserito in una moda, in un ideale (anche se non pienamente condiviso) ed il difenderlo nei confronti degli altri a proprio vantaggio gli dava la forza di una "certezza" che in precedenza non aveva mai avuto: e se prima lui aveva amato il ricercare delle conoscenze restando sempre nell'insicurezza del futuro, ora si sentiva abbastanza completo per iniziare a fondare delle verità certe da non rimuovere più.

Era intanto iniziato il primo anno di università, come abbiamo visto, e dopo il primo periodo passato nel tentativo di risolvere qualcosa con la Marina, Dario si era ormai inserito in un gruppo di ragazzi, alcuni abitanti presso casa sua, altri provenienti da diverse località del piemonte. Trovò interessanti le materie ed anche l'orario che lasciava parecchia libertà, anche se in effetti a concedere parecchia libertà era la sensazione che i primi esami fossero piuttosto lontani nel tempo. A causa di ciò, Dario riempì la sua giornata di impegni ed hobby, che lo prendevano dal mattino fino alla sera: la scuola, gli incontri con Patrizia, certe costruzioni elettroniche effettuate per un amico, dei lavoretti a tempo perso sempre riguardanti la sua passione.

In più, insieme a Patrizia, Paola e Marco egli si iscrisse ed iniziò a frequentare nel tempo libero una palestra: si trattava della palestra in cui Marco andava ad allenarsi (con risultati peraltro dubbi) già un paio d'anni prima, anche se allora si trovava in un'altra zona di Torino.

Non aveva più un attimo libero, per pensare e sognare come era stato solito fare nel passato, tuttavia preferiva che fosse così.

Quella palestra doveva essere un luogo di incontro per tutti e quattro, nelle serate invernali, ma lo rimase solo per due di essi. Mentre la storia con Patrizia proseguiva con sempre meno convinzione, Dario conobbe, un lunedì, una ragazza sull'autobus che lo portava al Politecnico ogni mattina, e la trovò piuttosto simpatica. Fu un incontro piuttosto strano, improvviso e da esso nacque una simpatia che andò rafforzandosi per tutta la settimana, quando poi, l'11 novembre Dario chiese a questa Barbara di uscire con lui.

E' facile comprendere che difficilmente poteva essere sorto un amore profondo tra i due, però si trovarono bene insieme; Dario potè cosi porre la parola fine a quella vicenda estiva che da tempo non voleva dire più nulla per lui. Però la Patrizia ci rimase piuttosto male, anche perché il suo tipo non le aveva mai parlato seriamente di problemi riguardanti loro due, probabilmente perché in qualche modo si sentiva ancora legato a lei, di sicuro comunque non per amore. Da parte di Marco poi Dario si subì un discorso non indifferente, anche se abbastanza in tono scherzoso: iniziò così la serie dei discorsi "della palestra" perché una sera in cui, come al solito, tutti e quattro si incontrarono nell'atrio, tutti sapevano della novità ed in sedi separate, ossia nelle due sale, maschile e femminile, si parlò del perché e di come mai...

- Cos'è che hai fatto tu, hai lasciato Patrizia ? - fu l'esordio di Marco. A questo punto Dario gli parlò anzitutto della nuova tipa che era entrata nella sua vita, visto che anche Patrizia aveva dato molta importanza a lei più che ai possibili motivi di disaccordo tra se stessa e Dario. - Conosciuta sul pullman, eh? Beh, in effetti non avevi tante altre possibilità ora come ora - fu il primo commento di Marco. Poi si incominciò a parlare di come erano stati insieme in quei mesi, e Dario ne discusse con Paola, all'uscita della palestra, tanto sapeva che lei ne aveva parlato parecchio con Patrizia. Ma dopo un paio di serate si superò quest'argomento e tutto proseguì lasciando solo dei ricordi: Dario e Patrizia si rividero poi solo dopo la pasqua dell'anno successivo e allora i reciproci motivi di scontro erano ormai scomparsi.

Altre volte, in palestra, Dario e Marco incominciarono a parlare in generale della vita e di come essi vedevano la realtà, le persone. Era un po' la ripresa di quei discorsi iniziati nell'inverno sui tavoli delle birrerie, poi continuata nell'estate al campeggio e che ora proseguiva ancora, vicini al sopraggiungere dell'inverno: si riparlava della matura, delle vacanze, delle ragazze insieme ai quali loro due erano od erano stati. E' in queste occasioni che Dario finì di spiegare a Marco come mai a capodanno era successo tutto quel pasticcio e che cosa aveva significato esattamente per lui, che cosa era cambiato nel suo modo di affrontare la vita ed i soggetti. Probabilmente in questi frangenti egli riuscì a far capire al suo amico cosa intendeva dire con "cambiamento radicale" e con "filosofia di vita", anche se naturalmente non lo convinse di nulla o quasi.

Capitolo 10

Ai pomeriggi in centro o comunque passati in giro per le via affollate in compagnia di Fabrizio e degli altri della banda, nonché di tre loro amiche facenti parte della compagnia del mare a Ceriale, Dario affiancava le uscite con la Barbara che peraltro vedeva tutte le mattine e che spesso accompagnava fino alla sua scuola. Pensare che anche da lei si era sentito dire "all'inizio credevo mi stessi raccontando delle frottole, che magari non vai al Poli ma in realtà al Sommeiller ed hai solo 16 anni" a causa del suo modo di apparire vestito. Anche Barbara era un tipo classico, però era di un carattere aperto e per questo motivo piaceva a Dario: nelle prime settimane egli fu veramente molto preso da questa esperienza e non vide nessun'altra ragazza intorno, poi gli passò e rifece capolino il timore di essersi messo insieme a lei soltanto per liberarsi di Patrizia.

In tutto andarono avanti circa un mesetto, fino ai primi di dicembre. Si trattò comunque di un mese ricco di momenti felici trascorsi con lei al cinema o nelle mostre cittadine, nonché soprattutto per due volte in discoteca al sabato sera, insieme agli altri amici. Questo fu, come sappiamo, un punto molto importante per quella unione che doveva realizzarsi da tempo tra le due compagnie cui apparteneva Dario: con la scusa della nuova ragazza egli riuscì finalmente ad organizzare delle serate in compagnia di tutti, e i vecchi amici Paolo e Maurizio si trovarono finalmente con Fabrizio e Sebastiano per raccontarsi qualcosa in birreria o per fare quattro salti insieme (più di rado, però, perché questi ultimi odiavano la discoteca e Dario dovette spesso pregare Fabrizio per portarlo a ballare!).

Con il perfezionamento di questa unione Dario concretizzò la sua idea che già da tempo aveva provato a diffondere presso Marco, riguardante il modo di vedere il mondo. Ossia, come aveva scritto in una pagina del suo diario ai primi di gennaio, insieme a tanti altri pensieri dolci, "tutto ciò che uno pensa si debba realizzare, effettivamente si realizzerà"; aveva aggiunto anche che "bisogna però pensarlo con forza, considerarlo già accaduto, per non rovinare tutto". Ora, a molti mesi di distanza da allora, le conferme avute dalla vita erano state molteplici, ed egli si sforzava di avvalorare questa teoria che sapeva essere vera, almeno per lui. Spesso però aveva la sensazione che alle altre persone potesse apparire solo come un modo diverso per parlare di "fortuna".

Il vedere la buona riuscita della nuova compagnia portò tuttavia anche Dario a percepire in maniera riduttiva il Politecnico, nel quale non aveva ancora trovato delle persone con cui organizzare qualcosa al di fuori dell'ambito scolastico e ciò lo fece stare un po' male, perché a suo parere era giusto che con dei compagni di classe esistessero anche dei rapporti di amicizia più estesi. Decise però di aspettare ancora ed intanto iniziò a posare un occhio su alcune delle ragazze del suo corso.

Alla fine di novembre, finalmente un tipo del gruppo più ristretto di amici del Politecnico organizzò la festa del suo compleanno in una discoteca del centro di Torino, dove si recarono diverse persone dell'università, ma anche vecchi suoi compagni di scuola, alcuni dei quali Dario già conosceva da diverso tempo. Come nelle più tradizionali giornate sfortunate, Dario si era lasciato in mattinata con la Barbara e nel pomeriggio ricevette un bidone da una ragazza di Ivrea piuttosto carina che gli aveva promesso di farsi viva per la festa del suddetto festeggiato Andrea. Anche se ampiamente giustificata, questa ragazza impedì a Dario di volgersi immediatamente verso altri interessi dopo il periodo trascorso con Barbara.

Così in discoteca c'erano Marina e la novarese Deborah, una del gruppo, oltre naturalmente al festeggiato e ai diversi suoi amici, alcuni già noti a Dario, come abbiamo visto. La giornata trascorse spensierata, tra un ballo e l'altro; nella serata il gruppo più piccolo cenò fuori, mentre altri andarono a casa di un amico per ritrovarsi un po' con gli ex-compagni di classe.

Dario nonostante la giornata negativa si divertì ugualmente e con il procedere delle ore ebbe la sensazione che quella Deborah in qualche modo gli stesse attaccata più del normale (!), mentre viceversa lui trovò in un'amica di Andrea una persona molto simpatica e notevole, con la quale andò avanti a discutere per un po', mentre tutti gli amici di lei la prendevano in giro ricordandole del suo ragazzo momentaneamente assente.

