Bizio: (bibar@tiscali.it)
Bella domanda!
Oltretutto è diversamente interpretabile: se vogliamo dare un significato
prettamente semantico possiamo pensare che vivere implica la presenza di
funzioni vitali quali respirare, pensare, muoversi, potersi riprodurre, ecc. Per
esempio: sicuramente una pietra, una biro, un telefono ESISTONO perchè occupano
spazio e tempo, ma non possiamo dire che VIVONO (attenti alle implicazioni: una
persona sfortunata che respira o si muove grazie a macchinari artificiali ESISTE
o VIVE? Non male come domanda, vero?). Poi possiamo estendere il concetto a enti
astratti: la filosofia, le ideologie, i sentimenti ESISTONO in quanto tali ma,
almeno secondo me, non VIVONO.
Però alla fin fine credo che quello che ci chiedi è una definizione personale,
che si adatti alla realtà vissuta e spicciola di ognuno di noi, pertanto.....
VIVERE
Alzarsi ogni mattina, preparandosi ad affrontare quanto il giorno ci offre o ci
infligge, provando quanta più soddisfazione, gratificazione e
"esperienza/maturità" possibili dalle azioni nei propri ed altrui confronti.
Attenzione: non è una visione ottimistica. Non escludo affatto (anzi...) la
possibilità di essere tristi, depressi, pessimisti, incazzati: dipende dai tanti
e differenti lati del proprio carattere. Ma anche tutto ciò deve avere un
risvolto positivo, se non altro per imparare qualcosa dagli errori fatti.
ESISTERE
Alzarsi ogni mattina (come quanto detto prima!) ma vivendo passivamente, subendo
senza cercare (almeno cercare, anche senza riuscirci) di avere un ruolo da
"co-protagonista" nelle proprie scelte, nella propria, appunto, esistenza. Dal
mio punto di vista chi è sempre contento (come chi è sempre incazzato) non sta
vivendo, idem per chi vive alla giornata. Persone che esistono, ma che non
approcciano la vita in modo critico ed obiettivo.
Non credo sia necessario, come dice Dario, laciare un segno di sè nel mondo o
nel tempo (capita veramente a pochi), ma è necessario avere la sensazione
(bilanciando i momenti "no" a quelli positivi) di non essere stato "inutile" per
le persone che hai avuto intorno, e di non essere stato "insensibile" a quanto è
avvenuto intorno a te.
Domandona!
'Esistere' mi fa pensare all'emergere dalla terra, al venir fuori dal nulla, ad una condizione irreversibile che tuffa ciò che è nell'eterno. È l'ESSERE.
'Vivere' rimanda alla padronanza della propria esistenza: se è vero che non si sceglie di esistere si può scegliere di non vivere più, si può scegliere come vivere.... Vivere è l'avventura del quotidiano, è la sorpresa della banalità, è l'interrogativo che permane di fronte a ciò che si conosce già. È l'ESSER-CI.
...Chi ti dice che sei PAZZO, Mauro! PAZZO E' CHI GIUDICA SENZA CONOSCERE VERAMENTE UNA PERSONA!!!! Sei, invece, una persona NORMALE (più di quanto tu possa credere!), se ogni tanto (tra un divertimento e l'altro) ti poni queste domande di carattere esistenziale e rifletti un pò su queste, diciamo, ...."sfumature della vita"!!!! Vuol dire che sei un UOMO che ha SENTIMENTO, SENSIBILITA'....
Son perfettamente d'accordo sui concetti espressi da Dario e Fabrizio, ma .... proverò ad esprimere a parole mie ciò che penso e provo nel momento in cui pronuncio le parole VIVERE ed ESISTERE.... Dunque, dunque:
ESISTERE è: venire al mondo per esserci nel tempo e nell'attuale realtà. Tutti noi facciamo la storia con la nostra presenza; ma non è detto (come dice Fabrizio!) che se ne lasci sempre traccia all'umanità! L'importante è lasciare traccia di sè nei cuori di chi ci ha voluto bene e ci ha apprezzato per quello che siamo veramente e che abbiam dato!!!
.....A volte si esiste, ma senza "esser vivi dentro"; non si gode delle gioie (anche se piccole!) che il mondo ci offre e non ci accorgiamo di quanto possa esser bello tutto ciò che ci circorda (una rosa che sboccia, piuttosto che il cinguettio degli uccelli, le confidenze di un'amica, ecc., ecc!!!);
VIVERE è: il modo di condurre la propria esistenza (tra alti e bassi; ahimè nessuno di noi ne è immune!!), assaporando quotidianamente ogni cosa che può renderci felici e allo stesso tempo imparando dai propri sbagli ed errori altrui quanto è possibile rimettersi in gioco, contando sempre su sè stessi (LA MATURITA' DELL'INDIVIDUO CRESCE IN MODO PROPORZIONALE ALLA SUA FORZA INTERIORE!!).
Concludo con due parole di V. Albisetti sulla felicità, visto che VIVERE è anche FELICITA':
"Felicità non è fare sempre ciò che si vuole, ma volere sempre ciò che si fa!!"
Luca A.: (lordamerio@inwind.it)
E’ UNA QUESTIONE CHE PUO’ DARE RISPOSTE MOLTO DIVERSE A SECONDA DEL
MOMENTO IN CUI LA SI PONE: AL PUNTO DA POTER INVERTIRE L’ACCEZIONE DEI
SIGNIFICATI CHE, ISTINTIVAMENTE, SAREMMO PORTATI AD ATTRIBUIRE ALL’UNO O
ALL’ALTRO LEMMA. IN UN CONTESTO ATEMPORALE, OSO CITARE I LATINI:
“COITO ERGO SUM”, DOVE (NON ME NE VORRETE) IL VERBO “ESSERE” E’ UN’OTTIMA
INTERPRETAZIONE SIA DI VIVERE, SIA DI ESISTERE.
Mi aggancio a questa domanda
“vitale” per farne un’altra….
Quale valenza date alla frase “la vita e’ come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita.” , detta da Tom Hanks nel mitico film Forrest Gump ?
Noi esistiamo x merito di qualcuno o qualcosa: chi lo chiama Dio chi lo chiama destino, chi semplicemente l'evoluzione della specie.....Non è dipeso da noi, dai nostri desideri o dalle nostre esigenze. Noi esistiamo, qui, in questa parte del mondo, in questo paese, senza che questo sia stato stabilito da noi.
Vivere invece è un fatto soggettivo per cui "noi siamo come decidiamo di essere". Il nostro pensiero, le nostre aspirazioni, il nostro credo, sono frutto di una via che, attraverso l'educazione che abbiamo ricevuto e la cultura del paese in cui "esistiamo", abbiamo deciso di percorrere.
"Esistere" è un dono che abbiamo ricevuto, "vivere" è un dono che offriamo a noi stessi.