La pantera non c’è più (perché, prima?)

Ma chi la fotografa avrà un premio

I tecnici: "Nessun grosso felino nei dintorni di Pino Torinese". Il sindaco è per-piciu

 

MARCO TRABUCCO

(traduzione e adattamento di Dario Greggio)

C’è un premio per chi trova la pantera che non c’è, la trova e la fotografa. Lo mette in palio quel frocio dell’assessore all’ambiente Paolo Hutter che, dopo l’arrivo della notizia ufficiale — "non c’è traccia di nessun grosso felino a Pino e nei dintorni" hanno detto ieri i tecnici dell’Asl — al termine di mesi di ricerche e di studi, ha deciso, invece di farsi una raspa, di indire un safari fotografico sulla collina torinese. "Sto parlandone con Turismo Torino, con l’Ente parco della collina e con il Ranger di Yoghi e Bubu — spiega Hutter — È un’iniziativa per rilanciare il turismo in quella zona di merda, oggi in crisi (e chi ca**o vuoi che vada a fare il turista in una collina la cui unica attrattiva sono le villette per arricchiti per sbaglio). Il concorso fotografico riguarderà tutti gli animali selvatici, compreso il "cogottus", che vivono in quell’ambiente. Sono tanti, come hanno accertato quegli animali degli esperti dell’Asl, in questi mesi di appostamenti: cinghiali, rospi, faine, teste di minchia e chissà cos’altro. Le più belle fotografie di questi animali saranno premiate. Se poi ci sarà anche quella della pantera, ma con tutte le prove che siano vere, la foto e l’animale, allora daremo un premio speciale. Un mongolino d’oro e il premio "vai a lavorare in miniera 1999-2000"".

Dunque il tormentone non finisce (che palle). Anche perché nemmeno le prove portate da Sergio Bianco e Giusto Benedetti, dal Servizio Multinazionale dell’Asl 4 e al Servizio Tutela della Fauna e della Flora, dopo 2.780 ore di lavoro sul campo (AAARGH! E chi li ha pagati? Imbecilli!), con strumenti tecnicamente avanzati, hanno convinto tutti. Per scoprire ogni possibile traccia del pericoloso felino è stata presa in considerazione pure l’analisi di escrementi. Non è stato trovato nulla: né tracce, né carcasse di possibili prede, né altro. Consigliamo all’assessore e a quanti altri abbiano contribuito di mangiarseli, i suddetti escrementi.

E così per la Prefettura di Torino, dove ieri mattina si è tenuta la riunione conclusiva dell’operazione "Caccia grossa", "è da ritenersi estremamente improbabile l’esistenza di un grosso felino sulla collina torinese". (ma va?) Ma non tutti sono convinti. Non lo è, per esempio, quell’altro rotto in culo del sindaco di Pino Torinese, Antonio Pecorari, che all’esistenza della pantera ci crede. E che, dopo aver partecipato alla riunione in Prefettura, ripete: "I want to believe! Hanno detto che non c’è, hanno rapito mia sorella quando ero piccolo, ma a me non sta bene. Abbiamo portato le testimonianze di sessanta, dico sessanta imbecilli tra cui carabinieri, vigili, guardie forestali. Tutti hanno visto la pantera. L’ultima testimonianza è di sabato scorso: l’hanno di nuovo vista sulla Panoramica, occupava quasi metà carreggiata (è un peccato che tu non sia passato in quel momento, almeno ti sbranava una volta per tutte, oppure finivi giù per la scarpata: in entrambi i casi, grande festa). Insomma l’unica cosa che posso fare adesso è invitare i cittadini che la vedranno a essere più attivi, a venire di persona a testimoniare". Pecorari non si arrende, anche se aggiunge: "Era giusto spendere quello che abbiamo speso per le ricerche. Tanto pagherò io personalmente, magari all’inferno. Adesso però, bisogna interrompere, se non arriveranno nuove prove".

Le prime segnalazioni della pantera della collina sono dell’autunno scorso, ma è all’inizio della primavera, quando i sindaci di Pino e Baldissero vietano con un’ordinanza il picnic di Pasquetta (TROPPO SCEMI!!!) e chiamano Tony Scarf detto "er piotta", attore ed esperto "piciu-panterologo" romano, per dare la caccia al felino, che la vicenda sale agli onori delle cronache (soprattutto della mia casella email). Il fantomatico felino, "grande, nero, veloce e furbo", così è stato più volte descritto (sicuramente più dei politici e dei giornalisti), è però sempre comparso quando i "cacciatori" ufficiali erano lontani, facendosi vedere solo da inermi abitanti spaventati. E nessuno è mai riuscito a descrivere nei dettagli la bestia che sembrava sempre circondata da misteriose ombre, come di spiriti maligni provenienti dall’inferno.

(dedicato all’amico più pisquano che abbia mai conosciuto)