In quella occasione Dario diede ancora una volta prova del suo notevole ottimismo. - Ma tu ti trovi bene al Politecnico? E che cosa pensi di fare una volta uscito di lì? - gli chiese Ornella, questo il suo nome. - Guarda, non lo so. Però io conto di sfondare in campo internazionale entro un paio d'anni per merito di qualche geniale invenzione! - Con questa uscita, che forse in pochi compresero nella giusta maniera, Dario aveva espresso un'impressione sul futuro che rispecchiava appieno il suo modo di pensare. Nelle settimane che seguirono, andò aumentando la quantità di tempo trascorso con il gruppo di compagni di scuola, ed in generale Dario incominciò a trascorrere con loro delle giornate molto belle. Chiaramente si sentiva tuttavia ancora molto legato alla vecchia banda con la quale usciva piuttosto di rado e soprattutto in sempre minor numero di persone: Dario ricordò in tutto il mese di dicembre soltanto una gita organizzata con Maurizio e Mario, la prima domenica del mese, verso la località di Cervinia; i suoi amici erano molto felici poiché finalmente possedevano l'intera discografia dei Duran Duran e ci tenevano molto a fargliela ascoltare, così Dario si adeguò. Fu l'ultimo viaggio fatto con la Golf bianca di Mario, che dopo poco tempo egli vendette a favore di una grossa moto.

Fu anche, come abbiamo detto, l'ultima gita dell'anno con quegli amici perché il resto del mese fu trascorso insieme a Fabrizio e cercando di mantenere i contatti con il Marco che si vedeva sempre meno... Motivo di questa ricerca era fondamentalmente uno: si stava avvicinando il prossimo capodanno.

E' vero che pian piano l'immagine della Cristina di capodanno si era andata affievolendo nella mente di Dario, ma con il sopraggiungere di questo anniversario tanti ricordi rifecero improvvisamente capolino. Era infatti giunto dicembre e Marco lo si vedeva sempre solo in palestra; quando Mario e Maurizio chiesero a Dario che cosa intendeva fare a capodanno, se voleva andare con loro ad una festa ed altro ancora, quasi automaticamente questi realizzò che il prossimo inizio d'anno andava per forza trascorso nuovamente a Beaulard.

Non ci aveva ancora pensato consciamente fino ad allora, ma gli parve immediato rispondere così ai suoi amici, e quindi disse loro che non poteva andare dove lo avevano invitato. Chiaramente insisterono parecchio, poiché non vedevano niente di buono in una festa da trascorrere insieme al "bidonaro" di Marco e a Paola, per non parlare degli altri della montagna, ma altrettanto ovviamente non ci fu verso di smuovere Dario.

Quest'ultimo trovò invece un valido alleato in Marco, il quale com'è logico contava di passare nuovamente su in montagna queste feste natalizie, insieme a Paola. Incominciarono a parlarne e organizzarono per sommi capi il loro periodo di vacanze.

Accadde poi che una sera Dario incontrò la Paola sull'autobus che ancora una volta lo trasportava alla scuola guida, e tra un discorso e l'altro, oltre che di Patrizia, che Paola vedeva ancora piuttosto spesso, si parlò dei due inizi d'anno, quello passato e quello futuro. Dario le disse che naturalmente pensava ancora, dopo un intero anno, alla sua amica di Alessandria, e che ultimamente collegava il suo attuale modo di essere con quella avventura. - Mi ha scritto Cristina, di recente - gli disse Paola. - Io le ho risposto dopo un po' e le ho parlato anche di te, di come sei cambiato, di quello che fai adesso. -

Allora Dario sentì nuovamente molto vicini quei giorni, e le parlò di come sentiva necessario ritornare in quei luoghi per il prossimo natale; lei gli disse di fare come preferiva. Poi si parlò ancora di Cristina e del capodanno passato, e Dario le espose qualche suo pensiero fatto a mente fredda, ossia un anno dopo: convintosi che era stato il suo modo di essere a rendere così particolare quella storia, ora che egli non era più così immaginava come sarebbe andata a finire un'analoga vicenda affrontata ora. Disse a Paola che secondo lui, ora, quella coppia avrebbe potuto avere un futuro, e volle sapere qualcos'altro su com'era Cristina con i ragazzi.

Era un'aspetto, questo, che Dario non aveva mai considerato, avendo sempre visto quella storia come una specie di "rinascita", qualcosa di molto particolare ed unico; in quei momenti iniziò a pensare che tutto poteva anche essere visto "solo" come un amore a prima vista: per fare questo, però, bisognava astrarre una buona parte dei significati collaterali. Si diedero appuntamento alla fine dell'anno e si salutarono.

* * *

Al sabato pomeriggio Dario e Fabrizio erano regolarmente in centro insieme ai loro amici ed amiche. Giravano molte vie, piene di gente per l'avvicinarsi del natale, e osservavano "con occhio critico" il modo di vestire dei loro concittadini. Già, da quando erano entrati, come abbiamo visto, in quella ottica per così dire basata sulle apparenze e sui modi di vestire, amavano tantissimo essere sempre informati su quello che andava mutando nelle mode e nelle abitudini. Prima di acquistare qualsiasi maglione o paio di scarpe confrontavano tutti i modelli in commercio, poi facevano attenzione a che tipo di persone li indossassero; spesso acquistavano cose molto simili nei modelli o nei colori, ed allora si vantavano nei confronti di chi non era vestito come loro; se invece avevano fatto scelte differenti, ognuno dei due esaltava i caratteri della propria scelta al riguardo di quella dell'altro.

Tutto questo andò avanti per alcuni anni, in un continuo desiderio di essere aggiornati ed, in qualche modo, al passo con i tempi: anche il sentimento dello scorrere del tempo era una peculiarità che Dario aveva sviluppato negli ultimi mesi; ricordando il periodo scolastico dell'anno precedente, Dario in quell'autunno ripensava a quegli scrittori e filosofi il cui pensiero allora non aveva compreso completamente e che invece ora gli appariva molto chiaro e giusto. Erano idee concernenti il sentimento del tempo che scorre e del ricordo delle proprie gesta da parte dell'umanità futura: Foscolo, Keats.

In quei freddi giorni della fine del 1985 Dario non sentiva il bisogno di una nuova ragazza, almeno da quando aveva incominciato a sentire l'avvicinarsi del nuovo capodanno. Lui e Fabrizio erano sempre alla ricerca di qualcuna, sia nella scuola guida ormai quasi terminata (alla buon'ora) sia nelle passeggiate che nelle feste: però nessuno dei due si perse in maniera particolare di qualche ragazza.

Dario in effetti aveva congelato tutti i possibili mutamenti nella propria vita fino al mese di gennaio, perché voleva ricucire una parte di sé con l'anno precedente, cosa che sperava si potesse compiere nella nuova festa di inizio d'anno. Fabrizio non condivideva molto questo suo modo di agire ed anzi non lo condivise mai, però non ci faceva molto caso. Si scontravano a volte sul solo fatto che avrebbero potuto festeggiare insieme il primo dell'anno, se Dario non fosse andato via.

Con la mente regolarmente rivolta ad altro, Dario trascorse la restante parte del mese di dicembre. Ci fu una festa delle sue vecchie compagne di scuola, tra cui la nota amica di quella ragazza morta nella primavera al liceo: si tenne in una discoteca stracolma di quei "famigerati" paninari, cosicché Dario e Fabrizio poterono sposare piacevolmente i ricordi con la loro vita attuale. Il giorno del suo onomastico Dario partecipò ad una serata in pizzeria con i suoi vecchi compagni di classe e li trovò, tranne alcuni, tutti piuttosto lontani e presi dalle loro attuali occupazioni: pochi suoi amici soltanto egli ritrovò con piacere, Flora e Piergiorgio, nonché alcuni altri che adesso frequentavano il Politecnico e che tuttavia incontrava solo di rado. Proprio con loro, poche settimane prima, aveva organizzato questo ritrovo di classe, e ricordava che in quel tardo pomeriggio si erano fermati per un bel po' di tempo davanti all'università. Faceva piuttosto freddo e c'era un'atmosfera strana, quella luce particolare e biancastra che è nel cielo quando è nuvoloso senza uno spiraglio di colore diverso dal grigio. A sollevare Dario da quell'atmosfera cupa era stato solo il ritrovare i vecchi compagni di classe ed il pensiero di rivedere tutti di lì a poco.

Poco prima di natale, Dario salutò gli amici della scuola guida, l'istruttore e la segretaria che ormai erano diventati degli amici come gli altri, e lo rimasero pure in futuro. Era stato respinto in un ulteriore esame di guida, dopo aver finalmente superato teoria ai primi del mese, pochi giorni prima. Comunque a questo ci aveva fatto l'abitudine: per fortuna col successivo esame sarebbe terminato tutto felicemente. Si noterà che a differenza del solito Dario diede quattro esami in quella sessione di scuola guida: ciò era dovuto ad un errore nella compilazione dei moduli burocratici per la richiesta d'esame commesso dalla segretaria, quindi Dario ottenne la possibilità di dare un esame in più del solito.

Nell'ambito della scuola guida, bisognerebbe ancora parlare di una ragazzina, amica del team "dirigenziale" della scuola stessa, con la quale Dario si trovava piuttosto bene: lei diceva sempre che "da grande" avrebbe voluto fare la camionista, ed in molti la prendevano in giro per questo. Fabrizio inoltre sfotteva Dario perché a lui piaceva stare con lei che era molto più piccola di loro e degli altri futuri patentati. Per rivivere una parte di una storia ben nota, Dario le scrisse una dedica su un albero di natale di quelli posti davanti ai negozi, sperando o immaginando che lei la vedesse, prima o poi.

Nel medesimo fine settimana, Dario andò in montagna con Paolo e la sua tipa, che tra l'altro era stata una carissima compagna di scuola di Dario, oltre al cugino e ad altri amici loro. I due si erano conosciuti in una di quelle serate organizzate tutti insieme nell'autunno. Quella domenica, al ritorno dalla montagna essi contavano di incontrare Marco e Paola al solito posto, però non passarono per Beaulard: evidentemente dipese dal guidatore Paolo la scelta di non recarsi a casa di Paola, altrimenti Dario ci sarebbe andato di fisso. Non fu una cosa grave, comunque. Svanita questa possibilità, ci fu qualche altra buona occasione per vedere di incontrarsi nelle vacanze di natale, tra Marco, Dario e Paolo. Scartata ovviamente l'eventualità di recarsi a Beaulard da parte di Paolo, anche vista la sua recente situazione affettiva, essi passarono qualche giornata nuvolosa a casa sua, ascoltando musica e raccontandosi qualcosa di loro.

La sera di natale Dario la trascorse ancora a casa di Paolo, mentre Marco era già in montagna: giocarono a tombola con degli altri amici e fecero la classica mangiata di natale; poi si rividero il giorno successivo per andare un po' a spasso. I due giorni che seguirono Dario li trascorse a casa rimuginando sull'anno che stava per concludersi e su tutti i suoi amici. Scrisse diverse cose sul suo diario, a proposito di natale; poi, la mattina del 28 dicembre egli partì alla volta di Beaulard.

Capitolo 11

Non sapeva esattamente che cosa avrebbe trovato su, oltre a Marco e a Paola. Decise quindi di portare con sé poche cosucce, oltre alla macchina fotografica: aveva infatti rimpianto tantissime volte che dell'anno prima non gli fosse rimasta alcuna immagine, quindi voleva rimediare. C'era un treno abbastanza comodo, alle 8.28, che arrivava in montagna per le dieci: si trattava di un orario ragionevole, sicché Dario pensò che nel caso non avesse potuto fermarsi a dormire avrebbe fatto il "pendolare" per alcuni giorni. Erano giornate nuvolose e grigie, che ricordavano molto il clima del viaggio di pasqua: ad aumentare questa sensazione furono pure le canzoni che Dario ascoltò in quel viaggio; pensò così che in effetti anche questa volta provava un pizzico di paura nel pensare a come lo avrebbero accolto a Beaulard.

Vi giunse puntuale, e andò subito a casa di Paola dove sapeva di essere atteso. Era abbastanza presto per gli indigeni, comunque nessuno venne svegliato dal suo arrivo. Parlarono un po' di com'era l'ambiente quell'anno, di che cosa contavano di fare per l'inizio d'anno e di chi c'era e chi no. Poiché quella situazione a tre era un po' riduttiva, nonostante Marco e Paola non isolassero mai il loro amico, Dario li spronò ad andare in giro per il paese alla ricerca di qualche personaggio: come l'altra volta, anche adesso egli aveva intuito che a quei due non interessava granché di cosa facevano gli altri; sarebbero stati volentieri da soli anche a capodanno. Trascorsero la mattinata in casa, parlando tra l'altro di economia con Bruno, un cugino di Paola che era ospite in quei giorni insieme alla moglie: furono discorsi interessanti che allontanarono momentaneamente Dario dal desiderio di rivedere gli altri (l'altra).

Nel pomeriggio girovagarono un po', dopo l'ennesimo pranzo scroccato alla famiglia di Paola. Passarono a chiamare Lelia e Gabriella, però quest'ultima non andò subito con loro; salutarono la famosa Cristina che li aveva ospitati nella notte di capodanno dell'anno prima, ma lei non uscì di casa. Sia Sergio che il cugino Paolo "Pucci" di Lelia non erano ancora su a Beaulard, ma del resto di loro non è che interessasse granché a Dario. Furono così in quattro a passeggiare per le vie del paese, e si raccontarono un po' di cose dell'ultimo anno. Era naturalmente Lelia a polarizzare l'attenzione, contrapposta agli altri tre, in quanto non li vedeva sin da Pasqua: come da copione, dopo qualche tempo Lelia notò il modo di vestire quantomeno "pacchiano" di Dario, il quale aveva sfoderato tutte le sue assurdità per quell'occasione. Gli domandò, con fare ironico, come mai e da quando si vestiva così; poi, dimostrando peraltro una certa preparazione riguardo a quella moda, iniziò a chiedergli informazioni su tutto ciò che lui indossava. Dario, essendo proprio quello il suo obiettivo principale, si divertiva moltissimo a mettere in mostra tutti quei particolari.

Proseguirono così fino al calare del sole ed anche un po' oltre, scattando pure qualche foto, tra cui una nella quale Dario indossava il cappellino verde di Paola. Poi si salutarono, e Dario corse a prendere l'ultimo treno per Torino, che passava alle 19.30 circa: con Marco e Paola l'appuntamento era fissato per l'indomani, con Lelia probabilmente anche e forse pure con il resto della compagnia. Andando a casa Dario pensò che si era divertito abbastanza, e che l'indomani sarebbe senz'altro tornato su. Subì qualche contestazione da parte della madre che si opponeva a questo correre su e giù per "chissà quale" ragione; comunque Dario preparò lo zainetto per il giorno successivo ed andò a dormire.

Capitolo 12

Il giorno dopo, con appuntamento sempre alle ore 10, Dario chiese a Marco e Paola di aiutarlo a cercare una pensione o una camera per la notte di capodanno e preferibilmente anche per quelle precedenti e seguenti. Iniziarono quindi andando in quei paesi vicini dove l'anno prima avevano finto di cercare un albergo: purtroppo, stavolta che lo cercavano sul serio non vi era alcun posto libero; inoltre iniziò presto a nevicare, così i tre provarono il brivido di montare per la prima volta le catene sulla nuova macchina di Marco. Non fu molto difficile, comunque, e per fortuna la nevicata cessò presto.

Andarono poi fino a Oulx, e girarono diversi posti, ma senza risultato positivo: così pensarono di andare nel pomeriggio a Bardonecchia, che era il posto più lontano, ma anche il più grande. Pranzarono poi a casa di Paola: bisogna dire che Dario cominciava a pensare a quanto fastidio potesse procurare la sua presenza ai genitori di Paola, comunque confidava nelle capacità di intermediazione dei suoi amici. E poi, in fondo avevano provato ad andare a mangiare fuori, ma l'idea era presto decaduta.

Durante il pranzo seppe che l'indomani contava di venire su a sciare Patrizia, la nipotina di Marco: sì, in effetti tutti avevano intenzione di inforcare gli sci, il giorno successivo, e a Dario andò abbastanza bene l'idea. Si preoccupava soltanto di riuscire a portare con sé il necessario per cambiarsi dopo la sciata, e probabilmente anche per restare qualche notte su. Questa possibilità sembrò comunque molto remota in serata, quando tutta Bardonecchia, lungamente rastrellata in lungo ed in largo, rispose no alle richieste di Dario e Marco concernenti un posto per dormire. Era arrivato un po' tardi, Dario, in effetti, per accampare delle pretese in tal senso: si rassegnò a tornare nuovamente giù a Torino con il solito treno, e diede un ulteriore appuntamento al giorno successivo ai suoi amici.

Anche questa seconda giornata era passata senza rivedere nessun amico della compagnia, comunque Dario sapeva che c'era ancora tempo. Era curioso, riguardo l'indomani, di vedere come si sarebbe comportato con Patrizia, e lei con lui. Sperando poi di potersi sistemare ugualmente in qualche modo, preparò una grossa borsa con dentro una buona parte del suo guardaroba e, convinto da Marco, portò con sé anche la nuova macchina fotografica acquistata per natale: non avrebbe voluto portarla, anche perché ne aveva già una in giro per quelle feste, però fu convinto dal suo amico che voleva imparare ad usarla per scoprirne le presunte "meraviglie" tecniche. Come spesso accade, si passò da un eccesso all'altro, da nessuna foto a ben due macchine fotografiche.

Il mattino successivo Dario non salì a casa di Paola in quanto lei e Marco scesero subito armati di sci e attrezzi vari. Aspettarono un po', poi sopraggiunse Patrizia insieme ai suoi genitori, ad una cugina e a una sua compagna di classe, ragazze che già si erano viste nell'autunno: allora i sei ragazzi, oltre ad un'amica della sorellina di Paola che aveva dei parenti nello staff tecnico delle seggiovie di Beaulard, si incamminarono verso gli impianti. Fu un incontro molto povero nei dialoghi, quello tra Patrizia e Dario: a parte qualche battuta e qualche considerazione durante le discese, non vi fu altro.

Finalmente c'era una giornata soleggiata: la neve era abbastanza compatta e si sciava molto bene anche in quelle piste che, come ben noto a Dario e Marco, erano molto difficili e spesso spelate; ad esempio i due ricordavano che il giorno di Pasqua la neve era stata piuttosto scarsa e si era presto sciolta sotto il caldo sole.

Dario riprese in fretta una discreta agilità nello scendere, e fu piuttosto felice nel constatare che non aveva dimenticato tutto dopo otto mesi di inattività. Marco dal canto suo aveva già sciato in quella stagione, quindi si trovava meglio del suo amico; in fondo aveva pur sempre Paola come maestra al proprio fianco. Patrizia e le sue amiche erano piuttosto delle principianti, e andavano all'incirca come Dario e Marco. Verso mezzogiorno, si seppe che sulle piste c'erano anche le alessandrine e forse qualcun altro della banda: le aveva viste Paola da qualche parte sulla montagna. Poco dopo, Dario e Marco incontrarono le due sorelle alla base dello skilift, in un punto che generalmente era difficile da raggiungere senza danno, perché posto alla fine di una ripida discesa con la neve generalmente ridotta male, e in più situato sull'orlo di un precipizio: già una volta Dario era arrivato giù molto veloce e non riuscendo a fermarsi aveva travolto Marco ed altri sciatori in coda!

Stentò a riconoscerle, Dario. Soprattutto Cristina, aveva adesso i capelli piuttosto lunghi; inoltre non le aveva mai viste in tenuta da sci. Erano cambiate parecchie cose, da pasqua, ma all'apparenza quest'incontro fu identico a quello precedente: tuttavia qualche parola di più loro due la scambiarono sin dall'inizio. La cosa che eccitava ed allo stesso tempo spaventava Dario era il fatto che ci fossero anche i genitori delle due ragazze lì a pochi metri, e che finalmente poteva vedere questo famigerato padre di famiglia che si era preoccupato tanto per i vetri della sua automobile un anno prima...

Non ricordava affatto il suo aspetto, però presto capì di chi si trattava: con stupore, notò che lui lo guardava come se lo conoscesse bene, e l'espressione torva di lui era uno dei particolari che inequivocabilmente lo identificava come "il padre di Cristina". - Un padre non si dimentica degli spasimanti della propria figlia - disse Paola. - Eppure io non mi ricordo assolutamente di quando possa avermi visto, l'anno scorso - continuava a ribattere Dario. Divenne così in breve tempo una leggenda, questa del padre delle due sorelle, che continuò a divertire tutti negli anni a venire. A malapena si incrociarono ancora sulle piste in quella giornata, poiché le due ragazze sciavano ai livelli di Paola e quindi non vedevano nemmeno i nostri amici di Torino: poi verso l'ora di chiusura degli impianti il gruppo originario fece ritorno a casa tramite la seggiovia.

La casa di Paola fu presto invasa dalle persone di ritorno dalla sciata: tutti cercavano di risciacquarsi un attimo dalle fatiche trascorse, e di scaldarsi presso i caloriferi; quindi il gruppo di Patrizia rifiutò l'invito a cenare a casa di Paola, e si incamminò verso la macchina. Gli altri si sistemarono un po' e poi decisero di andare in cerca degli amici di Beaulard, con i quali Paola aveva avuto un appuntamento tramite Cristina e Francesca. "Finalmente" pensò Dario "va accadendo quello che aspetto da giorni".

Molti pensieri gli turbinavano nella testa in quegli attimi serali: nel salutare Patrizia aveva pensato rapidamente all'intero anno passato e buffamente aveva creduto che potesse avere senso presentarla a Cristina (e viceversa); poi aveva lasciato perdere. Era molto intenso il ricordo degli analoghi giorni dell'anno prima, tanto che automaticamente pensò di tralasciare ogni possibile problema e decise che sarebbe sicuramente rimasto su a vedere lo spettacolo pirotecnico e la fiaccolata nonostante non sapesse dove fermarsi. Fortunatamente di lì a poco, ritrovando tutti gli amici del luogo, venne invitato da Sergio a dormire nella sua roulotte e questo lo rese molto più tranquillo, rispetto alla prospettata dormita nella macchina di Marco. C'erano più o meno tutti. Roberto, Pucci, Lelia e sua sorella, Cristina e Francesca, Marco, Paola, Raffaella e dopo un po' anche l'altra Cristina. Dario tentò di non dare troppo nell'occhio, restando un po' in mezzo al gruppo e cercando di controllare il suo desiderio di catapultarsi da Cristina per passeggiare nuovamente abbracciato a lei. Ma dopo poco tempo fu lei a cercarlo mentre era in disparte.

Cominciò a parlargli, a domandargli di che cosa aveva fatto di recente e all'università, ma già dopo pochi secondi Dario aveva realizzato un pensiero. - Sei veramente così con tutti i ragazzi e le ragazze, aperta ed in grado di mettere la gente a proprio agio, come mi hai scritto nella lettera. Solo che un anno fa non potevo capirlo - le disse, e questo si incastrava alla perfezione nel suo quadro del 1985. - Sei cambiato - gli disse allora lei - non so, ti comporti diversamente con gli amici: sembri diverso e quasi non so come affrontarti. - Dario non desiderava sentire altro, a maggior ragione da lei. La discussione proseguì poi per qualche tempo, finché rientrarono nel gruppo e ripresero a scherzare con gli altri.

A dire il vero, Dario non seppe mai quanti e fino a che punto sapevano della storia del capodanno precedente, delle dediche sui vetri e delle lettere. - Lo sapranno tutte le ragazze - supponeva, ma non ne era certo. Così non sapeva esattamente di cosa parlare con ciascuno. Con Roberto ora si trovò indubbiamente meglio, in quanto non pensava più di poterlo sentire opposto a una parte di sé. Riguardo a Sergio scoprì poi in serata che i suoi interessi computerecci erano simili ai propri, e insieme fecero delle lunghe discussioni tecniche.

Il pomeriggio terminò parlando di interessi musicali, di quello che si faceva nelle rispettive città. Ogni tanto partiva qualche battuta di grande significato tra Dario e Cristina, ma le molte cose da dire erano come tacitamente rimandate alla notte del veglione. Si dipanò solo una questione riguardante una lettera tipo "catena di S.Antonio" che era giunta a Marco nell'estate: essendo sconosciuto il mittente, lui e Paola avevano visto dal timbro postale che la provenienza era Novi Ligure, così avevano pensato ad uno scherzo delle due amiche della montagna. Marco aveva quindi, come risposta, scritto una buona dose di insulti al loro riguardo sulla cartolina che Dario aveva spedito loro durante il campeggio estivo in toscana. Pare così che Cristina avesse interpretato quelle frasi come una risposta alle sue lettere riguardanti capodanno, e si era indispettita pensando oltretutto che Dario le avesse fatte leggere a Marco. Finalmente la cosa venne spiegata e a Dario restò solo da insultare moderatamente Marco per le scarse deduzioni di cui era capace.

Nella serata ancora una volta cenarono a casa di Paola. E ancora una volta Dario ebbe modo di vedere qualcosa di sbagliato nel comportamento dei genitori di quella ragazza: al di là dell'ospitalità che avevano dimostrato a Dario così come agli altri amici di Torino, veniva a sapere in quel momento da Marco che la madre di Paola si preoccupava di come mai egli non era tornato giù a Torino come al solito. Forse temeva che dormisse in auto come l'anno precedente. Ma non solo, egli venne a sapere che lui e Paolo erano stati giudicati molto male, insieme a Marco, l'anno precedente, per le loro presunte scarse capacità economiche. Ci rimase piuttosto male, nel constatare questa povertà d'animo: poi pensò che quelle persone erano solo strumentali alla realizzazione dei suoi sogni.

Dopo la cena, alla quale erano ancora presenti i cugini di Paola che contribuivano a ravvivare l'ambiente, Dario, Marco e Paola uscirono di casa e si trovarono insieme al resto della compagnia per la fiaccolata. Dario desiderava avere di nuovo vicine Lelia e Cristina, come era accaduto l'anno prima, e vi riuscì per una parte del tempo. Poi iniziò ad aggirarsi tra gli altri del gruppo, alcuni dei quali erano amici di amici e quindi non li conosceva personalmente. Desiderava parlare con tutti per avere da ciascuno qualche impressione sul suo "nuovo corso": quando non parlava con nessuno, contemplando i fuochi artificiali aveva la mente fitta e nello stesso tempo sgombra di pensieri, e si sentiva molto sereno.

Tra queste persone aggregate al gruppo, due in particolare gli procurarono piacere e curiosità: un'amica di Fabrizio che probabilmente lo aveva intravisto in un ritrovo di classe gli si avvicinò chiedendogli se effettivamente conosceva questo ragazzo; poi c'era un tipo tutto vestito da paninaro che, anch'esso piuttosto isolato nel suo modo di vestire, si era presto avvicinato a Dario e gli raccontava dei suoi acquisti e della sua compagnia a Torino. Dario riuscì a stento a trattenere le risate vedendo quanto profonda fosse la convinzione di questo ragazzo nelle sue idee, e confrontandola con il proprio modo di fare e con quello di Fabrizio: però gli fece piacere constatare di non essere più un personaggio anonimo come l'anno prima, e che sin dalle prime impressioni egli dimostrava qualcosa al prossimo.

Nella compagnia il suo aspetto non era molto considerato dai più; solo poche persone, le più spigliate, trovavano qualcosa da evidenziare nel suo modo di vestire. Molti invece, notavano che anche questa volta, come a pasqua e natale, Dario si vestiva stranamente leggero e gli continuavano a domandare se non avesse freddo. Non sentiva freddo, a dire il vero, Dario: però notava che effettivamente anche l'anno prima lui si era sempre vestito molto poco quando era andato a Beaulard, almeno rispetto agli altri della compagnia. Non ricordandosi molto di come era solito vestirsi quando andava in montagna da piccolo, non ci fece troppo caso. Pensò solo che probabilmente il capodanno prima erano stati gli occhi di Cristina a riscaldarlo, e che forse era rimasta una sua caratteristica anche in seguito.

Alla fine della fiaccolata, rimase poco da fare in paese. Ancora qualche giro, poi decisero tutti di andare a dormire presto, più o meno come era accaduto l'anno prima. Dario caricò i suoi bagagli e si diresse verso il campeggio e la roulotte di Sergio: sollevò così i genitori di Paola da un certo peso... Fu accompagnato da tutti fino alla roulotte, poi una buona parte della notte trascorse discutendo con Sergio di computer e elettronica varia: già, difficilmente parlava con lui di ragazze e di compagnie; soltanto in futuro con lui e con Paolo sarebbe iniziato questo genere di discorsi.

* * *

L'indomani fu un giorno molto faticoso, passato a girare di casa in casa per le vie del paese, sotto la neve. Dario e Sergio, dopo una veloce colazione, andarono a trovare Marco e Paola e trascorsero lì parte della mattinata. Poi verso l'ora di pranzo incontrarono gli altri e così si ebbe la conferma che la festa doveva essere fatta a casa di Cristina e Francesca: tutto pare che fosse quasi pronto, il che stupì parzialmente Dario in quanto egli non aveva visto preparare nulla a casa di Paola. Evidentemente avevano fatto tesoro dei fallimenti relativi all'anno precedente! Acquistarono qualche derrata per il pranzo di mezzogiorno, quindi Dario e Sergio si diressero alla volta del campeggio: la roulotte, nonostante il freddo spesso dovuto alla negligenza (o taccagneria) del padrone di casa, si rivelava piuttosto comoda. C'era perfino il televisore!

Continuavano i loro discorsi tecnici, intanto. Tra una puntata di "D.J. Television" e una pubblicità, guardavano la televisione e ogni tanto uno dei due accendeva una nuova discussione in merito a qualche particolare risorsa di questo o quel calcolatore: accadeva spessissimo che Sergio prendesse in giro Dario per il suo uso dei termini tecnici inglesi, in quanto Dario era solito pronunciarli così come si scrivevano, mentre Sergio rispettava rigorosamente la loro pronuncia. Spesso iniziavano dei battibecchi di notevoli proporzioni. Cercarono di far passare così la maggior parte del pomeriggio, in quanto fuori faceva freddo e non sapevano esattamente da chi andare. Ad un certo punto, tuttavia, si decisero e si misero in moto. Passarono da Paolo e da Lelia, ma loro non vollero seguirli; lo stesso accadde dalle due sorelle della festa, che però non li fecero nemmeno salire, perché "stavano preparando la casa"; alla fine approdarono dalla seconda Cristina la quale non volle uscire nemmeno lei, però li ospitò per un po' a base di biscotti e cioccolata.

Dopo qualche tempo si rituffarono tra le intemperie e andarono da Marco e Paola, ove si trovava anche Roberta, la sorella di Paola. Qui Dario venne convinto da Marco ad andare a comprare un rullino di fotografie per la seconda macchina fotografica, così i due si rimisero in viaggio ancora una volta in direzione del tabaccaio-tuttofare di Beaulard. La prima foto fu "sprecata" subito riprendendo Dario e Marco, tutti goduti e intenti a stirare le camicie per il primo dell'anno.

In breve fu ora di prepararsi per la festa. I genitori di Paola erano rientrati, così c'era nuovamente molta confusione in quella casa, visto che tutti si stavano cambiando e giravano con tanta fretta addosso, genitori compresi. Dario si cambiò abbastanza velocemente, indossando la camicia arancione appena stirata, una canottiera arancione ed i suoi jeans foderati. Però si tagliò facendosi la barba: questo gli provocò dei traumi, in quanto questa volta, a differenza dell'anno prima, avrebbe desiderato essere in perfetto ordine. - E' l'emozione! - gli disse Paola, suggerendogli di usare del fondotinta per coprire il taglietto. L'idea fu apprezzata, ma ebbe risultati non troppo buoni.

Quando Sergio passò a prenderlo, Dario si recò insieme a lui a casa di Cristina; Marco e Paola sarebbero venuti dopo. Ogni riferimento all'anno precedente era, lungo quella strada, fin troppo scontato, quindi Dario cercò di scacciare dalla sua mente i possibili confronti lasciandoli, pensava, a tra qualche giorno a Torino.

Capitolo 13

L'atmosfera è allegra. Sono passate un paio d'ore da quando la festa è incominciata, e tutti hanno mangiato abbastanza. Si sono fatti dei giochini, qualche foto di gruppo e tutti i presenti stanno scherzando e ridendo. Ancora una volta la musica che si ascolta arriva dalle cassette di Dario e Marco: - C'è una canzone molto bella, su questa cassetta, che probabilmente non conoscete - dice Dario a proposito di un pezzo musicale. - Si tratta di "The captain of her heart", dei Double, ed è appena uscita -. Ma Raffaella gli risponde che la conosce da un pezzo, lasciando Dario nello stupore!

Ad un certo punto sopraggiunge la mezzanotte, solo che quest'anno non ci sono petardi, a differenza dell'anno prima: così dalle finestre partono piatti e bicchieri di carta, con Roberto a capo della flottiglia. Si fanno gli auguri di rito, tutti brindano; poi ciascuno torna a parlare con il suo gruppetto. In un angolo ci sono due persone alle quali da un certo momento in poi non interessa più nulla di cosa facciano gli altri. Sono seduti uno di fronte all'altra. E' incominciato tutto da una battuta simile a quelle che dal giorno prima, da quando si sono rivisti, continuano a scambiarsi; non si sa però se e quando finirà.

Ci sono delle candeline in giro per la stanza, e Dario chiede alla compagnia - Facciamo qualche foto a luce di candela? - La risposta è affermativa, così presto lui e Cristina sono uno accanto all'altro con i volti rischiarati da quelle deboli luci. Immediatamente dopo i due ritornano nel loro cantuccio e non è facile smuoverli.

- Avevi detto che avresti dedicato ogni tua lettera ad un diverso cantautore, poi abbiamo smesso di scriverci...

- Non ascolto più tanto i cantautori, adesso mi piace molto la country, il rock.

- Si? A me piace quella versione da discoteca di "Stairway to Heaven" che è appena uscita.

- Ma è molto più bella quella originale dei Led Zeppelin - risponde lei, quindi afferra il registratore e gliela fa ascoltare.

- Ho aspettato molto a lungo questi momenti per parlare con te, sai?

- A me è dispiaciuto che tu sia stato così male per causa mia...

- No, ma non è colpa tua, adesso so che cosa è realmente accaduto e perché. Sai, era un periodo molto strano e quando ti ho conosciuta qui è successo qualcosa per cui tu sei diventata il fulcro di tanti cambiamenti.

- Già. Quando mi ha scritto Paola, mi ha detto "Dario è cambiato, non è più come l'anno scorso. Adesso prende le ragazze e le lascia con facilità".

- Bè, è che un anno fa eravamo molto diversi, sia io che Marco e Paolo. Paolo lo abbiamo perso di vista, ma io ho fatto tante cose ed ho imparato molto

- Come con le ragazze?

- No, aspetta. Con le ragazze, ma anche con tutti gli amici. Io mi aspettavo che succedesse qualcosa l'anno scorso, per cambiare il mio modo di essere, e poi ho conosciuto te.

- Quando ho visto che stavamo bene insieme, ho chiesto a Paola se per te era normale comportarsi così e lei mi disse che tu facevi così con tutti, allora non mi sono più preoccupata che potesse nascere qualcosa tra di noi...

- Era vero, ma con te è stato diverso. E poi Paola non mi conosceva granché.

- Lei era l'unica persona con la quale potevo parlare.

- Io in quei tre giorni ho cominciato col non farci caso, poi mi è accaduto di sentire qualcosa di molto profondo dentro, come quando hai continuato a guardarmi dal balcone della festa, il primo dell'anno, per tutta la strada...

- Già, me lo ricordo bene. E' stato lì che ho cominciato a temere qualcosa; poi però non ho avuto la forza di parlarti.

- E' stato solo l'inizio: a gennaio andavo in giro per le strade e vedevo il tuo viso ovunque, non riuscivo a pensare ad altro. -

Cristina sorride e china il capo quando Dario le dice di essersi innamorato così perdutamente.

- Come quando mi hai risposto con quel "ma sei scemo" mentre volevo invitarti alla mia festa di compleanno. In effetti era una cosa improponibile.

- Scusa. Ma è vero che con i miei genitori ci sarebbero stati dei problemi, come con le scritte sulla macchina!

- Stavo molto male in quel momento. Avevo paura di perdere qualcosa di tanto importante; un po' come quando mi hai scritto la prima lettera... a proposito, la seconda non ti è mai arrivata sul serio?

- No, cosa c'era scritto?

- Bè, cose piuttosto strane. E' meglio forse che tu non l'abbia letta. Sapessi quante volte ho riascoltato quella canzone, quella che abbiamo ballato insieme l'anno scorso, durante l'anno. Dopo qualche tempo ho capito che cosa volevi dire con "stare bene con tutte le persone e farle sentire a proprio agio", ma allora, quando mi hai scritto, non riuscivo proprio a comprendere. Tu mi hai dato la fiducia di fare tantissime cose.

- Vuoi dirmi che non avevi mai chiesto ad una ragazza di ballare con te?

- No, cioè... fammi pensare. Sì, è così -

Dario riflette un attimo prima di continuare a parlare. Immagina cosa stia pensando Cristina.

- Sai, a pasqua mi sentivo così strana. Avrei voluto spiegarti delle cose, ma non sapevo da dove incominciare. Interrogavo te e Paola e Marco, ma non ho avuto risposta.

- Anch'io ero così. Temevo che tu mi avresti mandato a stendere per la storia di capodanno; non avevo ancora guadagnato tutto quel coraggio che ho ora. Ho cominciato anche a fare delle cose stupide, come tenere un diario...

- Perché stupide? Anch'io scrivo un diario. -

Dario sa che scrivere un diario non è stupido, e per essersi reso conto di questo, come pure di tante altre cose vorrebbe dire grazie alla sua amica.

Lei chiede poi a Dario come è andata la maturità, le vacanze. Quindi gli racconta come ha incontrato Paola e la sua famiglia nelle vacanze di agosto in toscana, guardacaso proprio vicino al campeggio della nostra banda.

Si sono intanto fatte le tre passate. Molti si stanno incominciando ad annoiare: decidono allora di uscire a fare un giretto fuori. I lunghi discorsi tra Dario e la sua amica sono ormai terminati e la festa è ridiventata una festa di capodanno: così anche loro sono presto pronti per uscire al freddo.

Capitolo 14

Per le scale del palazzo incontrarono i genitori di Cristina e Francesca che reclamavano la loro abitazione: con molta diplomazia Roberto ed altri risposero che avrebbero desiderato festeggiare ancora un po'. Essi compresero e tornarono fuori.

In questo giro notturno un po' tutti osservarono gli ultimi lampi e botti provenienti dal paese. Mentre molti scivolavano nell'apatia e nel sonno, Roberto e Pucci ebbero l'idea di andare a "disturbare" Lelia e Gabriella che non avevano partecipato alla festa organizzata da tutti gli altri, poiché dovevano incontrarsi a casa loro con degli amici. Dal momento che questo aveva dato fastidio un po' a tutti, l'idea venne accolta molto bene e presto i ragazzi furono sotto il balcone delle due sorelle ad urlare e a lanciare delle palle di neve verso l'alto: qualcuno presto si affacciò, ma tra le risate generali non si capì esattamente di chi si trattasse.

Vennero trattenute a stento le risate. Dopo un po' pensarono tuttavia che lo scherzo era durato abbastanza, così alcuni si indirizzarono verso le proprie case per andare a dormire: fu a questo punto che l'altra Cristina chiese a Dario se voleva andare a dormire da lei anziché da Sergio in campeggio, per fare più in fretta. Dario accettò e così dopo essere andato a recuperare qualcosa nella casa della festa si addormentò presto nel letto di uno dei fratelli di Cristina che come al solito avevano festeggiato altrove il capodanno. Nonostante la sua mente dovesse, in teoria, essere popolata da tantissimi pensieri, egli non tardò affatto ad addormentarsi.

Dopo poche ore di sonno Dario si risvegliò e bevve il caffè offertogli dalla giovane padrona di casa. Anche se in futuro sarebbero diventati molto amici, a quel tempo non erano ancora in grande confidenza: poche frasi, quindi, poi Dario si caricò del suo piccolo zaino ed andò a casa di Paola; Cristina non volle andare con lui, poiché voleva aspettare a casa i suoi.

A casa di Paola reclutò gli altri due ed insieme a loro proseguì alla ricerca di altri possibili dormienti da svegliare. Nuovamente armato di macchina fotografica, riprese alcune immagini di Beaulard illuminata dal sole mattutino, poi insieme a Marco fu ritratto da Paola in una foto davanti alla famosa macchina nuova e nera. Bisogna dire che, siccome Paola non era troppo sveglia nell'utilizzare i potenti strumenti della tecnologia moderna, passarono diversi minuti prima che la foto potesse essere scattata nell'esatta posa che Dario e Marco desideravano.

Il primo dell'anno fu passato in buona parte a casa di Sergio, ancora una volta tra televisione e pranzetti artigianali, tra computer e dischetti: in quei giorni si era delineata una solida amicizia sulla quale Dario in precedenza non avrebbe fatto alcun affidamento e che d'allora in avanti ebbe nuova vitalità ogniqualvolta Dario tornò a Beaulard; non solo, ma i due incominciarono a vedersi anche in città, cosa che di rado si era verificata anche in passato tra gli altri amici della montagna.

Nel pomeriggio la banda andò avanti e indietro per il paesino diverse volte: una delle poche cose degne di nota che fecero in quel pomeriggio fu accompagnare Dario in stazione per vedere di farsi rimborsare il biglietto di andata e ritorno che risaliva al lunedì e che sarebbe scaduto in giornata. Dario infatti si sarebbe fermato di sicuro ancora qualche giorno, visto che si stava divertendo parecchio e che, pur non desiderandolo fermamente, gli sarebbe piaciuto tornare sulle piste da sci.

Per la serata la compagnia organizzò la cena in pizzeria come era tradizione da ben più di un anno. Questa volta però cambiarono locale: si trovarono abbastanza bene ugualmente, anche se era un locale un po' povero... Mangiarono un bel po' e si fermarono per un certo tempo nella pizzeria; poi si recarono a casa di Lelia e Gabriella, laddove giocarono a carte e scherzarono per un po' di tempo. Va notato come, dopo la lunga notte di capodanno, tra Dario e Cristina sembrava non esserci assolutamente più niente di speciale: erano ridiventati due buoni tipi da "compagnia" come all'inizio, e quando si guardavano sapevano di essersi detti quelle cose "di grande importanza" che da tempo entrambi aspettavano. Tutto questo, almeno per quanto riguarda Dario. Anche se al cinema si sarebbero poi seduti l'uno accanto all'altra.

Accadde così che Dario rivolse su un'altra ragazza i propri interessi di "scapolo", una ragazza che, come si è letto tra le righe, aveva notato anche l'anno precedente, ma che solo ora, a mente più libera, pensava di poter amare; adesso, anzi, gli sembrava ben più carina di Cristina, anche se non aveva il suo stesso modo di fare.

Era accaduto sin dal primo giorno in cui era tornato a Beaulard, e sapeva di avere una foto scattata insieme a lei proprio quella volta. Cosicché, in quella serata, Dario ricercò e colse spessissimo lo sguardo di Lelia mentre scherzava con Cristina o con Roberto, e quello sguardo gli rimase impresso insieme ad una canzone che Roberto faceva ascoltare in continuazione stressando tutti i presenti all'inverosimile, "Hunting high and low" degli A-ha. Non desiderò avere altre conferme, in quel momento, anche per non dare una brutta impressione a Cristina, dopo tutti i discorsi fatti. La ritenne una buona opportunità da consolidare in futuro, e si accertò di avere il suo indirizzo.

Dopo qualche assaggio di panettone e spumante a casa di Sergio, i più fecero ritorno a casa in vista della ulteriore sciata dell'indomani. Avevano deciso di sciare solo al pomeriggio, per evitare di stancarsi troppo. Tra l'altro Dario stava incominciando a rinviare la sua partenza indefinitamente, visto che non c'era una data precisa per il ritorno in città e che stare su gli faceva molto piacere.

Finalmente erano tutti insieme sulle piste! Il nostro protagonista aveva sognato una occasione come questa per stare insieme a tutti i suoi amici. Non stava dietro a molti, naturalmente, per quanto riguarda l'abilità nello sciare, però si divertì molto anche per il fatto di trovare bene o male sempre tutti lì intorno. Tra l'altro in quell'occasione Marco fece una brutta caduta che in seguito gli diede dei problemi ad un ginocchio, ma sul momento non gli si diede troppo peso.

Fu una sciata piuttosto breve, in quanto il pomeriggio passò presto e incominciò a fare decisamente freddo. I panini erano congelati e le bibite pure, così tutti scapparono a valle per andarsi a riscaldare. Si ritrovarono abbastanza presto in serata per andare a Bardonecchia al cinema, come si era programmato sin dal giorno prima. All'andata alcune ragazze vennero accompagnate dai genitori, così al ritorno mancarono delle macchine e fu necessario fare due viaggi con la macchina di Marco. Il film non era un granché, però non ci si fece troppo caso: un piccolo spuntino in birreria insieme a qualche normale perdita di tempo in chiacchiere completò la serata ed in breve tornarono tutti a casa.

Il giorno successivo Dario dormì fino a tardi, poi organizzò il ritorno a casa insieme a Sergio, nel tardo pomeriggio. Ebbero il tempo di fare uno spuntino ed un'ultima foto nel campeggio innevato, poi andarono in cerca degli amici da salutare: qui, come un buon bidone, Dario seppe che le due di Alessandria erano già andate via, nella prima mattinata, ed avevano lasciato detto di salutare gli altri. Pazienza, pensò Dario, poi andò dall'altra Cristina, da Lelia e Gabriella, da Pucci ed infine da Paola. Con Paola e con Marco in effetti avrebbe dovuto ritrovarsi di lì a poco, quindi fu una cerimonia molto breve, anche se Dario dovette cedere e lasciare a Marco la macchina fotografica. L'arrivederci fu fissato per pasqua se non prima nell'inverno, e la prossima volta, diceva Dario, sarebbe stata con la "sua" macchina da poco acquistata.

* * *

Giunsero a Torino piuttosto avanti nel pomeriggio: si salutarono dandosi anche loro appuntamento al più presto. A casa, nella serata, Dario riorganizzò le idee e le memorie di quei sette giorni trascorsi a Beaulard. - Escluso l'anno scorso, così particolare, sono state le mie più belle vacanze natalizie - pensava tra sé. Desiderava, e si sentiva sicuro di poterlo fare, trascorrere ugualmente bene ogni futura vacanza. Commentò sul proprio diario gli amici con i quali aveva appena trascorso quei giorni, e immaginò che cosa potevano aver fatto coloro che non erano stati con lui in quei giorni: aveva voglia di risentire Fabrizio, Sebi, le ragazze di quel gruppo, per sapere come era andata. Tra una cosa e l'altra, si addormentò.

Il mattino successivo, un sabato, c'era molta calma e tempo per dedicarsi ai soliti hobby e ripensare ancora ai giorni trascorsi. Ad un certo punto accese la radio la quale gli propose una canzone strana: aveva un ritmo familiare, ma non era quella che Dario immaginava. Quando lo speaker ne annunciò il titolo, fece notare che la base musicale era quella di "Last Christmas" e Dario fu d'accordo nel giudizio. - E' la prima canzone del 1986 - pensò - ed è notevole che sia una canzone così. Gli sovvenne allora che giustamente, questa volta, si riparlava dello "scorso" natale, in quella canzone. Era passato un anno.

Iniziarono così quei confronti tra il passato ed il presente che Dario aveva scacciato pochi giorni prima a Beaulard. In generale, quest'anno si sentiva più felice e realizzato: tuttavia rimpiangeva nel suo intimo di non essere tornato a casa con qualcosa di profondamente toccante sotto il profilo dell'amore o anche, più in generale, della vita stessa. Quella vecchia contraddizione tra vita trascorsa nel continuo mutamento e vita basata sulle certezze rifaceva capolino. Pensò di soprassedere a questi pensieri scrivendo qualcosa sul suo diario riguardo Lelia, colei che poteva ricordargli in qualche modo la storia dell'anno prima. Sapeva che non era come l'altra volta. Non sapeva, invece, se fosse più giusto provare a illudersi di stare vivendo nuovamente una vicenda analoga o se fosse meglio concentrarsi in quel suo mondo attuale, diverso, ma che però avrebbe potuto portargli molti giorni felici.

Nei giorni che seguirono, Dario rivide tutti i suoi amici. Tutti avevano da raccontargli le gesta da loro compiute durante la festa di capodanno, e volevano sapere se anch'egli si era divertito. Fabrizio in particolare sembrava molto contento: gli era piaciuta molto la festa ed era desideroso di farne un'altra al più presto, per esempio in occasione del vicino compleanno di un'amica. - Ti sei mica "fatto" qualcuna ? - gli domandò Dario. - Perché mi dici questo ? - rispose il suo amico. Per un po' parlarono e spettegolarono sulle ragazze di quella festa, poi giunse la contro-battuta - E tu, con 'sta Cristina, allora? -

Non era facile rispondere: Dario disse a Fabrizio che era andata abbastanza bene e sperò che il suo amico capisse che cosa voleva dire con queste parole. Poi gli parlò di questa nuova tipa che contava di andare a trovare al più presto. Fu molto dispiaciuto nel constatare che la foto scattata insieme a Paola, Lelia e Marco il primo giorno di Beaulard non era venuta molto bene: i volti erano pressoché irriconoscibili a causa del buio. Così non ebbe la possibilità di mostrare questa famigerata ragazza al suo amico.

Per quanto riguarda Maurizio, invece, questi gli raccontò che alla festa avevano partecipato poche persone, però era stata piuttosto piacevole. A differenza che con Fabrizio, Dario sapeva esattamente che cosa intendesse Maurizio con "piacevole", ed infatti dopo qualche tempo gli fu presentata la nuova ragazza di Maurizio, quella conosciuta a capodanno! Ritornò poi a scuola, laddove rivide tutti i suoi compagni di corso e finalmente con essi incominciò a parlare di esami.

Il mese di gennaio passò abbastanza in fretta. Continuavano a vedersi in palestra, lui e Marco, ma non si incontravano da nessun'altra parte: con la fine del mese entrambi smisero di andare ad allenarsi e si videro molto poco da allora in poi. In quel periodo Marco passava tutti i fine settimana a Beaulard insieme a Paola, e anche nelle sere in settimana non si vedeva mai per la stessa ragione. Poi, a marzo, cominciò la naja e fu un altro buon motivo per non farsi vedere più.

In settimana, al pomeriggio, Dario incontrava spesso Fabrizio, mentre di sera usciva con Maurizio, Mario, a volte Paolo. Non uscivano spesso di sera, in verità: le abitudini non erano cambiate molto e Dario spesso pensava che sarebbe stato bello uscire tutte le sere insieme magari alla compagnia di Fabrizio. Però era difficile convincerli tutti a vedersi alla sera, anche perché mancavano le autovetture.

Nelle serate in discoteca, in mezzo agli allegri balli di lui e Maurizio, Dario sentiva spesso la mancanza di una ragazza, e a mano a mano che le settimane passavano si sentiva sempre più giù a causa di questo. Spesso era triste poiché pensava alle persone che non avrebbe più rivisto per svariati motivi, ai tempi della scuola che ormai erano trascorsi. Nostalgicamente tornava spesso al liceo, per rivedere amiche ed amici ancora frequentanti, posti ed angoli famosi che adesso avevano valore solo più nella sua mente. Anche quando a Pasqua ritornò su a Beaulard, ricevette una impressione molto negativa, nonostante guidasse la sua macchina. L'impressione che tutto ciò che era da fare fosse stato fatto e che quei luoghi così importanti non significassero più nulla.

Nelle feste di carnevale ebbe modo di girare diversi gruppi, però non risolse il suo problema riguardante l'amore: una ragazza bionda parecchio carina si rivelò essere una tipa ben poco affidabile e divenne una delusione. La sua festa di compleanno, che egli avrebbe desiderato essere, come l'anno prima, un punto di ritrovo per tantissimi suoi amici addirittura non si tenne a causa del fatto che molti invitati non si erano fatti vedere. Con il passare dei mesi Dario si sentiva sempre più oppresso dal tempo che scorreva molto veloce, tentando di cancellare i suoi ricordi ed i suoi desideri. Quando credeva di essersi ormai risollevato da un periodo di crisi, perse l'amicizia di Fabrizio a causa di una contrastata storia con una ragazza conosciuta un sabato pomeriggio in discoteca.

Nelle vacanze estive qualcosa lo opprimeva non lasciandogli possibilità di esprimersi come avrebbe voluto. Giorni grigi lo attendevano poi nell'autunno, all'inizio a causa della solitudine che lo circondava da quando tutti gli amici si erano allontanati; in seguito poi incominciò ad uscire con delle persone piuttosto insignificanti insieme alle quali non fece mai nulla di molto interessante...

Capitolo 15

Squilla il telefono verso le undici del mattino. Dario sobbalza e non riesce a rendersi conto di quello che sta accadendo: è sudato, sconvolto ed ha bisogno di qualche secondo per realizzare dove si trova. Il telefono smette di suonare. Nel caldo e nella debole luce della sua camera Dario inizia a rilassarsi: intravede poi il calendario che gli era stato regalato dodici mesi prima dalle sue compagne di classe, il calendario del 1985, e lentamente si rende conto che è stato un lungo incubo. - Ieri eravamo a Beaulard - dice tra sé e sé - Ho sognato un mucchio di cose strane, assurde.

Allegro per essersi reso conto che era solo un sogno, cerca di combattere quella malinconia che lo affligge a causa delle cose viste con la mente. Decide poi di alzarsi, quando il telefono squilla nuovamente. Si affretta a rispondere e sente dall'altro capo un "allora, bbono, come te la passi?". La voce di Fabrizio lo rincuora: così, prima che l'amico inizi a raccontargli del suo capodanno, gli espone la cosa stranissima appena accadutagli. Mentre dice quelle cose, per un attimo ha ancora timore che "quello" sia il sogno e che la realtà sia quella appena abbandonata nell'incubo.

- Pensa, erano sensazioni stranissime e molto intense, di compagnie che si spezzavano, di gente che non si faceva più sentire. Del tempo che scorreva cancellando inesorabilmente tutti i ricordi più belli e i sogni delle persone. C'eri anche tu, Marco, quelli del liceo... -

- Ma dai, mi sembri terrorizzato. Ascolta, piuttosto: domani abbiamo pensato di andare a Bardonecchia con le ragazze. Ce n'è anche una che ti vuole conoscere, quindi fai pure che venire -

- Ma veramente... sono appena tornato da lì. Va bè, vengo. -

- E allora, trovati in stazione presto, domattina... poi ti racconto. E te, con 'sta Cristina? - Lì per lì pensa di aver già vissuto quella situazione, ma poi lascia perdere e si avvia verso il bagno. Poi, come fa di solito appena si sveglia, spalanca la finestra della sua camera ed accende la radio. Annunciano una canzone, in quel momento.

- Un nuovo successo per voi ascoltatori, questa "Call me my baby"! - dice il D.J. - Ricorda in parte "Last Christmas" degli Wham, ma è molto orecchiabile e non mancherà di farci ballare tutti -

APPENDICE

2 Maggio 1988

 

Va bene. Ce l'ho fatta a finire questo lungo racconto. Si potrebbe già subito contestare che è giusto scrivere la data di inizio di un progetto, ma difficilmente c'è un giorno preciso in cui si finisce: ecco, quest'oggi ho messo per la prima volta la parola fine, e forse la sposterò diverse volte prima di dire che ho realmente finito.

Mentre andavo avanti nello scrivere, mi sono accorto che gli argomenti trattati sono parte del patrimonio di ricordi e sentimenti di ciascuno. É una cosa che già sapevo, naturalmente, però continuando a leggere e rileggere questa sensazione è diventata molto forte: ho pensato anche che probabilmente non c'è nulla di speciale in quello che io ho vissuto e che ho qui raccontato, se non il fatto che, per l'appunto, l'ho vissuto IO. Soltanto il mio orgoglio, il mio amor proprio mi fanno pensare che sia stata un'avventura stupenda e che nessun altro potrà mai vivere momenti altrettanto belli. Oppure brutti. Dipende dai punti di vista, no?

Secondo me è fondamentale continuare a serbare dentro di sé i momenti più significativi della propria esistenza, siano essi belli o brutti: perché sono la colonna portante della nostra vita, e noi ci siamo costruiti intorno ad essi; senza ricordi non esistono sogni, né futuro (cit. da "La storia infinita", M. Ende). Ed anche perché, non appena diventano ricordi, questi momenti, tutti i momenti da noi vissuti divengono nostalgia e qualcosa nel nostro animo umano ci dice che sarebbe molto bello poter rivivere il passato e ci fa dire che "quelle cose non le rifaremo più, purtroppo".

- Il ricordo di una cosa triste è ancora triste, è vero, ma il ricordo di una cosa allegra non è più allegro, è triste anch'esso. - Ricordo questa frase dalla quinta liceo, detta proprio in uno di quei giorni "luminosi" narrati nel libro appena concluso: oggi, a tre anni di distanza, la sento molto vicina al mio modo di vedere la realtà. La memoria è la nostra difesa contro lo scorrere del tempo, ed il tempo è il nostro maggior nemico: ci dà la dimensione in cui esistere, ma ci toglie ogni possibilità di scelta riguardo ad essa. Io ho tra i miei desideri segreti quello di sconfiggere questo nemico...

* * *

Diverse altre volte sono tornato a Beaulard, dal capodanno del 1986, ed ogni volta che rivedo Cristina e quei posti le sensazioni sono forti come la prima volta. Mi sono spesso chiesto se fosse realmente così importante per me serbare con tanta attenzione e cura quel ricordo, ed ogni volta la risposta è stata sì: ogni volta che ho vissuto dei momenti belli e particolari, ho ripensato a lei e a quei giorni. Così, se anche un giorno dovessi dimenticare qualcosa o tutto di quei quattro giorni, quanto ho scritto sin qui mi aiuterà a ricordare.

 

(C) 1987,1988 G.DAR

Post scriptum all'Appendice

 

So che non dovrei farlo (si dice sempre così) ma bisogna proprio che io aggiunga delle noticine a questo ormai "celebre" racconto.

L'ho riletto tante volte, nei tempi in cui lo stavo finendo di scrivere, e poi l'ho messo da parte per darlo solo agli amici di tanto in tanto: questo sarebbe normale, ma il punto è che oltre a rileggerlo, in quei tempi, cercavo di immergermi dentro di esso per sfuggire a qualcosa che sembrava opprimermi nel mondo reale. Poi è cambiato qualcosa, e istintivamente ho cercato di tenere il più lontano possibile quella storia dalla realtà, perché il solo pensarci mi faceva sentire male, mi ricordava di un tempo in cui l'unica mia ragione di vita era diventata la "commemorazione" del 1985.

Quel tempo è finito nei primi mesi di quest'anno: l'esaltazione di quel ricordo molto bello era del resto iniziata, come si sarà capito leggendo, fin dall'anno successivo al capodanno fatidico; è durata molto tempo, ma i termini con cui quel ricordo veniva da me trattato dovevano per forza cambiare, altrimenti mi ci sarei consumato a forza di pensarci. E così, ri-rileggendo l'intera storia dopo queste ultime vicissitudini, ho visto un mucchio di cose che non si accordano più con quanto penso realmente ora. Non ho il coraggio di modificare il contenuto di quello che ho scritto, né nei fatti (che sono pur sempre tratti dal diario), né nei commenti: in fondo la traccia dell'errore fatto resterà per impedirne di nuovi.

Ho soltanto cercato di aggiustare la forma, in quei posti dove perfino il modo di esprimersi era sembrato affrettato, sacrificato quasi al desiderio di inserire a tutti i costi tra le righe una specie di rimpianto, di recriminazione. Questo l'ho notato soprattutto verso la fine, e in effetti ricordo abbastanza bene qual è stata la mia condizione interiore nei mesi che ho passato a scrivere il libro; se volessi, ora avrei materiale per fare un "metalibro", un libro sul libro, ma è meglio lasciare perdere.

Non è più vero che quanto ho scritto mi servirà soprattutto per ricordare quando dalla mia memoria molte cose si saranno dileguate; non è nemmeno vero che quanto ho fatto negli anni seguenti all'epoca di Beaulard sia insignificante. E i ricordi, il tempo e la memoria non sono più i tre parametri infausti della mia mente: semplicemente stanno lì, abbastanza tranquilli da qualche parte della testa.

Intanto, però, qua e là ci penso ancora. E gli anni passati oggi non sono più due ma cinque: il mito dell'85, il "sogno" è ancora vivo dentro di me e, pare, dentro alcuni altri suoi protagonisti. Però ho finalmente capito che molte cose belle si possono fare anche dopo la prima volta: e così posso inserire in questo punto la dedica alla persona che mi è stata molto vicina durante il periodo di gestazione di queste nuove idee... e all'amico che a lungo si è sforzato per allontanarmi da certi angoli bui dei miei pensieri.

 

G.DAR - 8 Novembre 1989.

 

 

Indice 

Capitolo 1 *

Capitolo 2 *

Capitolo 3 *

Capitolo 4 *

Capitolo 5 *

Capitolo 6 *

Capitolo 7 *

Capitolo 8 *

Capitolo 9 *

Capitolo 10 *Capitolo 11 *Capitolo 12 *Capitolo 13 *Capitolo 14 *Capitolo 15 *

 

 

RICORDO DI DUE SOGNI (a two dreams tale)di Dario GreggioE' nato a Torino il 5 Marzo 1967. La sua infanzia e l'adolescenza sono trascorse abbastanza normalmente. Ha proseguito gli studi scolastici con buoni risultati fino ai primi anni di università, momento nel quale ha trovato delle opportunità di lavoro ed ha abbandonato gli studi. Le sue passioni sono da sempre l'elettronica e i computer, i viaggi e la montagna: da alcuni anni si è anche dedicato alla scrittura, iniziando proprio con questo romanzo, al quale hanno fatto seguito diversi brevi racconti umoristici.

Ha in cantiere da parecchio tempo due nuovi racconti che probabilmente verranno terminati tra non molto: entrambi sono interamente lavori di fantasia.

Attualmente vive e lavora a Torino.